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Affido condiviso, Tribunale di Brindisi: «Addio collocazione prevalente»

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Il tribunale pugliese, per risolvere le controversie sui figli al momento della separazione, vara nuove linee guida in nome della bigenitorialità

Subito dopo che l’Istat nel suo Report di fine 2016, analizzate tutte le schede compilate a margine di separazioni e divorzi tra il 2005 e il 2015 ha attestato che l’affidamento condiviso è legge applicata solo nel nome e ignorata nella sostanza e mentre in Senato (7.2.2017) riprende la discussione sulla riscrittura delle norme sull’affidamento condiviso per rendere effettivo il diritto indisponibile dei figli minori a ricevere pariteticamente cura, educazione e istruzione da entrambi i genitori, il tribunale di Brindisi, primo in Italia, per iniziativa della Presidente della sezione civile D.ssa Fausta Palazzo e in collaborazione con l’ass. Crescere Insieme vara nuove linee-guida che rivoluzionano la prassi e si pongono nel pieno rispetto delle prescrizioni e dello spirito della riforma del 2006.

In pratica, salvo situazioni particolari – come i impegni lavorativi dei genitori o allattamento – scompare la collocazione prevalente, utile per la stabilità logistica, e si opta per la continuità e stabilità degli affetti coinvolgendo entrambi i genitori nella quotidianità dei figli attraverso l’assegnazione ad entrambi di compiti di cura comprensivi della parte economica.

Quindi mantenimento diretto per capitoli di spesa e assegno solo in via subordinata, con funzione perequativa. Non una fiscale pariteticità di tempi, ma pari opportunità per i figli di rapportarsi con ciascun genitore in funzione delle loro esigenze.

La partecipazione del padre (il genitore oggi tipicamente non collocatario) ad aspetti della vita quotidiana, d’altra parte, significherà per le madri la possibilità di godere realmente di pari opportunità nel lavoro e nella vita privata. Ma soprattutto significherà per i figli non veder sbiadire la figura di uno dei genitori per effetto di una separazione che è e dovrebbe restare interna alla coppia.

Nè le linee guida dimenticano la mediazione familiare, la cui pratica viene rammentata e raccomandata sia nelle linee guida che nella modulistica.

E’ solo l’applicazione piena di una legge dello stato, quindi un atto dovuto, ma ciò avviene per la prima volta dopo 11 anni. Una vera rivoluzione. L’auspicio è che l’esempio venga imitato da altri Fori e soprattutto che il Parlamento si senta sollecitato a provvedere senza indugio.

Le linee guida hanno in allegato anche un modulo con le istruzioni per l’uso redatto con la collaborazione dell’associazione Crescere insieme, di cui è presidente nazionale il Prof. Marino Maglietta. «L’obiettivo è quello di condividere questo testo con altri tribunali – dichiara il giurista – Se queste linee guida venissero adottate su base nazionale la riforma della legge 54 del 2006, di cui tanto si parla, non potrebbe più essere rimandata, e il Ministero della Giustizia si sentirebbe obbligato a tenerne conto e a darne diffusione».

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