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Pomezia e Ardea: “L’inferno di lavorare in cooperativa, 65 euro per due settimane di lavoro”

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E’ una storia che mette i brividi quella che arriva da Ardea. Si torna a parlare di lavoro precario: lo spunto è la storia di una ragazza come tante, che ben riflette quanto sta accadendo nel Lazio in questi ultimi anni. Impieghi precari che sono diventati ancora più precari, con aumenti dei licenziamenti e davvero pochissimi barlumi di speranza per chi è in cerca di un posto di lavoro. 

L’INFERNO DI LAVORARE IN COOPERATIVA

Cooperativa (ovviamente parliamo di un caso specifico senza generalizzazioni improprie, ndr), stipendio da fame, retribuzione da elemosina quindi il licenziamento in tronco. Si può dunque arrivare a far lavorare una persona per quasi due settimane e dargli appena 65 euro? Purtroppo sì, stando a quanto raccontato da una ragazza di Ardea e pubblicata stamani da Il Quotidiano del Lazio. La giovane aveva accettato, pur di lavorare, il prezzo pattuito dalla Cooperativa di 4,50 euro all’ora per 7 ore giornaliere “prezzo quasi da fame” e il trasferimento con i mezzi da Ardea a Pomezia in orari non proprio consoni per una ragazza. Dopo quasi due settimane di duro lavoro è stata licenziata senza alcun preavviso, senza motivazione e alla sua richiesta della retribuzione guadagnata, la società le ha riconosciuto 65 euro, dandogli 70 euro e pretendendo pure il resto di 5. 

I NUMERI DEL LAVORO PRECARIO NEL LAZIO: CROLLO DEI CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO

Non sono dati confortanti quelli prodotti dall’osservatorio statistico dell’Inps sul precariato. Nel periodo tra gennaio e agosto 2017 sono cresciute del 15% le assunzioni a termine rispetto allo stesso periodo del 2016; segno più, 9%, anche per i nuovi lavori stagionali sempre nel medesimo lasso di tempo. A diminuire, purtroppo, sono però le assunzioni a tempo indeterminato: in questo caso il crollo è stato del 10% rispetto al 2016 e addirittura del 40% rispetto al dato del 2015. Tra gennaio ed agosto 2017 sono stati firmati infatti 82.895 contratti a tempo indeterminato contro i 139.070 del 2015. Unica nota positiva il dato sui contratti d’apprendistato: in questo caso si registra un +30% rispetto allo scorso anno. 

I NUOVI CONTRATTI SONO TUTTI A TERMINE, MA OCCHIO AL DATO DELLE CESSAZIONI

Nel Lazio, rifacendoci anche a quanto scritto sopra, si assume ma lo si fa solo a termine. Delle nuove attivazioni infatti ben il 71% dei contratti si riferisce ad un lavoro “a scadenza”. Scadenza che, come sottolinea Donatella Onofri, segretaria della Cgil di Roma e del lazio, è davvero breve. “La durata massima del 58,3% dei contratti a termine è stata di 30 giorni nel 2016. Di questi, il 38,4% (in valore assoluto 512.967) di un solo giorno. Molti di questi lavoratori (il 2,37%, secondo le comunicazioni obbligatorie) hanno avuto nell’arco dell’anno più di un contratto. Ciò significa che vengono conteggiati più volte nelle percentuali degli occupati. Si tratta di persone che difficilmente raggiungeranno il numero minimo di settimane per accedere a un ammortizzatore sociale, come ad esempio la Naspi, e anche se lo raggiungessero l’importo dell’assegno sarebbe ridicolo”.

Del resto il dato sulle cessazioni dei rapporti di lavoro nel periodo gennaio-agosto 2017 è emblematico: +13% rispetto allo stesso periodo del 2016 per i contratti a tempo determinato, +15% per l’apprendistato, +12% per gli stagionali. Insomma, un lavoro precario che diventa ancor più precario.

 

 

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