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Omicidio di Gaetano Amoroso, il militante comunista assassinato dai fascisti

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L’omicidio di Gaetano Amoroso risale alla sera del 27 aprile 1976, quando lo studente-operaio fu assalito da un gruppo di fascisti in via Uberti, a Milano. 

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Gaetano Amoroso – Ilcorrieredellacittà.com FOTO by Infoaut.org

 

Erano gli anni di piombo, delle lotte armate e del terrorismo. Appena due giorni dopo fu ucciso il consigliere provinciale dell’MSI, Enrico Pedenovi, dagli esponenti di Prima Linea. 

Gaetano Amoroso, chi era lo studente assassinato dai fascisti

Gaetano Amoroso – nato a Milano nel quartiere di Porta Venezia – era uno studente-lavoratore, appassionato – sin da giovanissimo – delle agitazioni portate avanti dal Partito Comunista Italiano. Un impegno politico e culturale, il suo, che lo portò a occupare la fabbrica in cui lavorava il padre. Un’azione decisiva, grazie alla quale gli operai riuscirono a ottenere una riappropriazione dei beni. 

In quello stesso periodo partecipò alla lotta per riassegnare le case di piazza Risorgimento alle famiglie più indigenti della periferia milanese. La sua militanza passò, dapprima, per il gruppo Unione Comunisti Italiani, per poi arrivare ai Comitati Antifascisti. La partecipazione ai gruppi di sinistra, ben presto, gli attirò l’odio dei gruppi neofascisti

L’agguato mortale

La sera del 27 aprile 1976, Gaetano Amoroso e il gruppo di amici con cui stava rientrando da un’assemblea al comitato antifascista di via Arconate, vengono aggrediti in via Carlo Goldoni. Tre di loro riescono a sottrarsi all’aggressione, Gaetano Amoroso viene colpito con una coltellata al ventre. Morirà due giorni dopo.

Carlo Palma riceve una coltellata al petto, tenta la fuga ma è bloccato da altri fascisti che sopraggiungono da dietro e nuovamente accoltellato alla pancia, poi colpito con calci e pugni. Ha l’intestino spappolato, ma nonostante tutto, riesce a sopravvivere. 

Luigi Spera viene colpito con delle chiavi inglesi, poi accoltellato e colpito con delle spranghe. Anche lui riesce miracolosamente a salvarsi. A quel punto gli aggressori si danno alla fuga. 

Il processo e le condanne

Il 6 novembre del 1979 prende il via il processo: le accuse sono di omicidio e tentato omicidio. In gabbia ci sono otto imputati, un altro risulta latitante e la difesa schiera 13 avvocati. La linea difensiva è chiara sin da subito: negare la prima versione dei fatti resa dal PM, che avrebbe stravolto le deposizioni, per via di un sinistrismo allora dilagante. 

Ecco che gli otto imputati ripetono, come una poesia, una storiella imparata a memoria: “Eravamo appena scampati a una aggressione nei pressi della sezione del MSI di via Guerrini. Stavamo andando a casa. Uno di noi ha creduto di riconoscere in via dei Mille una persona che lo aveva aggredito qualche giorno prima. Così siamo scesi dalle auto e siamo stati aggrediti”.  

Il 27 novembre 1979 la Corte d’Assise di Milano emette la sentenza per l’omicidio di Gaetano Amoroso. Croce, Pietropaolo e Cavallini (il latitante) vengono condannati a vent’anni di carcere; tredici anni è la condanna per tutti gli altri imputati.

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