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REPORTAGE: Viaggio Nella Crisi ad Atene

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I GRECI POSSONO INSEGNARE QUALCOSA ANCHE A NOI ITALIANI?

La crisi economica che sta attanagliando la Grecia, paese membro della “zona Euro” è in questi giorni sotto i riflettori di tutto il mondo.

L’origine, secondo gli analisti di tale crollo economico, sta nel fatto che il governo di Atene ha per anni nascosto la vera entità del suo debito pubblico.

Il problema è esploso nel momento in cui il paese ha cominciato a vendere le sue obbligazioni a compratori esteri, ignari del reale stato delle finanze del Paese.

Oltre alle banche, purtroppo anche le istituzioni pubbliche sono rimaste coinvolte (la regione Lombardia avrebbe bond greci per centinaia di milioni di euro).

Ecco perché salvare la Grecia dalla bancarotta è stata valutata come una misura necessaria per evitare di trascinare nel baratro molte altre entità finanziarie e la stessa moneta Euro.

Ed ecco perché tutti i Governi, compreso il nostro, hanno deciso in fretta di elargire aiuti anche in presenza di così evidenti violazioni finanziarie, concedendo alla Grecia un prestito di 120 miliardi di euro da restituire in tre anni.

Di contro, il Governo Greco dovrà impegnarsi a varare una politica di sacrifici per rientrare in carreggiata, cosa che peraltro è già stata votata a maggioranza Venerdi 6 Maggio.

Tale vicenda rimette in evidenza la mancanza di regole e controlli severi e condivisi a livello globale che rendano il mercato della finanza più trasparente, cosa che era stata auspicata da Barak Obama il primo giorno della sua Presidenza ma che evidentemente è ancora disattesa.

Le notizie delle proteste ad Atene e nelle principali città Elleniche sono arrivate con grande risonanza anche da noi, proteste di tutti gli strati sociali della società che non riconosce come legittimo il provvedimento del Governo in carica, che prevede a conti fatti una media del 35% di riduzione del potere di acquisto dei salari. La rabbia del popolo è più che giustificata, dal momento che tutti, compresi i migliori analisti di mercato, concordano nel dire che la responsabilità della situazione attuale di insolvenza dello Stato sia da imputare agli errati comportamenti dei governanti.

Purtroppo i gravissimi incidenti scatenati dalle avanguardie violente, mescolate ai trecentomila Cittadini che dimostravano davanti al Parlamento, hanno determinato la morte di tre persone all’interno di una Banca data alle fiamme, fatto che ha indignato l’opinione pubblica mondiale.

Ed è appena dopo i tragici avvenimenti del 5 Maggio che chi vi scrive parte per Atene, con l’intento di verificare l’atmosfera del Paese e parlare con la gente comune, che subirà questa crisi sulla propria pelle.

Il giorno dopo gli scontri Atene è una Città tranquilla, placida, sotto un sole già estivo ma rinfrescata dal “Meltemi”, il vento dell’Egeo.

Alla Plaka, il Cuore vivo e storico della Capitale, ho appuntamento con Francesco – un italiano ex dipendente di un’azienda farmaceutica di Pomezia – trasferitosi ad Atene tre anni fa definitivamente per lavorare in una grande Multinazionale.

“Quello che i greci temono e che noi italiani magari non comprendiamo – spiega Francesco – è che questo arrivo massiccio di capitali dagli altri paesi abbia poi ripercussioni sull’autonomia del Paese.

Questa è la Nazione più autoctona, per dirla con un termine di etimologia greca, tra tutti i Paesi dell’Euro; è legato a tradizioni agricole millenarie ed è abituato ad un’industria manifatturiera locale. Temono l’invasione di industrie che sfrutteranno la loro manodopera a basso costo e questo che sia solo la testa di ponte per una selvaggia vendita di pezzi dello Stato ad investitori stranieri”.

