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Pomezia, lavoratori precari del Comune, in 6 vincono la causa: il Tribunale di Velletri ordina di trasformare i contratti a tempo indeterminato

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È una sentenza che sicuramente farà rumore all’interno del palazzo comunale di piazza Indipendenza, quella pronunciata dai giudici di Velletri in merito alle cause presentate da alcuni dei lavoratori precari del Comune di Pomezia. Ieri c’è stata l’udienza conclusiva del processo di primo grado e questa mattina la sentenza è arrivata agli avvocati Benedetta Bruni e Giuseppe Pecorilla, che rappresentavano i 6 dipendenti coinvolti vincitori del concorso del 2010: le assunzioni a tempo determinato devono essere trasformate in contratti a tempo indeterminato, così come da bando di concorso. In più, il Comune di Pomezia è stato condannato a pagare 8 mila euro di spese per ogni dipendente. Al momento, oltre alle 6 appena concluse, sono in essere altre 24 cause per lo stesso motivo, di cui una ventina avanzate da agenti della polizia locale e le restanti da impiegati del settore amministrativo, ma in tutto sono 103 i dipendenti nei vari ruoli dell’amministrazione, tutti di categoria C, che si trovano nella stessa situazione e che potrebbero, nel caso il Comune non trovi a breve una soluzione, ricorrere alle vie legali, forti della sentenza appena emessa dal Tribunale di Velletri. “Adesso il sindacato DICCAP SULPL attende una chiara presa di posizione da parte del Comune che faccia capire quale sia il destino dei lavoratori, ai quali scadrà il contratto verso la metà del 2015 – dichiara il rappresentante sindacale Michele Gregis – L’amministrazione chiarisca se intende fare appello o applicare la sentenza, perché fino ad ora il sindaco Fabio Fucci ha dichiarato che non sapeva come assumere i dipendenti vincitori di concorso, che sono indispensabili per garantire la sicurezza ed i servizi sul territorio. Adesso il modo c’è, si tratta solo di capire se si intende applicarlo. Qualora invece non venisse presa subito una posizione chiara, intraprenderemo tutte le azioni sindacali conseguenti”.

Matteo Acitelli

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