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Il legale delle vittime del Covid: «L’Europa ci aveva avvisato ma l’Italia non lesse la mail»

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L’Italia avrebbe potuto fare di più nella lotta al Covid se avesse letto…una mail? Sembrerebbe un’esagerazione ma forse non lo è. Del resto da quando è scoppiata la pandemia sono tanti gli aspetti in chiaro scuro soprattutto per ciò che riguarda la gestione dell’emergenza. E oggi l’Avvocato Consuelo Locati, legale dell’Associazione Vittime del Covid, è tornata ad attaccare il Ministro della Salute Roberto Speranza che ieri da Lucia Annunziata ha negato delle responsabilità che invece, secondo la Locati, documenti alla mano, “sono evidenti”.

Chiaramente non c’è solo il “giallo” della mail non letta – una convocazione elettronica dell’Europa datata 17 gennaio 2020 per dare istruzioni su come affrontare l’emergenza epidemica a cui l’Italia non prese parte – ma tutta una serie di passaggi che avrebbero potuto contribuire a limitare le drammatiche conseguenze del Covid nel nostro Paese.

Gestione emergenza Covid in Italia, parla il legale delle vittime

L’avvocato è intervenuta stamani ai microfoni de L’Italia s’è Desta condotta dal Direttore Gianluca Fabi e Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus per commentare le parole del Ministro della Salute Roberto Speranza alla trasmissione Mezz’ora di Lucia Annunziata.

«La narrazione che è stata fatta e che continua ad essere fatta dal Ministro Roberto Speranza e dalle Istituzioni non ci piace per nulla perché è volta a negare qualsiasi responsabilità mentre, documentalmente, almeno da un punto di vista civilistico, le responsabilità sono evidenti».

Spiega l’Avvocato: «È vero che siamo stati presi alla sprovvista dal virus. Avevamo però un manuale d’istruzione, ovvero un Piano Pandemico Nazionale che, anche se non era adeguato per responsabilità sempre delle Istituzioni, andava attuato. Cosa era previsto nel vecchio piano pandemico? Erano previste scorte di reagenti e tamponi, di  dispositivi di protezione, la possibilità di implementazione immediata di laboratori per elaborare i tamponi stessi».

«A gennaio del 2020, dopo che già dal 5 di gennaio erano stati avvisati tutti gli Stati che stava circolando un virus, ci siamo ritrovati con i medici che lavoravano senza protezioni individuali negli ospedali. Abbiamo assistito a rappresentanti istituzionali che dicevano che le mascherine erano frutto di una psicosi collettiva degli italiani. Sappiamo che alcuni rappresentanti dell’ISS premevano per ampliare la zona rossa del lodigiano coinvolgendo almeno anche Alzano lombardo e Nembro, questo dopo le risultanze dei dati di Stefano Merler, il direttore dell’Health Emergencies della Fbk, comunicati tempestivamente».

Il “giallo” della mail non letta

L’Italia era stata avvisata anche in altre occasioni: «L’Unione Europea il 17 gennaio del 2020 aveva convocato una riunione per dare istruzioni su come affrontare l’emergenza epidemica. L’Italia non ha partecipato perché pare si sia dimenticato di vedere la mail o non l’abbia vista affatto. Si diceva in quella riunione che i termoscanner non servivano a nulla e che serviva tamponare tutti. Abbiamo documenti da cui risulta che l’Italia non ha mai tamponato persone che uscivano dai propri confini e in molti stati europei i contagi sono stati causati da contatti con persone che prevenivano proprio dall’Italia e dalla Lombardia. È l’Italia ad aver esportato in larga parte il virus in Europa. L’Italia non era preparata perché non aveva gli strumenti ed aveva ignorato tutti gli alert arrivati anche dall’ECDC».

Sempre secondo la Locati: «Speranza il 30 gennaio 2020 al Senato dichiarava che il virus, pur non essendo categorizzato come virus di fascia A, quindi come la peste, era trattato come virus di fascia A. A fronte di questa consapevolezza del rischio non è giustificabile che l’informazione data ai cittadini fosse quella di continuare a mantenere una vita normale perché era poco più di una banale influenza. Stesso dicasi per i presidenti di Regioni». 

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