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Riduzione dell’assistenza domiciliare integrata: famiglie disperate pronte alla rivolta

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Sono famiglie disperate e nel contempo pronte alla rivolta, quelle che sono colpite dalla riforma dell’Adi, decisa dalla Regione Lazio per l’assistenza domiciliare integrata, riforma partita dal 1 gennaio.

La riforma, che mira a contenere i costi, consente un massimo di assistenza giornaliera di 9 ore. Di queste, 4 ore fanno parte dell’assistenza a pazienti cosiddetti complessi e le altre 5 rientrano negli accessi di sollievo effettuati da personale infermieristico.

Ma per la maggior parte delle famiglie 9 ore non bastano, perché si tratta di pazienti ad alta criticità, che necessitano di assistenza continua.

“Mia figlia – spiega Rita Basso, mamma di Amina – come tante altre persone in condizioni gravi e gravissime, ha bisogno di  cure specifiche 24 ore al giorno, anzi 34 ore, perché ha la doppia unità notturna. Per quanto noi familiari le stiamo vicino, serve del personale specializzato: 9 ore al giorno non sono assolutamente sufficienti, ne servirebbero il doppio per poter garantire una vita dignitosa ad Amina e alla nostra famiglia. Per questo sono dovuta ricorrere al Tribunale per farmi riconoscere le ore necessarie di assistenza. Quante famiglie hanno la possibilità e il tempo per intraprendere un ricorso? Ed è così per tutte quelle famiglie dove c’è un disabile grave, dove avere un’assistenza medico-sanitaria adeguata e specifica è l’unico modo per continuare a vivere, per assicurarci la vita dei nostri figli, dei nostri cari. Ho deciso di lottare con tutti loro affinché questo diritto non sia mai più negato. Non siamo soli, per fortuna”.

Dalla loro parte c’è il consigliere regionale Chiara Colosimo (FdI).

Fratelli d’Italia ha richiesto al presidente della Commissione Sanità un’audizione urgente sulla questione dell’assistenza domiciliare integrata.
“Quello che sta accadendo è di una gravità assoluta. L’assessore D’Amato aveva preannunciato una svolta rivoluzionaria su questo tema invece quello che viene chiaramente alla luce é che la rimodulazione annunciata fa rima solamente con taglio – ha dichiarato Chiara Colosimo – Chiediamo fin da ora quindi la sospensione del decreto che, come evidenziato anche dai Medici di famiglia e dalla FIMMG, rischia di ripercuotersi drammaticamente sulla pelle delle famiglie che invece hanno un disperato bisogno di assistenza continua e e professionale. Torniamo a ribadire che la vera rivoluzione sarebbe quella di regolamentare la figura del caregiver familiare. Noi non ci stancheremo nel portare avanti le istanze delle centinaia di famiglie con malati gravi che si sentono oramai abbandonate dalle politiche sociali e sanitarie attuate dalla Regione”.

“La sinistra al governo della Regione Lazio sta mettendo le mani all’assistenza domiciliare integrata alle famiglie con disabili: si scrive “rimodulazione”, si legge “taglio”. Parliamo di persone spesso con problemi gravi, che hanno bisogno di cure continue e non possono essere lasciate da sole. Sono al fianco delle centinaia di famiglie che stanno protestando contro il rischio di tagli e faremo di tutto per cambiare questa pessima riforma sanitaria di Zingaretti”, ha aggiunto Giorgia Meloni.

Oltre al taglio delle ore, le famiglie vengono colpite anche a livello economico.

“Ci verrà tolta anche l’indennità di accompagnamento, nel decreto è previsto venga utilizzata per far fronte alle spese per le sole 9 ore di assistenza. Come faremo senza quei soldi viste le spese che abbiamo con una figlia disabile? Hanno dichiarato che non ha fatto tagli, a voi i commenti. – prosegue Rita Basso – E’ una cosa davvero assurda, stanno mandando in rovina centinaia di famiglie.“

Cosa avete deciso di fare?

“Noi genitori siamo diventati un gruppo “ FIERE X FORZA” . Di certo non lasceremo che ci portino via i nostri figli, non li faremo ricoverare in un istituto perché a casa non potranno avere un’assistenza adeguata. Non si può giocare con la pelle dei più deboli, con chi ha già pagato con tanta sofferenza. Organizzeremo proteste, ci faremo sentire in tutti i modi. Se ci sono tagli da fare, li facessero laddove ci sono sprechi, non dove ogni taglio significa togliere speranze di vita”.

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