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L’omicidio di Alessandro Floris e l’inizio degli anni di piombo

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Alessandro Floris era un fattorino dell’IACP, ucciso nel corso di una rapina a opera dell’organizzazione terroristica del Gruppo XXII Ottobre.

mario rossi
Mario Rossi, il killer di Alessandro Floris – Ilcorrieredellacittà.com

 

Le immagini dell’omicidio, catturate casualmente da un fotoamatore, rimasero impresse nella memoria collettiva. L’omicidio di Alessandro Floris sarebbe stato il primo della lunga scia di sangue dei cosiddetti anni di piombo.

L’omicidio di Alessandro Floris

Alessandro Floris, 31 anni all’epoca dei fatti, era un fattorino dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari (IACP). Fu ucciso il 26 marzo 1971 a Genova. La sua morte segnò l’inizio di una tragica stagione di terrorismo in Italia, quella dei cosiddetti anni di piombo. Floris stava cercando di proteggere la borsa contenente gli stipendi dei dipendenti dell’ente quando fu ucciso durante una rapina. Le immagini violente dell’omicidio, catturate casualmente dallo studente e fotoamatore Ilio Galletta, rimasero impresse nella memoria collettiva.

La scena del delitto si svolse tra la sede dell’IACP in via Bernardo Castello, la scalinata Giovanni Verga e via Banderali. Floris, emigrato dalla Sardegna, inseguì i rapinatori che stavano fuggendo con un bottino di oltre 17 milioni di lire. La pellicola di Galletta documentò l’intera sequenza: Floris che tentò di aggrapparsi ai terroristi in fuga su una Lambretta rubata, ma fu colpito all’addome dalla Smith & Wesson calibro 38 dei rapinatori.

Il giovane fattorino fu la prima vittima innocente di un gruppo organizzato autodefinitosi “rivoluzionario”, noto come Gruppo XXII Ottobre. Gli inquirenti non conoscevano nemmeno il nome di questo gruppo fino a quel momento. La denominazione “Gruppo XXII ottobre” fu coniata dai giornali e derivò dalla data del timbro su un biglietto ferroviario ritrovato nella tasca della giacca di uno dei killer di Floris.

Grazie alle schiaccianti prove fotografiche, gli inquirenti arrestarono rapidamente i responsabili dell’omicidioMario Rossi, capo della squadra e considerato l’esecutore materiale dell’assassinio, fu fermato dai Carabinieri mentre era ancora in fuga sulla Lambretta. Augusto Viel, complice di Rossi, fu arrestato dopo aver cercato di travestirsi da donna per sfuggire alla cattura.

Il processo contro il gruppo XXII Ottobre

Dietro quella mal organizzata banda di rapinatori si celavano – in realtà – i germi del terrorismo che avrebbe visto il suo apice nella lunga stagione delle Brigate Rosse. La banda che uccise il giovane fattorino sardo veniva dal proletariato industriale della Val Bisagno, ed era caratterizzata da un’eterogeneità di background politico ed economico. Tutti erano però accomunati dall’idea che il fascismo fosse un pericolo, soprattutto dopo quanto accaduto a Piazza Fontana. 

Il gruppo nacque due anni prima con il nome generico di “banda Gap” e passò all’azione poco dopo con una serie di attentati nella zona del capoluogo ligure. Il processo contro il Gruppo XXII Ottobre coinvolse il giudice Mario Sossi, che fu rapito dalle Brigate Rosse nell’aprile 1974.

mario sossi
Il rapimento del giudice Mario Sossi – Ilcorrieredellacittà.com

 

I terroristi chiesero la liberazione dei “compagni” della XXII ottobre in cambio della sua liberazione. Il giudice Francesco Coco si oppose fermamente a cedere al ricatto. Nonostante gli sforzi, Sossi fu liberato, ma sette anni dopo, durante il sequestro Moro, le Brigate Rosse chiesero nuovamente la liberazione degli assassini di Floris, dimostrando il continuum di violenza tra il Gruppo XXII Ottobre e le Brigate Rosse.

Per quanto riguarda l’omicidio di Alessandro Floris, Mario Rossi fu condannato alla pena dell’ergastolo, insieme a un altro esponente del gruppo ritenuto il basista dell’operazione. Altri 14 imputati furono condannati a un totale di 390 anni di reclusione.

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