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SIGMA TAU, GLI INFORMATORI SCIENTIFICI CONTRO LE RSU

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Dopo i nuovi provvedimenti di cassa integrazione, continuano le polemiche alla Sigma Tau. A tal proposito riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa inviato dal Comitato per la tutela della Rete IMS Sigma-Tau, il quale  “ritiene di dover replicare al comunicato diffuso dalla RSU aziendale il 18 gennaio per evidenziare alcuni elementi mancanti o fuorvianti, fondamentali invece per la giusta comprensione della situazione attuale in Sigma-Tau”.

“Vale la pena di ricordare ancora una volta che questa RSU è scaduta da tre anni, che da sei anni non vengono effettuate regolari elezioni per il rinnovo, e che più di una volta i lavoratori hanno diffidato questa RSU a firmare alcun accordo con l’azienda. Nonostante ciò, venerdì 11 gennaio 2013 si è svolto presso la Regione Lazio l’incontro tra le OO.SS., le RSU e la Sigma-tau per la sottoscrizione dell’accordo relativo alla gestione delle ricadute occupazionali; il risultato di tale incontro è stato poi illustrato in tre assemblee separate con i lavoratori (non si capisce ancora il perché di tre assemblee, e solo 36/24 ore prima della firma), una a Milano il giorno 9 per gli ISF in forza ed in CIGS e due a Pomezia, il 10 mattina per i soli interni ed il pomeriggio per gli ISF e gli interni turnisti.

A Pomezia grande spiegamento di Forze dell’Ordine, Carabinieri e Polizia, oltre ad un impressionante numero di g-men armati che hanno presidiato i tornelli, controllando gli ingressi, e scortato i lavoratori fino alla mensa dove si sarebbero svolte le assemblee.

La RSU e le O.O.s.s. hanno relazionato a grandi linee le azioni intraprese dall’azienda e conseguenti alla ridefinizione delle strutture organizzative derivanti dal piano industriale (finalmente presentato ad ottobre 2012, dopo dieci mesi di CIGS per crisi!) presentato dalla Azienda e già illustrato alla Regione, al Ministero del Lavoro ed al Ministero per lo Sviluppo Economico.

Una nota particolare va fatta proprio sul piano industriale che, come detto, è stato presentato oltre che alle Istituzioni, anche ai soci, agli stakeholders, alle banche che fiduciosamente forniranno il credito per l’investimento di 125 milioni di euro, ma è stato assolutamente negato ai lavoratori, per imprecisata riservatezza di dati sensibili in esso contenuti. No comment.

Un piano industriale assolutamente improbabile, impreciso ed incompleto, definito dalla stessa azienda una “scommessa imprenditoriale ad alto rischio”!

Le poche cose chiare sono che, dopo la chiusura all’inizio del 2012 dei centri di ricerca Tecnogen a Caserta e Prassis a Milano (130 lavoratori in mobilità), a Pomezia la ricerca (160 ricercatori) sarà completamente smantellata!

All’inizio del 2012 la sospensione in CIGS di due linee di ISF (179 lavoratori!); nel piano 2013-2015 viene annunciato un progetto “Farmacie” per pochi fortunati già in CIGS, a fronte però del passaggio da CCNL ad Enasarco, e la creazione di una linea oculistica per altri 25 ISF.

Piano di rilancio o piano di riconversione? Ci sarà ancora un futuro per Sigma-Tau come azienda farmaceutica, o piuttosto esclusivamente sito di produzione per le consociate e conto terzi?

L’unica cosa che sembra chiara ed evidente in questo piano industriale è che non c’è alcuna volontà esplicita di reintegrare o di ruotare alcun lavoratore, ma di far cadere esclusivamente sulle loro spalle la responsabilità economica di una crisi dichiarata ma non assolutamente dimostrata: continuano a ritmo serrato spese pubblicitarie e congressuali, eventi turistico-culturali della Fondazione Sigma-Tau, sponsorizzazione di eventi sportivi, rinnovo del parco auto di lusso per i dirigenti, ore ed ore di straordinari in produzione… in evidente e stridente contrasto con i bilanci negativi sbandierati. Ma il fatturato sale, basta guardare il sito web dell’azienda.

La Sigma-Tau aveva dichiarato, a seguito delle modifiche organizzative conseguenti il piano industriale, un esubero di 378 lavoratori (232 già in CIGS + 146 nuovi esuberi), ed aveva annunciato l’apertura di una procedura di mobilità per la gestione di tali esuberi.

Le OO.SS. e le RSU hanno chiesto, per la gestione degli esuberi dichiarati, di modificare la scelta della mobilità in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per 378 lavoratori dal 18 gennaio 2013 fino a data da destinarsi.

E’ doveroso ricordare che, anche in base al suddetto piano industriale 2013-2015, si parla di tre anni consecutivi di CIGS, sempre a zero ore e senza rotazione, che, secondo la RSU, permetterà una più concreta possibilità di ricollocazione dei lavoratori.

Ecco il risultato di questa strenua lotta sindacale: si tengono i lavoratori per tre anni consecutivi sospesi in CIGS, per crisi economica e finanziaria il primo anno e per risanamento e rilancio gli altri due anni, ma subito dichiarano apertamente la volontà condivisa con l’azienda di “ricollocare” altrove i lavoratori!

