Si parla almeno del 30-40% dei raccolti 2023 guastati dalla presenza dell’animale infestante.
Raccolto perso nel viterbese, dove le associazioni di agricoltori lamentano l’arrivo disastroso della cimice asiatica. L’insetto, proveniente dalla Cina, avrebbe mandato male circa il 30-40% del raccolto nella provincia di Viterbo, attaccando soprattutto le coltivazioni di kiwi, ciliegie e pesche. L’allarme arriva da Coldiretti che, tramite una nota alla Regione Lazio, avverte come l’animale potrebbe compromettere anche la stagione 2024.
Il 40% dei raccolti nel Lazio guastati dalla cimice asiatica
Per far fronte alla minaccia cimice asiatica, Coldiretti Lazio ha scritto così alla Regione, chiedendo di poter ampliare le norme tecniche per la difesa e il controllo del nocciolo. È nel viterbese, infatti, che si trovano le maggiori coltivazioni di nocciolo. “La nostra richiesta – ha spiegato il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – nasce dall’esigenza dei produttori di nocciole di poter effettuare, per la lotta contro le cimici e cimici asiatiche, un trattamento aggiuntivo con le sostanze già autorizzate dalle ‘norme tecniche di difesa integrata e di controllo delle erbe infestanti’, nel caso in cui dovesse verificarsi un grave attacco nel corso del 2024”.
Secondo il regolamento CE 1107/2009, Coldiretti chiede così l’autorizzazione di ulteriori 120 giorni per porre rimedio alla situazione e arginare il fenomeno cimice asiatica nelle campagne viterbesi, studiando nuove tecniche contro l’insetto infestante. La particolarità della cimice asiatica consiste nella modalità di prolificare: l’animale deposita almeno 300-400 esemplari alla volta, due volte all’anno. Questo particolare rende molto difficile debellarle quando infestano una piantagione, mandando a monte i raccolti, come già successo nel 2023 e col rischio succeda nuovamente nel 2024.
A complicare la situazione c’è anche il cambiamento climatico. Lo sbalzo termico, soprattutto a marzo 2024 in cui si sono registrate temperature oltre i 20 °C dopo brevi periodi sotto allo zero termico, ha favorito l’aggregazione e la presenza di cimici, sia quelle autoctone, sia nuove specie come quella che ora rappresenta un vero e proprio rischio per le produzioni ortofrutticole del Lazio.