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Delitto Barsottelli, tra processi e dubbi giudiziari: l’atroce omicidio del 18enne Ottavio Barsottelli

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L’omicidio di Ottavio Barsottelli – passato alla cronaca come delitto Barsottelli – risale all’11 settembre del 1931, quando il ragazzo – appena 18enne – venne aggredito in via Regia, a Viareggio.

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Delitto Barsottelli – Ilcorrieredellacittà.com

 

Fu la stessa vittima a fare i nomi dei suoi aggressori, ma la vicenda è stata attraversata da non pochi dubbi ed errori giudiziari, e solo anni dopo il delitto, sono stati fatti i nomi dei reali colpevoli. 

Il delitto Barsottelli 

È la notte dell’11 settembre del 1931, quando la quiete viareggina viene squarciata dai lamenti di un ragazzo di appena 18 anni – Ottavio Barsottelli – che viene trovato legato ai binari del treno nei pressi del passaggio a livello di via Regia, a Viareggio. La circolazione ferroviaria viene bloccata, ma la scena che si trovano davanti agli occhi i soccorritori è raccapricciante. 

Ottavio Barsottelli riesce a raccontare l’agguato di cui è stato vittima, prima di esalare l’ultimo respiro. Il ragazzo riferisce di essere stato aggredito da tre persone, che lo hanno legato a un palo del telegrafo, poi pestato con calci e pugni e infine legato ai binari, dove viene poi ritrovato. Un treno gli aveva tranciato la mano e la gamba sinistra, ma prima di morire il 18enne fa i nomi dei suoi aggressori: Ferruccio Maurri, 23 anni, e i fratelli Fausto e Leonildo Zappelli, entrambi marinai, rispettivamente di 22 e di 30 anni. 

Il movente del delitto sarebbe da ricercare nell’attrito che si era creato tra Maurri e la vittima dopo un furto commesso qualche mese prima in una tabaccheria di Viareggio. I tre giovani indicati dalla vittima vengono arrestati e le forze dell’ordine li salvano da un tentativo di linciaggio da parte della folla. 

Il processo 

Il delitto Barsottelli sconvolge profondamente la città di Viareggio. Si apre il processo, che – alcuni mesi dopo – si conclude con l’assoluzione di Leonildo Zappelli, e la condanna all’ergastolo per il fratello minore Fausto e per l’altro indagato, Ferruccio Maurri. Ben presto però inizia a farsi strada la convinzione che sia stato commesso un grave errore giudiziario. L’ipotesi è che la vittima abbia avuto paura di fare i nomi dei veri colpevoli. 

Nel 1939 arriva la svolta, quando gli inquirenti consegnano ai magistrati un fascicolo, in cui vengono messi, nero su bianco, i nomi dei veri responsabili del delitto Barsottelli, che riceveranno la grazia dal presidente Giovanni Gronchi. La verità emerge nel 1959, tramite un articolo di giornale, in cui si parla dei killer facenti parte di una banda di ex squadristi, impegnati in loschi affari, quali ricettazione, ricatto e rapina. 

Diversi anni dopo, lo scrittore Divier Nelli pubblica il libro Falso Binario, che gli costerà una denuncia per diffamazione (nel 2016 Nelli sarà assolto da tutte le accuse). Nel volume firmato dal viareggino si ipotizza che il delitto Barsottelli sia stato commissionato dalla stessa banda che aveva organizzato la rapina nel negozio dello Sciacqua, per evitare che la vittima dicesse la verità sul furto.

 

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