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Migranti a S. Palomba, la protesta stavolta è di CasaPound Italia

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Dopo la protesta dei migranti, tornano a farsi sentire gli esponenti di CasaPound Italia. “Ennesima protesta degli immigrati che sono scesi in strada, ieri mattina in Via Fiorucci, perché ancora non riconosciuto lo status di rifugiati politici a distanza di mesi dal loro arrivo. Fucci deve fare chiarezza su una situazione a dir poco paradossale quella che sono costretti a vivere i cittadini di Santa Palomba”. Lo ha dichiarato in una nota Luca Marsella, responsabile di CasaPound Italia sul litorale romano, in merito a ciò che è avvenuto lunedì scorso al centro di accoglienza di Santa Palomba, nel Comune di Pomezia. “I cittadini di questo quartiere sono stati abbandonati dalle istituzioni – continua Marsella – quello che si vede quotidianamente per le strade di Santa Palomba ha dell’incredibile, un quartiere martoriato dal degrado, tra innumerevoli rifiuti o le decine e decine di prostitute che si possono trovare sin dalla mattina per le strade, ed ora a preoccupare gli abitanti è anche il centro d’accoglienza Residence 3C dove i migranti entrano ed escono senza controllo, dove ancora ad oggi non sappiamo effettivamente queste persone chi sono e da dove vengono”. “Noi crediamo che, come tanti altri centri d’accoglienza di tutta Italia, questa struttura sia solo un modo come un altro di speculazione sull’immigrazione e ci da conferma di questo proprio il nome della cooperativa indicata alla gestione della struttura che, guarda caso, è la cooperativa sociale Domus Caritatis, finita anche lei nell’inchiesta di Mafia Capitale. Continueremo la nostra battaglia su questo tema per le strade insieme alla gente – conclude la nota – la nostra raccolta firme per la chiusura del centro d’accoglienza andrà avanti e ribadiamo per l’ennesima volta che l’amministrazione dovrebbe occuparsi di garantire al comune servizi sanitari all’altezza, scuole, servizi sociali, asili e chiedere alla Prefettura che strutture come quelle del Residence 3 C siano utilizzate per tutte le famiglie italiane in grave emergenza abitativa, prima di occuparsi di profughi e prendere decisioni senza alcuna partecipazione dei cittadini italiani”.

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