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Omicidio di Emilio Alessandrini, il magistrato ucciso da un commando di Prima Linea

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Il magistrato Emilio Alessandrini venne ucciso la mattina del 29 gennaio 1979, dopo aver lasciato il figlio Marco a scuola, alle elementari di via Colletta a Milano. 

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Omicidio del magistrato Emilio Alessandrini – Ilcorrieredellacittà.com

 

Un commando armato fece fuoco nella sua auto: Emilio Alessandrini morì sul colpo, sotto quella raffica di proiettili esplosi a bruciapelo dal finestrino della Renault 5, mentre la vittima era ferma a un semaforo. L’azione fu immediatamente rivendicata da un gruppo di estrema sinistra. 

L’omicidio di Emilio Alessandrini

Era il 29 gennaio del 1979 quando Emilio Alessandrini, magistrato e sostituto procuratore di Milano, venne freddato da una raffica di colpi di pistola esplosi da un commando armato di Prima Linea. Quella mattina, la vittima aveva appena accompagnato il figlio Marco alle elementari di via Colletta a Milano. Risalito in auto per andare al lavoro in Tribunale, all’incrocio tra viale Umbria e via Muratori, due uomini armati si avvicinarono all’auto – una Renault 5 – e scaricarono otto colpi di pistola nell’abitacolo. Il magistrato morì praticamente sul colpo. 

A pochi metri, altri due complici dei terroristi rimasero a bordo di un’auto, utilizzata per la fuga, mentre un quinto complice fece esplodere un fumogeno per coprire la fuga. L’anno successivo al delitto del magistrato, il brigatista Roberto Sandalo svelò la composizione del gruppo armato che aveva ucciso Alessandrini: Marco Donat-Cattin e Sergio Segio furono indicati come i responsabili dell’agguato, mentre Umberto Mazzola e Michele Viscardi erano di copertura. L’ultimo elemento del gruppo di fuoco era Bruno Russo Palombi, alla guida dell’auto a bordo della quale il commando era fuggito

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Omicidio Emilio Alessandrini rivendicato da Prima Linea – Ilcorrieredellacittà.com

 

Poche ore dopo il delitto, l’organizzazione armata di estrema sinistra – Prima Linea – rivendicò l’azione omicida contattando i quotidiani nazionali. La rivendicazione citava: “Oggi, 29 gennaio 1979 alle ore 8,30 il gruppo di fuoco Romano Tognini “Valerio” dell’organizzazione comunista Prima Linea, ha giustiziato il sostituto procuratore della repubblica Emilio Alessandrini.”

Il solerte lavoro cui il magistrato si dedicò negli ultimi mesi della sua vita e la repressione dei gruppi di estrema sinistra furono il vero movente dell’omicidio.

Gli arresti e le condanne

La notte dell’omicidio, le forze di polizia misero in atto una intensa operazione nei confronti di alcuni esponenti di estrema sinistra. Solo nel maggio seguente, però, le parole del brigatista pentito diedero una vera sferzata alle indagini sull’omicidio del magistrato Alessandrini con i primi arresti. Nel 1983 il processo prese il via a Torino e quello stesso anno si concluse con le condanne dei responsabili. Sergio Segio, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, fu condannato all’ergastolo. Al complice Bruno Rossi Palombi vennero inflitti 24 anni di detenzione. 

Marco Donat-Cattin, figlio di uno dei massimi esponenti della Democrazia Cristiana, Carlo Donat-Cattin, fu condannato a otto anni di reclusione, e ottenne in seguito la libertà provvisoria. Gli arresti segnarono la definitiva rottura del gruppo di estrema sinistra, che si ritrovò letteralmente decapitato. 

 

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