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Tra smart working ed esigenze di lavoro: ecco l’ufficio del futuro

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Smart working cosa cambia dal 31 marzo 2022

Il 2020 ha segnato un anno di svolta per il mondo del lavoro. E non soltanto per la crisi economica mondiale. La pandemia da Covid, infatti, ha rivoluzionato le abitudini di tutti, costringendo a rivedere anche i modi di lavorare. Le aziende, per evitare contagi, hanno dovuto far ricorrere i loro dipendenti – laddove possibile – allo smart working, ovvero al lavoro da casa, fornendoli di terminali collegati a una rete aziendale.

Quella che era una formula adottata principalmente nel nord Europa e in America ha iniziato ad essere familiare anche da noi, prima come obbligo, proprio per evitare il diffondersi del virus, poi – non appena l’obbligo è scemato – con il proseguire della tipologia visti i numerosi vantaggi sia per le aziende che per i lavoratori. Ciò ha provocato il mutarsi degli spazi degli ambienti lavorativi, come spiega questo articolo, che illustra i cambiamenti avvenuti e in avvenire, dando idea dell’ufficio del futuro a seguito della pandemia da Covid.

Smart working, vantaggi reciproci 

Per i datori di lavoro, infatti, c’è la convenienza poter ridurre, in diversi casi, le sedi fisiche, con riduzione dei costi di gestione. Per i lavoratori, invece, c’è meno stress, perché si risparmia il tempo della strada, non si sta in mezzo al traffico e di conseguenza si migliora la qualità della vita: il tempo risparmiato può essere dedicato alla famiglia, agli hobby, agli amici. I lavoratori, inoltre, da casa sono – o almeno pensano di essere – più produttivi rispetto a quando sono confinati in ufficio: probabilmente l’ambiente familiare incide sull’umore e fa rendere maggiormente o, come affermano in molti, si lavora di più senza neanche accorgersene. Altro aspetto importante, si evita di utilizzare l’auto (o i mezzi pubblici), quindi si inquina di meno. Tutti fattori positivi che pesano a favore dello smart working.

Solo vantaggi? Ovviamente no

Ma fare smart working non significa avere solo vantaggi. Certo, è comodo alzarsi solo pochi minuti prima dell’inizio del proprio turno di lavoro e mettersi davanti al computer magari ancora in pigiama. Ma è proprio questo aspetto che, alla lunga, potrebbe dare conseguenze negative. Se in ufficio, in compagnia di colleghi, ci si sente in obbligo di prepararsi in un certo modo, nella comodità della propria casa si corre il rischio di lasciarsi andare, “tanto nessuno mi vede”. Certo, possono esserci delle videochiamate, allora in quel caso magari ci si sistema un po’, ma non come se si dovesse uscire per recarsi in azienda.

L’aspetto negativo, infatti, è proprio il minore contatto sociale con i colleghi rispetto a quando si lavora in ufficio, che porta anche a una minore condivisione di idee e alla difficoltà nel realizzare un buon lavoro di squadra, come risulta da uno studio promosso da Microsoft in 15 paesi europei tra cui l’Italia. Un’altro punto negativo evidenziato da chi lavora in smart working è la vulnerabilità della sicurezza dei dati, inferiore rispetto a quella che si ha in azienda. Ma anche una certa difficoltà a separare vita lavorativa da quella domestica: spesso infatti capita di interrompersi perché suonano alla porta o perché il bambino piange, oppure perché bisogna attaccare la lavastoviglie, “tanto ci metto un attimo”.

La cosa migliore? Alternare

Quale sarà dunque l’ufficio ideale per il futuro? Da casa o in azienda? Abbiamo dunque visto che nello smart working ci sono tanti pro ma anche alcuni contro. L’ideale è quindi proseguire su questa strada, ma alternando il lavoro da casa con quello nell’ufficio tradizionale. Questo nel tempo porterebbe a un guadagno per l’ambiente, grazie a una riduzione dell’uso delle automobili e dei trasporti, ma soprattutto a un miglioramento della qualità di vita dei lavoratori, che sarebbero meno stressati e potrebbero godersi di più la famiglia senza però perdere i contatti con i colleghi e con il mondo esterno. 

 
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