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Una vita da artista: quattro chiacchiere con Claudio Cottiga

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Terra, acqua e fuoco, gli elementi essenziali per generare dal nulla opere d’arte. E bene li conosce il maestro scultore Claudio Cottiga.

Nato a Roma il 24 aprile 1945… che strana coincidenza questa data con quella della nascita di Aprilia dove è venuto a vivere giovinetto, e che ama profondamente. Non è un caso se il Maestro è stato invitato a partecipare all’organizzazione del premio apriliano di nuovo conio e celebrato l’8 febbraio, “L’Arco di Aprilia”: egli ne ha colto subito l’intima intenzione, lo spirito profondo e anche un po’ campanilistico della sua ideatrice, tanto da immaginare come formella da consegnare ai premiati: un arco, rappresentante l’architettura razionalistica originaria, e il destriero rampante, sinonimo di passione, ardimento, fuoco.

Cottiga rappresenta una punta di diamante per l’arte della città e quel suo laboratorio, zeppo di opere da consegnare o conservare, racconta tutta la sua lunga storia.

Il Maestro si è scoperto capace e ispirato sin da bambino, quando, in spiaggia, si trastullava a giocare con la sabbia, a renderla forma e a conferirle un’anima.

Con il tempo quel gioco semplice diverrà “un mezzo per costruire un proprio mondo”, svela, durante una intervista che da tempo anelavo proprio lì, dentro il suo rifugio, fatto di forni, pennelli, dove l’odore acre di argilla sovrasta anche le parole.

“Fino a quando lavoravo, cioè fino ai 53 anni, coltivavo la scultura come passione, come dopo-lavoro, ma poi, libero di quest’ultimo, essa è entrata nella mia vita con sempre maggiore prepotenza”. Ascoltarlo parlare di sé è già un libro, le parole che usa con cautela, la ricerca del semplice ma dell’audace al contempo, conferiscono al Maestro un’aurea di saggezza ed estro.

E allora entriamo un po’ nel vivo della sua tecnica e dei materiali: “… La ceramica, ci sono rimasto imbrigliato fin da bambino, poi ho cominciato ad approfondirne gli aspetti e gli effetti della sua lavorazione e da subito comprendo come essa sia un mezzo di espressione artistica.”

Chi conosce le opere di Claudio Cottiga, sa bene come esse siano caratterizzate, oltre che dalla luce plastica della ceramica, che pare ammantata da raso, anche da tagli su di essa ed eseguiti in maniera raffinata: Cosa sono quei tagli, sono messi lì casualmente, oppure… “Quelli si chiamano ‘tagli intelligenti’ e ora sono uno stile, ma essi prevedono la dove la ceramica andrà a tagliarsi necessariamente per suo assestamento dopo le varie cotture.”

Le opere di Cottiga le possiamo ammarare in ogni angolo della città, dal portone laterale della Chiesa Arcipretale di San Michele ai due altari interni laterali; dal portone centrale della Chiesa della Zona Montarelli, a imponenti decori interni. E così nella Chiesa di Campo di Carne si nota la sua morbida firma e in molte abitazioni private.

I suoi capolavori sono stati esposti a lungo e in vari luoghi (tra cui il Museo Manzù), e tutti ricorderanno La Sfera. “Era pensata come fontana per l’anniversario di un quartiere urbano”, spiega il maestro. Con un diametro di 150 cm., pesa quasi 5 quintali, interamente in ceramica su intelaiatura di ferro. In questa opera sulla ceramica si coagula la sua vicenda, la sua vita “di seminatore di tracce….”

Claudio Cottiga, scultore, pittore, scenografo, allestitore di carri allegorici, costruttore di giocattoli, attraverso la Sfera ci pone “davanti ad una misteriosa veduta di un frammento della Città Ideale dove cavalli d’oro e turchese giocano a rincorrersi in un turbine metafisico tra pinocchi e sirene…” .

Lasciamo Cottiga, con il suo camice bianco fregiato di pennellate turchine e vermiglie, mentre porta a termine un ennesimo lavoro fatto di precisione, occhio clinico, immaginazione, cuore e passione.

Marina Cozzo

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