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Roma, il Family Day contro le unioni civili

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Il Family Day, tornato dopo otto anni e organizzato in soli 18 giorni, ha riscosso il successo sperato dai suoi promotori. Numerose le famiglie unite contro la contro la fantomatica diffusione della teoria del gender nelle scuole e il disegno di legge Cirinnà che equipara il matrimonio costituzionale. «Siamo più di un milione in piazza»: esulta dal palco il portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, il professor Massimo Gandolfini.

«Siamo qui per dire no a progetti di legge come il ddl Cirinnà che arrivano a legittimare anche la pratica dell’utero in affitto e che, di fatto, consentono l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso», dicono nei vari interventi che si susseguono dal palco coloro che via via prendono la parola – un imam compreso – applauditi da una folla festante e gioiosa che applaude anche al sole non appena questo riesce ad avere la meglio sul maltempo. Il comitato nazionale “difendiamo i nostri figli”, apartitico ed aconfessionale, si è costituito recentemente grazie all’iniziativa di liberi cittadini che, dando voce a milioni di famiglie del nostro Paese, vogliono pubblicamente ribadire il diritto dei genitori di educare e istruire i figli, specialmente con riguardo alle tematiche della affettività e della sessualità. Il popolo delle famiglie, infatti, è preoccupato e sconcertato per i figli e i nipoti, sempre più spesso fatti oggetto di una autentica invasione nascosta della ideologia Gender attraverso molteplici progetti di educazione alla affettività e alla sessualità. Secondo i costituenti del Comitato, con il pretesto del contrasto al bullismo e alla discriminazione i sostenitori del Gender in realtà veicolano – all’oscuro dei genitori – teorie frutto di uno “sbaglio della mente umana”. “Non possiamo permettere a lobbies che diffondono teorie anti-scientifiche”, dicono gli organizzatori della manifestazione, “di indottrinare i nostri figli e nipoti, disorientandoli nella loro maturazione psico-affettiva fin dalla scuola dell’infanzia. Non possiamo neppure accettare che il fondamento stesso della famiglia, così come riconosciuta dalla nostra Costituzione, sia con tanta facilità messo in discussione dalle stesse ideologie, pronte a sacrificare sull’altare dei diritti civili il naturale diritto dei bambini di crescere con mamma e papà”. Ed in effetti, da più parti, si ritiene che l’istituto della famiglia naturale, già gravemente ferito da legislazioni che via via ne stanno erodendo i fondamenti, dovrebbe veder nuovamente riconosciuto il suo insostituibile ruolo sociale. Secondo Massimo Gandolfi “Non si tratta di una manifestazione contro le persone omosessuali, ma contro le ideologie. Se diciamo che l’innocenza dei bambini non va violata da teorie che vorrebbero destrutturare la loro identità sessuale, se affermiamo che l’origine primigenia di ogni essere umano risiede in un uomo e una donna e che ogni bambino ha il diritto ad avere un padre a una madre, diciamo esplicitamente che siamo contrari al DDL Cirinnà laddove questo disegno di legge parifica le unioni civili di coppie omosessuali al matrimonio. Se passa il ddl Cirinnà entrerebbe nelle scuole un’educazione Gender basata sui nuovi modelli di famiglia. Insomma, noi non vediamo una dicotomia tra la lotta contro la teoria del gender e la contrarietà alle unioni civili. Sono due anelli della stessa catena».

A loro risponde via twitter il Gay Center. Fabrizio Marrazzo, il portavoce, lancia sui social l’hastag #FamilyGay. «Per noi ogni giorno è #FamilyGay. Twitta anche tu il tuo amore per i tuoi diritti e per la tua famiglia», scrive.

Sul fronte opposto, il ministro dell’Interno e leader Ncd Angelino Alfano. «Spettacolo a piazza San Giovanni stracolma di donne, uomini e bambini! In Parlamento faremo sentire la loro voce. #difendiamoinostrifigli», scrive su twitter il ministro, che tuttavia non prende parte all’iniziativa in piazza. «E stato più rispettoso di altri membri del governo che sono intervenuti a gamba tesa. Il governo ne stia fuori», lo difende il coordinatore dell’Ncd, Gaetano Quaglieriello.

Massimiliano Gobbi

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