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Terminator: Destino Oscuro, l’ennesimo capitolo di una saga che non ha più nulla da raccontare

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Su “Terminator: Destino Oscuro” si partiva con il pregiudizio, magari impauriti dall’affrontare un nuovo film della saga sulla falsa riga degli altri capitoli e magari in larghe parti anche con una pellicola ripetitiva a certe situazioni del passato. Dubbi purtroppo ben riposti, considerato come questo nuovo capitolo legato al celebre cyborg non porta quasi nessuna novità all’interno di questa famosissima storia

Nel 2019 ha stufato l’idea di una faida tra l’uomo e la tecnologia, considerato come quella che veniva intesa fantascienza nel 1984 – anno del primo film con Arnold Schwarzenegger – oggi è a tutti gli effetti una realtà per quasi tutti i cittadini del mondo: un’intelligenza artificiale che sempre di più ci aiuta all’interno delle nostre vite offrendoci servizi e aiuti quotidiani, come ben rappresentato anche dall’attuale piattaforma digitale di Google. 

Non basta inserire la figura di Grace all’interno della storia, dove l’attrice canadese Mackenzie Davis (What If di Michael Dowse) interpreta una soldatessa diventata per metà cibernetica dopo un incidente sul campo di battaglia. Il personaggio interpretato molto bene dall’artista, purtroppo non gode di una grande storia narrativa che  valorizza tutte le potenzialità di un simile soggetto all’interno del film. 

Sarà che forse noi appassionati della serie abbiamo la nausea della solita traccia legata a “robot che vogliono uccidere una determinata persona in grado di salvare l’umanità“, con gli stessi fan che avrebbero voluto vedere qualcosa di nuovo all’interno di questa pellicola. 

Lo stesso Arnold Schwarzenegger nel ruolo di T-800 è purtroppo una “minestra riscaldata”, con un personaggio che comporta più danni alla storia invece di reali benefici. Pure invecchiarlo e farlo passare come più umano grazie allo sviluppo di una “coscienza alternativanon lo rende appetibile al pubblico: sottile ironia, buona dose di violenza, la storia di un cyborg umanizzato per dare un obiettivo alla sua macchina… nulla di tutto ciò emoziona più i grandi amanti della saga.

Ma non emoziona nulla in questa pellicola, se non strappare qualche risata davanti a una freddura di T-800 durante le scene: forse è proprio questo il problema di questo film. Nonostante si punti su toni più drammatici con eventi che sconvolgono emotivamente i protagonisti della storia, agli occhi dei critici in sala questo film non suscita assolutamente nulla.

Sarà pure che nell’arco della pellicola quel tono di “nuovo” non arriva neanche dalle ambientazioni, con scene che in più occasioni tendono a ripetersi prendendo ampie impronte – e non spunto – dai passati capitoli della serie. 

Di questo film si salva solo la regia, che tra buone riprese – anche di corpo a corpo – ed effetti speciali si dimostra all’altezza di una simile saga.

Nonostante il valore storico di quest’immensa storia fantascientifica, è difficile valutare un simile film oltre la grave insufficienza: il brand in trentacinque anni ha detto tutto quello che gli era possibile, arrivando a oggi con le idee ormai finite. Ci auguriamo che i produttori della saga capiscano la situazione, concludendo definitivamente questo filone nonostante la possibilità concreta di nuovi seguiti. 

Voto alla pellicola: 4,5

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