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20 novembre, Giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza

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Oggi si ricorda la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e quest’anno la ricorrenza assume un significato particolare, dal momento che si tratta del 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Su questo delicato argomento ecco le dichiarazioni di  Giacomo Rotoli, presidente Adiantum – Associazione di Aderenti Nazionali per la Tutela dei Minori. “Oggi 20 novembre 2014 giornata internazionale dell’infanzia e adolescenza ricorre il venticinquesimo anniversario della convenzione di New York, che ne è appunto la motivazione della ricorrenza – ha commentato Rotoli – In venticinque anni certamente le condizioni dei minori in generale sono migliorate frutto della maggiore attenzione che volente o nolente proprio grazie alla convenzione la politica e la società sono state costrette ad adottare tuttavia la distanza tra quello che desidereremmo e la condizione reale dei minori e ancora molto grande. Senza considerare i gravissimi problemi dei minori nei paesi in via di sviluppo, basti pensare ad un paese evoluto come l’Italia. Come associazione ci siamo sempre occupati dei casi di maggiore sofferenza che possono sintetizzarsi con l’abbandono, i maltrattamenti fisici, psicologici e le varie forme di abuso sessuale, la perdita dei contatti con uno o con entrambi i genitori ed i rispettivi rami familiari. Nel nostro paese circa 30000 minori sono in affidamento a famiglie o in “casa-famiglia” (in proporzione di circa 1 su 3 in quest’ultimo caso). In questi 30000 un numero non trascurabile sono anche minori stranieri “non accompagnati” che hanno perso ogni contatto con la famiglia d’origine (secondo recenti stime circa 8000 escludendo quelli spariti nel nulla dopo esser stati registrati). Altra sofferenza proviene dalle separazioni tra i genitori, circa 20000 separazioni conflittuali significano un numero dello stesso ordine di minori coinvolti nelle cosiddette liti familiari. Questo senza contare nemmeno il grande numero di minori che vivono in coppie di fatto al di fuori del matrimonio. Il maltrattamenti fisico o psicologico ha forme molto diverse dall’idea antiquata dell’uso (e abuso) di mezzi di correzione, totalmente da rifiutare oggigiorno, al rendere il minore un oggetto di scambio o di conquista nei conflitti genitoriali (spesso presenti anche nelle famiglie normocostituite). In questi casi l’effetto devastante è che la violenza, l’abuso a cui il minore è sottoposto lo renderà a sua volta molto probabilmente una persona violenta perché questo tipo di linguaggio, come le lingue parlate, si apprende nell’infanzia. Per finire agli abusi di tipo sessuale che assumono oggi forme le forme subdole della pedopornografia informatica o dei viaggi sessuali (circa 80000 italiani all’anno li fanno). Eppure proprio la convenzione di New York ci impone di riconoscere a tutti gli effetti il minore come una persona dotata degli stessi diritti di un adulto. Di più essa attraverso il fondamentale Art.3 pone il diritto del minore al di sopra di quello dell’adulto. Con l’Art.8 afferma il suo diritto a preservare la propria identità e quindi di conseguenza le proprie relazioni familiari. Con l’Art.12 gli riconosce il diritto di essere ascoltato su ogni questione che lo riguardi. Sarebbe ora che questi articoli della convenzione divengano finalmente legge in Italia, ma a quanto pare si va indietro piuttosto che avanti come è accaduto col recente Decreto “Filiazione” per il quale l’ascolto non è un diritto, ma una scelta devoluta ad altri”.

Massimiliano Gobbi

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