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Coronavirus: I rifiuti dei casi positivi, sono un rischio per gli operatori del servizio di igiene urbana

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Diversi comuni della Regione Lazio, hanno affidato, la raccolta dei rifiuti provenienti dai casi positivi al Covid-19, alle società di igiene urbana. Il rifiuto classificato come speciale, dovrebbe essere trattato da ditte specializzate. Ad oggi solo Albano e Pomezia, si stanno adoperando per incaricare una società specializzata per il conferimento. Un tema sottovalutato che potrebbe mettere a rischio contagio, gli operatori del servizio di raccolta rifiuti. L’istituto Superiore di Sanità, ha pubblicato delle linee di indirizzo che si basano sulle evidenze ad oggi note sulla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2, ottemperando all’esigenza di dettare modalità operative improntate sul principio di cautela su tutto il territorio nazionale, come da DPCM 9 marzo 2020. Si raccomanda agli Enti preposti, di istituire un servizio dedicato di ritiro da parte di personale opportunamente addestrato, che adotti dispositivi di protezione individuale (DPI), come da gestione ordinaria, in particolare di mascherine (filtranti facciali) FFP2 o FFP3 e sanifichi i mezzi con cui effettua il servizio. Al momento, non è noto il tempo di sopravvivenza in un rifiuto domestico/urbano dei coronavirus in generale, e del virus SARS-CoV-2 in particolare, ma sussiste una elevata percezione del rischio da parte della popolazione italiana ed anche tra gli operatori coinvolti nella raccolta dei rifiuti urbani. Pertanto, limitatamente a quanto noto al momento attuale, si può ipotizzare che il virus SARS-CoV-2 si disattivi, in un intervallo temporale che va da pochi minuti a un massimo di 9 giorni. Per questi motivi urge una presa di posizione della Regione Lazio, per fare chiarezza su una situazione controversa che desta preoccupazione all’interno dei comuni e delle società che gestiscono i servizi.

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