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Dopo un mese il piano di cattura dei cinghiali a Roma è già fermo

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Dopo un mese il piano di cattura dei cinghiali a Roma è già fermo

A meno di un mese dall’attivazione del piano di cattura dei cinghiali a Roma (dopo due anni dalla prima bozza di protocollo e l’ok definitivo arrivato lo scorso autunno) è già tutto fermo.

Si era pensato di sfruttare l’emergenza del coronavirus, con molte meno persone in giro per la città, per intervenire, ma qualcosa non ha funzionato. Le proteste di ambientalisti e animalisti (sostenute da molte mail dei cittadini a Regione Lazio, Campidoglio, Città metropolitana e Asl) hanno bloccato i lavori. Ora nei prossimi giorni le associazioni incontreranno i firmatari del protocollo (Comune, Città Metropolitana, Roma Natura e Regione). Quindi “sulla base delle loro segnalazioni” si tenterà di “apportare delle migliorie”. 

CINGHIALI CATTURATI? UNO SOLO

Fino ad ora il bilancio del piano è molto esiguo: dopo un tavolo tecnico e l’intervento della Polizia municipale per circoscrivere l’area e chiudere il traffico, un solo cinghiale è stato narcotizzato e catturato una settimana fa a Roma nord. Precisamente nei pressi di via Panattoni, vicino al parco dell’Insugherata (a solo qualche chilometro dal centralissimo Corso Francia). Si tratta di un esemplare di 30 chili, quindi probabilmente non adulto. Un altro è stato narcotizzato, ma è riuscito a scappare.

Due i punti critici denunciati dalle associazioni, con OipaRoma in prima fila: il narcotico utilizzato e l’uccisione senza soluzione alternativa. L’anestetico scelto sarebbe infatti senza “periodo di latenza” e quindi gli animali non potrebbero essere messi in aree protette o mandati direttamente al macello, perché qualora non fosse scaduto l’effetto del farmaco ci potrebbero essere brutti effetti sul consumatore. Quanto all’uccisione il protocollo prevede catture e eutanasia o trasferimenti in aree di caccia o pre-macellazione, ma anche in una “struttura regionale”, su cui però nessuno ha mai dato delucidazioni. Per il primo intervento a Roma nord, secondo il presidente di Roma Natura Maurizio Gubbiotti, sarebbe scelta la strada dell’eutanasia (con iniezione di un farmaco letale). Le associazioni chiedono una modifica del protocollo per escludere categoricamente l’uccisione degli animali.

SI CERCANO SOLUZIONI ALTERNATIVE

Secondo la delegata del Campidoglio per i diritti degli animali Loredana Pronio ci sarebbe “un’area adatta ad ospitarli: un parco urbano che al suo interno già ospita una colonia di cinghiali” (forse la Tenuta di Castel di Guido). La stessa vice sindaca della Città metropolitana Maria Teresa Zotta appariva nei giorni scorsi dubbiosa sull’attivazione immediata del piano così com’è. Ora il Movimento 5 Stelle capitolino preme sulla Regione Lazio (che ha stilato il protocollo) per andare incontro alle richieste degli ambientalisti e ospitare i cinghiali catturati in “apposite oasi”. In aggiunta molti animalisti, come l’associazione Lav Roma, propongono da anni di utilizzare l’immunocontraccezione, cioè optare per la somministrazione tramite iniezione di un farmaco che rende il cinghiale infertile dai 3 ai 5 anni. Così, dicono, si ridurrebbe in prospettiva la popolazione di questi animali senza ucciderli.

Secondo Oipa Roma, poi, rispetto all’intervento fatto a Tomba di Nerone, “si vocifera anche di un’indagine penale con acquisizione di documentazione presso gli uffici coinvolti”.

Nel frattempo non c’è traccia del numero unico o della mail che il Comune di Roma doveva attivare per le segnalazioni, per cui i cittadini devono destreggiarsi tra numeri di Polizia metropolitana, Polizia municipale e Campidoglio.

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