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Regione Lazio: il monitoraggio di Goletta Verde sul litorale

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Dei 25 punti monitorati sulla costa, 14 risultano avere parametri oltre i limiti di legge. Di questi, 9 sono stati giudicati “fortemente inquinati” e 5 “inquinati”. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con i quali l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare. E’ questa, in sintesi, la fotografia scattata lungo le coste del Lazio da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane nei pressi della barriera anti-rifiuti sull’Aniene, a Roma, sono stati Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente,Cristiana Avenali, responsabile per i contratti di fiume della Regione Lazio e Maurizio Gubbiotti, presidente di RomaNatura. Per la prima volta quest’anno la campagna ambientalista non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. Il viaggio ideale lungo la Penisola vive infatti di una formula inedita, ma che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane. 

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

È bene ricordare che il monitoraggio di Legambiente non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari, prendendo prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare. Le località costiere, inoltre, spesso pagano problematiche che si estendono fino ai comuni dell’entroterra. La denuncia sulle carenze depurative da parte di Legambiente vuole provare a superare questo deficit, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori. Il monitoraggio delle acque nel Lazio è stato eseguito dal 30 giugno al 2 luglio da volontari e volontarie dell’associazione. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. In provincia di Viterbo sono stati due i punti sotto i riflettori: entro i limiti il punto sulla foce del fiume Fiora a Montalto di Castro e inquinato il punto sulla foce del Marta a Tarquinia. Su undici prelievi in provincia di Roma sono risultati 6 “fortemente inquinati” e 1 “inquinato”. Si tratta della foce del fiume Arrone a Fiumicino (loc.Fregene), del ramo della foce del Tevere presso Torre Clementina a Fiumicino, del punto a mare di fronte la foce del canale all’altezza di via Filadelfia a Pomezia (loc.Torvajanica), delle foci del Rio Torto e del Fosso Grande, entrambe ad Ardea, del punto sul canale Loricina nei pressi di via Matteotti a Nettuno. “Inquinato” il punto alla foce del Rio Vaccina a Ladispoli. Entro i limiti 4 punti sulla spiaggia nei pressi di via Olimpo in località Santa Severa a Santa Marinella; il punto sul Fosso Zambra a Marina di Cerveteri; il Canale dei Pescatori a Ostia e il punto a mare di fronte la Foce fosso Cavallo Morto a Lido dei Gigli ad Anzio. Dei dodici punti indagati in provincia di Latina sono risultati 3 “fortemente inquinati” e 3 “inquinati”. “Fortemente inquinati” i punti nella spiaggia nei pressi di Foce Verde a Latina; nel mare di fronte la foce del Rio Recillo a Marina di Minturno e il punto sulla spiaggia di fronte Rio Torto, (incrocio tra viale Europa e via Gibraleon) a San Felice di Circeo, quest’ultimo era stato anticipato nel corso di un blitz di Legambiente lo scorso 14 luglio. “Inquinati” 2 punti a Fondi (alla foce del canale Sant’Anastasia e in mare fronte foce del canale pedemontano tra via Guado I e la strada consortile) e uno a Formia, sulla foce del Rio Santacroce in località Gianola. Entro i limiti tre punti campionati nel territorio comunale di Terracina: sulla spiaggia a destra della foce del canale Sisto, sulla spiaggia a destra della foce del fiume Portatore e sulla spiaggia la spiaggia di levante adiacente alla darsena del porto. Nessun superamento del limite di legge anche per la spiaggia su via Colombo (all’incrocio con via Doria) a Sperlonga, sul punto in corrispondenza del torrente Lorgato a Gaeta e sullo sbocco del canale a sud della darsena a Marina di Minturno. C’è da sottolineare che tre dei cinque punti risultati inquinati non rientrano tra le aree campionate dalle autorità competenti mentre i due prelevati a Fondi ricadono in aree giudicate balneabili con giudizio sulla qualità delle acque, sul Portale delle Acque del Ministero della Salute, “sufficiente” in un caso ed “eccellente” nell’altro. Sette dei nove punti risultati fortemente inquinati, invece, ricadono in zone non campionate dalle autorità competenti (che non dovrebbero quindi essere considerate balneabili). Gli altri due punti (a Minturno e a San Felice Circeo) sono considerati, nonostante la presenza di due punti critici lungo quella porzione di costa, balneabili con giudizio delle acque rispettivamente “eccellente” e “sufficiente”, sempre sul Portale delle Acque. Oltre la metà delle analisi di Goletta Verde mostra che ci sono serie criticità da affrontare lungo la costa del Lazio – dichiaraRoberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – e ci rivolgiamo in primo luogo ai Comuni, ai quali chiediamo di leggere con attenzione questi risultati, causati, senza ombra di dubbio da difficoltà depurative o scarichi illegali di reflui. L’enorme potenziale di bellezza, tutela della biodiversità, ecosostenibilità e sviluppo di una blu economy sana per tutto il nostro litorale, passa indissolubilmente dalla qualità del mare: noi indaghiamo i punti più critici e ci mettiamo a totale disposizione per verificare le cause dei problemi, senza voler dare alcun titolo di balneabilità, tanto meno giudizi complessivi sul mare di ogni comune. Inviamo alle Amministrazioni Comunali e alla Regione, alle forza dell’ordine e agli stakeholders territoriali questi risultati, perché ciascuno faccia il possibile nella risoluzione dei problemi, potenziando i depuratori e fermando l’abusivismo fognario che è una delle gravi conseguenze dell’abusivismo edilizio e dell’aggressione del cemento sulle coste. Azioni reali e concrete si possono e si devono costruire, e a dimostrazione di ciò, presentiamo quest’anno i dati davanti alla barriera anti rifiuti dell’Aniene dove, grazie all’ufficio di scopo per i Contratti di Fiume della Regione e alla disponibilità di RomaNatura ad ospitarla in una delle sue aree nella Capitale, ha preso vita un’importante laboratorio di cambiamento positivo per il mare; grazie a questa barriera, insieme a quella posta a Fiumicino lungo il Tevere, i rifiuti flottanti vengono fermati prima di raggiungere la costa, e le plastiche raccolte prima di disgregarsi in microplastiche nel mare”. Se la mala depurazione è il problema principale da affrontare per restituire ai cittadini tratti di costa più puliti, non meno importanti sono i controlli dei punti critici che portano l’inquinamento al mare e l’informazione rivolta ai cittadini – commenta Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente – non è più tollerabile che la maggior parte dei punti campionati da Goletta verde ricadano in zone non controllate dalle autorità competenti. Spesso questi tratti di costa abbandonati (che per definizione, quindi, non dovrebbero essere balneabili) sono a ridosso di lidi attrezzati o di spiagge libere ma sono sprovvisti della cartellonistica che informa correttamente i bagnanti sulle criticità che potrebbe trovare”.