Francesco ci fa da traduttore con il titolare della Taberna dove pranziamo. L’uomo ci dice che questa restrizione degli stipendi porterà un effetto negativo a lungo termine sugli esercizi commerciali che rischiano la chiusura, e maledice chi ha generato gli incidenti del 5 Maggio, per gli effetti negativi che questa notizia riportata dai media di tutto il mondo avrà nei mesi prossimi sul turismo.

Al momento notiamo che i turisti non mancano, ma si deve calcolare che questa onda umana che sale su per il bellissimo Viale Dyonisiou Aeropagytou per contemplare il Partenone aveva già programmato questo viaggio da tempo, quindi da prima che scoppiassero questi problemi. Se calcoliamo che la Grecia ha le sue maggiori entrate proprio grazie al turismo si può capire quanto danno può provocare un’immagine negativa del Paese…

Andiamo a vedere cosa resta dei giorni della protesta davanti alla sede del Parlamento, un edificio maestoso dove riposa anche il milite ignoto Greco e dove si compie sotto gli occhi dei turisti uno dei più singolari “cambi della guardia”, un rito quasi sacrale nei movimenti oltreché nei costumi dei soldati.

Anche qui tutto è tranquillo: ci sono centinaia di turisti pronti a riprendere l’evento che accade ogni ora, senza nessuna misura di protezione né di controllo da parte della Polizia; i soldati passano marciando in mezzo alle persone fieri e tranquilli e si stenta a credere che qui ci sia stata guerriglia solo 48 ore prima.

Nella piazza c’è un Sit-in di protesta, nei cartelli che i manifestanti espongono ci sono chiare richieste di elezioni anticipate e l’invito ad una politica rigorosa ma che non colpisca i più poveri.

Il Tassista che ci porta a spasso per la città ci dice in italiano che “Berlusconi e Sarkozy sono amici di Papandreu, lo salvano prestandogli soldi così non lo fanno cacciare dal popolo”.

E non è solo la sua opinione, perché a quanto si sente sulle strade dalla gente comune, sembra essere diffusa la convinzione che si sia voluto aiutare più i Governati che la Nazione.

La sera, per dimenticare qualche ora i problemi economici, gli amici greci ci invitano ad una festa privata, dove ci accoglie un’atmosfera misurata ma calda. All’improvviso escono fuori dal nulla una chitarra ed un Bouzouki, strumento tradizionale greco, ed allora giovani e meno giovani cantano canzoni struggenti e secolari, dal suono quasi orientale e dalla melodia struggente.

In una di queste, traduce Avràa, insegnante di danza tradizionale, si narra di una donna lontana dalla Patria e della nostalgia che Essa prova al pensiero.

La fierezza di un popolo forte ed unito si palesa sotto forma di note e musica che sembrano venire da lontano e ci fa comprendere che l’unità mostrata in piazza questi giorni è un’unità vera, aldilà dei connotati politici, che nasce dal passato e dalla fierezza di sentirsi Nazione .

Quanto, viene da aggiungere malinconicamente, manca a noi Italiani; questa fierezza, incapaci come siamo di fare fronte comune e divisi sempre anche nei grandi temi comuni, storditi dai Media e mai protagonisti attivi della vita sociale e politica, ma semplici “deleganti” verso politici che, come le recenti cronache di quella che potrebbe essere la nuova tangentopoli (vedi il caso Anemone, che ha portato alle dimissioni del Ministro Scajola e che sembra esser solo la punta di un iceberg enorme) non si curano di superare i limiti della decenza nello sperpero del denaro pubblico che potrebbero portarci nel baratro della Bancarotta a brevissimo.

Soffiasse quindi fin qui quel vento di protesta e di fierezza dell’Egeo, e più su fino a tutta l’Europa,  per chiedere una politica più pulita e, soprattutto, più vicina alle esigenze ed alle problematiche dei cittadini e che sia più a misura di Uomo e non di profitto.

MAURO VALENTINI

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