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Pasqua: anno 2 di pandemia

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Una difficile rinascita

Quando arriva la Pasqua, inevitabilmente, che siamo credenti o atei, ci viene in mente la “rinascita”. Complice la stagione dei fiori, il primo tepore e la luce del sole che ci accompagna mentre torniamo a casa da lavoro.

Rinascere non è cosa semplice, soprattutto, in questo secondo anno di pandemia, dove in molti hanno perso la libertà, il lavoro o subito perdite con lutti di difficile elaborazione.

La Pasqua quest’anno è ben visibile nelle espressioni di tutti noi, alternanza di tristezza e rabbia e di conseguenti comportamenti di paura e ribellione: un misto di emozioni in conflitto tra loro che portano confusione e smarrimento.

Non solo la resurrezione di Cristo

Il concetto di rinascita è rappresentato nella religione cristiana attraverso la figura di Gesù, che risorge oggi.

Per i non credenti lo stesso concetto lo troviamo nella letteratura latina, con Ovidio: “La Fenice, uccello che, giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sue membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una quercia e spira. Dal suo corpo nasce poi un’altra fenice che, divenuta adulta e continua a vivere”.

Nella letteratura contemporanea di Bukowski si legge: “Devi morire un po’ di volte prima di iniziare a vivere davvero”.

In psicologia invece, la morte equivale alla crisi emotiva e alla perdita di ogni speranza, la sensazione devastante di essere in frantumi, di non avere nessuna forza, motivo o appiglio per andare avanti: un po’ come la Fenice che si ritrova quasi sotterrata dalle sue stesse ceneri.

Rinascere oggi

Non esistono manuali di psicologia, psicofarmaci o tecniche precise per tirarci su in un momento storicamente difficile sotto ogni punto di vista, nessuno ci ridarà indietro questi mesi di vita vissuta a metà, di abbracci mancati, di pianti bloccati in gola, di nervosismo per le ore passate in smartworking, di matrimoni rimandati, di bambini bloccati davanti alla tv, di portafogli vuoti e di sorrisi che non vedremo più.

Rinascere oggi è una speranza che non occupa molto spazio nei nostri pensieri, la mente al momento è concentrata sul resistere e sopravvivere… e forse, sul cercare il colpevole da punire.

Consapevolezza: l’unica via per rinascere

Per rinascere bisogna ricostruire da capo, andando incontro a qualcosa di nuovo e dunque, accettando che tutto quello che eravamo “prima” probabilmente non lo saremo “dopo”.

Non ho mai creduto agli arcobaleni attaccati ai balconi con la frase “andrà tutto bene, ne usciremo migliori”. Ho sempre pensato invece, che ne usciremo “diversi” forse migliori, ma forse anche peggiori.

Certe situazioni devastanti non possono renderci migliori, nessuno di noi ha la capacità di sorridere mentre porta un dolore dentro, e nessuno dovrebbe fingere o esserne costretto.

Accettare di venirne fuori cambiati, diversi, con qualche cerotto, e avere consapevolezza che per rinascere, bisogna lasciar andare qualcosa e costruire avendo nuovi occhi, mi pare un progetto più realistico se realizzato senza forzature e con l’aiuto delle persone che in questi mesi ci sono state accanto.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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