Home » News » Cronaca » DANNO ALL’IMMAGINE DEL COMUNE DI POMEZIA: EX AMMINISTRATORI CONDANNATI A PAGARE 170 MILA EURO

DANNO ALL’IMMAGINE DEL COMUNE DI POMEZIA: EX AMMINISTRATORI CONDANNATI A PAGARE 170 MILA EURO

Pubblicato il

corte-dei-conti

Hanno gravissimamente danneggiato l’immagine del Comune di Pomezia e, per questo, dovranno pagare una cifra totale di 170 mila euro più le spese legali quattro dei personaggi coinvolti nell’ormai famigerata “tangentopoli pometina”. L’ex sindaco Maurizio Aureli e gli allora amministratori comunali Fiorenzo D’Alessandri, Vincenzo Mauro e Paolo Valentini sono stati condannati  dai giudici della Seconda sezione centrale d’appello della Corte dei Conti, con sentenza n. 489/2013 del 25 luglio al risarcimento per il “danno all’immagine subito” dal Comune di Pomezia quando scoppiò lo scandalo che portò, nel 2001, all’arresto di mezzo consiglio comunale ed alle dimissioni di 28 consiglieri su 30, con conseguente scioglimento dell’assise. La sentenza è frutto del ricorso fatto da Aureli, D’Alessandri, Mauro e Valentini, già condannati in primo grado nel dicembre del 2005. L’unica differenza tra i due verdetti, una lieve riduzione dell’importo da pagare, ripartito in 120 mila euro che dovranno versare in parti uguali da tutti i ricorrenti in appello sopra citati ed altri 50 mila euro, sempre in parti uguali, solo da Aureli, D’Alessandri, Cervoni e Valentini, escludendo da quest’ultima condanna Vicenzo Mauro. La divisione è dovuta al fatto che i filoni d’indagine esaminati erano due: una per la vicenda GMF, ovvero per la gestione del servizio di smaltimento rifiuti, e l’altra per l’Arcalgas, quindi per la gestione delle forniture idriche. La Corte dei Conti non è invece intervenuta nel terzo filone che portò agli arresti, quello relativo all’Aser. “Nella fattispecie – si legge nella sentenza – la percezione di tangenti per la vicenda ALCARGAS da parte degli amministratori comunali di Pomezia risulta confermata, oltre che da intercettazioni telefoniche e ambientali dei sigg. Mauro, Valentini e D’Alessandri (per l’utilizzabilità delle intercettazioni davanti a questa Corte, v. la sentenza di questa Sezione n. 295/2012), dalle “ampie dichiarazioni confessorie rese da Aureli, D’Alessandri, Mauro e Valentini negli interrogatori sostenuti tra il 2 e il 12.7.2001” (cfr. pagg. 16-20 della sentenza n. 3004/2005). La percezione di tangenti per la vicenda GFM risulta poi confermata da dichiarazioni rese dal sig. Aureli il 2.7.2001, dal sig. Valentini il 3.7.2001, il 5.7.2001 e il 16.8.2001, dal sig. Cervoni il 6.7.2011, dal sig. Mauro il 6.7.2001 e l’11.7.2001, dal sig. D’Alessandri il 12.7.2001”.

Sulla quantificazione del danno La Corte dei Conti, basandosi su precedenti sentenze della Cassazione e della Corte Costituzionale, ha accolto la corrente che il risarcimento di un danno non patrimoniale “deve essere riconosciuto, ferma restando la sussistenza di tutti gli altri requisiti richiesti ai fini del perfezionamento della fattispecie illecita, oltre che nei casi specificamente previsti dal legislatore, quando viene leso un diritto della persona costituzionalmente tutelato”. E per l’amministrazione pubblica, il “fondamento” del diritto all’immagine viene ravvisato nell’art. 97 della Costituzione. “Nella fattispecie – prosegue la sentenza – appare indubbio che l’immagine di un “buon andamento” dell’amministrazione comunale di Pomezia sia stata gravissimamente lesa, ben al di là di quanto potrebbe ritenersi sulla base del mero importo delle tangenti percepite. Il procedimento penale sulle due vicende corruttive in esame aveva infatti comportato non solo numerosi arresti, ma anche le dimissioni del Sindaco e di ben ventotto consiglieri su trenta, con il conseguente scioglimento del consiglio comunale e l’insediamento di un commissario prefettizio.

In sostanza, era apparso chiaro, nella comunità locale, che l’espletamento delle funzioni pubbliche era stato occasione di un sistematico mercimonio che aveva coinvolto consiglieri sia di maggioranza che di minoranza”. In pratica, i cittadini – grazie alla scoperta alle inchieste – avevano scoperto che amministrare il Comune era, per qualcuno, un’occasione non per fare il bene della città, ma delle proprie tasche. Ma forse questo molti cittadini lo immaginavano già…

Impostazioni privacy