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Pratica di Mare, militare infedele si appropriava dei soldi delle spese postali: condannato a tre anni e mezzo di reclusione

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Era un lavoro certosino, il suo, tanto che per un lungo periodo di tempo nessuno aveva sospettato nulla. Ma qualcosa deve essere andato storto, perché a un certo punto sull’operato di un luogotenente, capo del Nucleo postale presso l’Aeroporto Militare di Pratica di Mare “Mario De Bernardi” si sono attivati i controlli delle forze dell’ordine, che hanno deciso di verificare se l’operato dell’umo fosse davvero trasparente e onesto o se nascondesse qualcosa.
L’uomo, A.G. secondo le accuse risultate dalle lunghe indagini, nei suoi undici anni di operato – durante i quali si occupava di trasferire la posta dagli uffici dell’aeroporto a quelli della posta di Torvaianica, per spedirla. Nelle buste non sempre c’erano solo fogli di carta più o meno importanti, ma – spesso – transiti anche importanti di denaro. Soldi che non sempre arrivavano, non tutti, almeno, ai destinatari: una parte finiva infatti nelle tasche del militare infedele, A.G., un pometino poi accusato di peculato militare. E ora, a distanza di tempo, è arrivata per lui la condanna. I giudici hanno infatti condiviso le risultanze delle indagini, secondo le quali l’uomo avrebbe utilizzato false distinte ed effettuato false spedizioni indirizzando missive e pacchi a persone inesistenti. Il militare avrebbe anche fatto risultare più spedizioni alla stessa persona, con l’unico fine di appropriarsi del denaro che avrebbe dovuto spedire altrove. Da quanto risulta dalle indagini, il luogotenente sarebbe riuscito ad accantonare addirittura 608 mila euro, presi illecitamente dal fondo permanente destinato ai pagamenti in contanti delle spese postali.
Ad insospettire gli inquirenti anche il tenori di vita del luogotenente, sicuramente più alto rispetto a quanto consentito dal suo stipendio di militare. I ricorsi presentati dal militare sono stati rigettati e l’uomo è stato condannato inizialmente dal Tribunale militare di Roma e successivamente poi Corte militare d’Appello di Roma. Per lui la condanna ammonta a tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione, resa definitiva dall’intervento della Corte di Cassazione, che ha confermato l’accusa di peculato militare.

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