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‘Ali di carta’, la forza della fragilità: il pediatra-scrittore Gian Piero Delzoppo

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Michela aveva un’esistenza normale fino al giorno in cui sparisce senza lasciare traccia. Dopo una vana attesa, Luca si mette sulle tracce della sua compagna, coinvolgendo un’amica di Michela. Un barbone spende la vita su un marciapiede, sotto la casa della donna scomparsa, svolgendo la propria indagine con gli occhi. Tre strade diverse che corrono lontane ma che, passo dopo passo, si incontreranno, aprendo il sipario su una realtà lontana da ogni immaginazione. Da un vissuto imbevuto di dolore, traspaiono la disperazione e la speranza di un’anima che non si arrende.

Questa è la trama di “Ali di carta”, il romanzo di Gian Piero Delzoppo, pediatra e scrittore.

Perché questo titolo?

“Rappresentano la forza e la fragilità insieme: le ali portano in alto, ma la carta è fragile. La vicenda parte da un mio vissuto, ma in realtà è qualcosa che riguarda ognuno di noi. Io l’ho vissuto anche in chiave professionale, anche se nel romanzo non c’è nulla di medico, ma sono sicuro che ogni lettore troverà qualcosa di sé”.

Può dirci qualcosa di più?

“Apparentemente questo libro può sembrare un giallo, ma non lo è nel senso classico, visto che non ci sono omicidi. Ho voluto dare una duplice valenza al giallo, creando molta suspence e inducendo il lettore ad andare avanti e nello stampo dando la chiave della ricerca di questa persona scomparsa. E non si tratta solo di una scomparsa fisica, ma anche di una scomparsa emotiva: a me piace raccontare emozioni, la storia è una scusa, la scopro come il lettore”.

Lei è un pediatra, come mai ha scritto un libro?

“Veramente ne ho scritti tre, e in realtà ho sempre scritto, non solo romanzi, ma anche racconti, brevi appunti, storie di tutto ciò che vivo anche attraverso la mia professione di medico, soprattutto nel periodo passato in Africa, tra i bambini che non avevano nulla se non le malattie che dovevo curare. Io ho scelto di diventare medico quando ero ancora un bambino, attirato dalla figura di mio nonno materno, che non ho mai conosciuto, che era medico condotto. Amo il mio lavoro. Ma al tempo stesso ho sempre amato anche scrivere, riportare con la matita su un foglio di carta le mie emozioni rispetto a quello che vedevo e che vivevo, è quindi una cosa innata, mi serve anche per parlare a me stesso”.

E di storie e di emozioni il dottor Delzoppo ne ha vissute davvero tante, sia nel periodo trascorso in Africa che in tutta la sua carriera a contatto con bambini, ma anche quando ha fatto il medico di base. Cosi sono nati Ali di carta e altri due romanzi, uno in fase di stampa e un altro invece in ultimazione.

Ali di Carta accompagna Delzoppo in un viaggio introspettivo.

“Oggi dobbiamo essere tutti giovani belli e sani, in realtà non siamo così: abbiamo mille sfaccettature, saperlo accettare  è fondamentale. Pensiamo che il dolore sia da scansare, invece il dolore è da accettare, è il parametro base che ci fa capire cosa è la felicità”

Si sente più medico o più scrittore?

“Quando mi sono laureato ho capito che il camice sarebbe stata la mia seconda pelle e che non avrei mai potuto scindere il mio essere medico dal mio essere uomo. Scrittore… io scrivo per passione, saranno gli altri a giudicarmi come tale”.

 

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