Ma dopo la “sospensione” in CIGS non dovrebbe logicamente seguire il reintegro con rotazione? Invece nell’accordo sono già stati previsti una serie di interventi di formazione, senza specificare quali,e riqualificazione (?) a supporto della ricollocazione dei lavoratori in CIGS. Ricollocazione? E allora dov’è la volontà dichiarata di gestire la crisi e il risanamento per reintegrare al lavoro i sospesi in cassa integrazione? Questa intenzione serve solo ad ottenere la concessione degli ammortizzatori sociali?

Con ulteriore, evidente, notevole sforzo la RSU è riuscita a far ridurre il numero dei nuovi lavoratori dichiarati in esubero da 378 a 360, senza dichiarare quale sia stato il criterio (ancora una volta!) di scelta né dei 360, né tantomeno dei 18 (!)“salvati”.

L’accordo raggiunto, ovviamente NON prevede nessuna BUONA MOBILITA’ INCENTIVATA, come hanno fatto le altre aziende del comparto farmaceutico, che probabilmente avrebbe consentito ai lavoratori di cercarsi un altro lavoro, portando a casa il loro TFR.

La RSU dichiara, invece, orgogliosamente di aver ottenuto, esattamente come un anno fa, un sostegno al reddito per i lavoratori da porre in CIGS, e l’utilizzo di tutti gli strumenti possibili per una politica attiva del lavoro per formare e riqualificare i lavoratori sospesi al fine di favorirne la loro ricollocazione.

La RSU esulta per “un sostegno al reddito, da parte dell’Azienda, di 350 euro mensili a chi ne farà richiesta” dimenticando (ops!) di dire che quei miseri 350€ LORDI verranno anticipati sì, ma guarda caso dal TFR del lavoratore stesso, e che saranno ricostituiti in detto TFR solo a fronte della risoluzione del rapporto di lavoro e previa sottoscrizione di un verbale transattivo, il che, tradotto, vuol dire FIRMARE LA NON IMPUGNABILITA’ DEL LICENZIAMENTO!

L’azienda e la RSU reputano che in questo modo i lavoratori siano incoraggiati ad accettare vantaggiosamente la “sospensione”, a rinunciare al loro TFR e di conseguenza a non poter cercare un altro lavoro…

Intanto, questa favolosa possibilità di “chiudere” il rapporto con l’azienda viene prolungata fino a settembre 2013. Perché? Semplicemente perché chi ha già vissuto 12 mesi con 700-800 euro al mese (non tutti sanno che stranamente sui 1053€ euro netti previsti dalla legge, vengono applicate trattenute per addizionali regionali, provinciali e comunali basare sul reddito dell’anno precedente!), potrebbe cedere ed accettare una mobilità che definire incentivata è difficilmente definibile un eufemismo.

Ecco perché sulla testa dell’azienda si sta scatenando una tempesta fatta da centinaia di vertenze ampiamente diffuse sul territorio, molte per il primo anno di CIGS e che saranno rinnovate per questo seconda CIGS, e molte altre dai lavoratori che vengono sospesi da oggi.

La RSU ha anche dichiarato che verificherà, in incontri specifici con l’Azienda l’andamento degli strumenti di politica attiva del lavoro identificati per la gestione delle problematiche occupazionali e l’attuazione del piano industriale con i relativi investimenti, ma certamente hanno perso la credibilità e il sostegno dei lavoratori che in loro riponevano fiducia, fino al punto di ritirare le adesioni al sindacato.

Nella mattinata di oggi 18 gennaio, alcuni lavoratori, non ancora avvisati da telegrammi o da raccomandate, si sono recati al lavoro fiduciosi e speranzosi per non essere stati “nominati”, ma si sono visti respingere il badge al tornello, con gli addetti alla portineria che verificavano i nomi in un elenco di nuovi CIGS.

Dalla speranza alla disperazione in pochi attimi: dalla mannaia aziendale non sono stati risparmiati nemmeno lavoratori inseriti in categorie protette o monoreddito, esattamente come un anno fa.

Ma la RSU lo sapeva, doveva saperlo: la legge 223/91, nel caso della CIGS, prevede, all’art. 1 comma 7, che “I criteri di individuazione dei lavoratori da sospendere nonché le modalità della rotazione prevista nel comma 8 devono formare oggetto delle comunicazioni e dell’esame congiunto previsti dall’articolo 5, L. 20 maggio 1975, n. 164.

L’art. 5 della legge 164/75, poi, fa specificamente riferimento alle procedure di consultazione sindacale: il datore di lavoro è tenuto a comunicare alle rappresentanze sindacali aziendali… la durata prevedibile della contrazione o sospensione e il numero dei lavoratori interessati, ecc.


E allora, perché oggi la RSU si indigna?

La RSU, da quanto si legge attraverso il suo comunicato del 18 gennaio, sembrerebbe veramente indignata più per la forma che per la sostanza, e pare che a questo punto abbia anche il piedino nervoso…

Insomma, francamente, ci sembra che forse sarebbe stato meglio chiudere le stalle prima che i buoi potessero fuggire! Ai lettori ogni giudizio e commento”.

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