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LES Polizia di Stato, anche i poliziotti vogliono scendere in piazza

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«Dopo che alcune forze politiche come Fratelli d’Italia, Comunisti Italiani e Lega stanno chiamando il popolo in piazza per protestare contro il Governo appena formatosi, anche tra le forze dell’ordine si è alzata la richiesta di scendere in piazza per rivendicare i loro diritti. Una rivendicazione più che legittima, che in questi ultimi giorni, soprattutto dopo i recenti suicidi che si sono annoverati fra appartenenti sia ai Carabinieri che alla Polizia di Stato, necessita di una risposta ancor più immediata e concreta, invece, l‘Amministrazione distratta preferisce trovare sbrigativamente le colpe di questi gesti estremi al di fuori degli ambiti lavorativi».

Cosi ha esordito Elvio Vulcano, portavoce nazionale di LeS, uno dei sindacati di Polizia.

Vulcano ha poi proseguito: «In una recente riunione del sindacato è emersa forte l’esigenza della base di scendere in piazza, ma il nostro segretario generale Giovanni Iacoi, ha spiegato ai partecipanti che oggi non è il momento di farlo, perché la scesa in strada delle forze dell’ordine potrebbe essere strumentalizzata politicamente. Ma anche perché vi sarebbe un aspetto che si presterebbe maggiormente alla strumentalizzazione. Infatti, sicuramente sarebbero moltissimi a scendere in piazza e, malgrado le manifestazioni di destra, siano di solito pacifiche e corrette, non vorremo che qualcuno che visto il nostro malcontento ne possa approfittare per passare il limite presumendo un nostro implicito sostegno a queste formazioni politiche. Iacoi ha anche rassicurato gli iscritti che anche se non manifesteremo con gli altri cittadini, faremo sentire con forza la nostra voce e chiameremo la nostra amministrazione a rispondere sui suicidi di tanti nostri colleghi che da qualche anno si stanno togliendo la vita, persino pochi giorni prima del raggiungimento della pensione. Non è più tollerabile in alcun modo che poliziotti si suicidino e l’Amministrazione fa spallucce dinanzi a certi drammi, senza nemmeno tentare di approfondire se tra le cause possano esservi alcune legate al servizio, ai turni stressanti, alla demotivazione di una vita passata a servire lo Stato, senza alcun significativo miglioramento delle condizioni lavorative, con uno stipendio da sopravvivenza. Questi ed altri motivi ancora, potrebbero far provare all’uomo o alla donna che veste la divisa di servitore dello Stato come il fallimento di una vita professionale, tanto da spingere al gesto estremo».

Infine Vulcano ha tenuto a precisare: «I suicidi del personale delle forze dell’ordine sono di fatto collegati a diversi fattori: dal malessere che si vive nel nostro interno, un lavoro sempre più stressante dovuto alla mancanza di personale che fa ricadere sempre maggiori incombenze sul personale in servizio, ovvero,  per far capire più concretamente, in precedenza, con il passare degli anni e l’aumento della qualifica professionale, i compiti per il personale erano meno stressanti e più gratificanti, oggi è esattamente il contrario, per esempio: chi entra con la qualifica di Agente, va in pensione con la qualifica di Assistente Capo Coordinatore,  e per quarant’anni ha praticamente svolto sempre la stessa mansione, nonostante l’avanzamento di qualifica. Senza parlare dell’importo delle pensioni, per cui colleghi che sono andati in pensione da qualche anno percepiscono molto più di quello che potranno prendere coloro che in pensione ci vanno qualche anno dopo. Inoltre, tra le tante cause metterei anche l’aspetto economico dello stipendio, non per essere venali, ma perché siamo la polizia meno pagata d’Europa, e come ben sappiamo quando mancano i soldi in casa cominciano i malumori, non si può far un lavoro come il nostro pieno di responsabilità, dove in pochi secondi sei costretto a decidere della tua vita o di quella di chi ti trovi di fronte, e contemporaneamente condurre anche una vita di stenti. Chi ha scelto questo lavoro lo ha scelto con orgoglio e passione, ma sembra che la nostra amministrazione faccia di tutto per far scemare ogni buon proposito dei suoi dipendenti».

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