 Il monitoraggio scientifico

I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti da tecnici e volontari di Legambiente. L’ufficio scientifico dell’associazione si è occupato della loro formazione e del loro coordinamento, individuando laboratori sul territorio. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli). Il numero dei campionamenti effettuati viene definito in proporzione ai Km di costa di ogni regione.

LEGENDA
Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) i giudizi si esprimono sulla base dello schema seguente: 

INQUINATO = Enterococchi intestinali >200 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >500 UFC/100ml.

FORTEMENTE INQUINATO = Enterococchi intestinali >400 UFC/100 ml e/o Escherichia Coli >1000 UFC/100ml.

Permangono le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Il cartello sulla qualità delle acque è presente solo in un punto dei 25 monitorati, mentre il cartello didivieto di balneazione è stato riscontrato solo in tre casi, sulle 12 foci prese in considerazione. Anche per l’edizione 2020 il CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, affianca, in qualità di partner principale, le campagne estive di Legambiente, Goletta Verde e di Goletta dei Laghi. Nel 2019 il CONOU ha provveduto nel Lazio alla raccolta di 11.918 tonnellate di olio lubrificante usato, un dato in crescita rispetto all’anno precedente quando il totale raccolto è stato pari a 11.675 tonnellate. L’olio minerale usato è un rifiuto pericoloso che, se smaltito impropriamente, può determinare gravi effetti inquinanti. Se gestito e rigenerato correttamente, può divenire una risorsa preziosa che torna a nuova vita sotto forma di basi lubrificanti. Preservare l’integrità degli ecosistemi acquatici è un obiettivo centrale per il CONOU, impegnato da 36 anni ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi. Basti pensare che, dall’inizio della sua attività, il Consorzio ha salvato dall’inquinamento una superficie grande due volte il mar Mediterraneo” dichiara Paolo Tomasi, Presidente del CONOU. 

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