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ERA DAVVERO “UNA STORIA A LIETO FINE”?

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Nell’edizione cartacea di Gennaio abbiamo pubblicato un articolo nel quale si parlava di un uomo di Ardea che, a seguito di un grave problema di salute, aveva perso il lavoro ma non era ancora riuscito ad ottenere la pensione di invalidità. Questo lo portava, dal momento che si trovava senza stipendio né pensione, ad uno stato di indigenza tale da non consentirgli neanche le cure necessarie per la riabilitazione. I suoi problemi sembravano essere stati risolti dall’Assessorato ai Servizi Sociali di Ardea, ma, a quanto pare, le cose non stavano esattamente come ci avevano riportato. Ci sembra pertanto giusto dare la parola al protagonista di questa storia, che vuole fare le dovute precisazioni. Speriamo che dopo aver sentito la versione del “sig. Mario” (il nome era stato inventato per rispetto della privcy) l’amministrazione comunale si metta in contatto con lui per definire ruoli, doveri e competenze.\n\n“Carissimo direttore, \n\nio sono il sig. Mario tanto nominato nel suo numero di 1 di gennaio dall’assessore ai servizi sociali….l’articolo si intitolava “Una storia a lieto fine”.\n\nSolo ora posso dire che la mia storia sia andata a lieto fine, e non del tutto, ma non certo a gennaio e tanto meno grazie alle persone nominate nell’articolo.\n\nIo chiesi aiuto alla CRI di Anzio, che mi ha messo in contatto con un’associazione di volontari dove ho trovato supporto aiuto e amicizia. Quest’associazione non si è presentata politicamente, tanto meno con interessi oggettivi, ma i volontari si sono presentati con i loro nomi, senza chiedere assolutamente nulla in cambio.\n\nMi hanno aiutato nel fare il modello ISEE necessario per la richiesta di assistenza domiciliare, mi hanno consegnato pacchi alimentari senza che io lo chiedessi, con l’aiuto di una persona che poi ho conosciuto telefonicamente, Domenico Ferone, che mi ha aiutato acquistando per me generi alimentari non presenti nei pacchi. Tutti insieme mi hanno aiutato a sollecitare la pratica dell’INPS – che solo pochi giorni fa mi ha riconosciuto l’invalidità – hanno presentato la documentazione a Roma per la patente speciale con la quale potrò diventare indipendente ed autonomo, hanno presentato la richiesta di pensione anticipata, si sono preoccupati per il contratto Enel e di tutto il resto.\n\nMi rivolgo all’Assessore: io non ho mai incontrato nessuno di voi qui da me se non telefonicamente, solo per sapere chi poteva aver scritto la notizia sulla rivista. I Volontari che sono stati denigrati mi hanno fatto ottenere la residenza e la carta d’identità nuova, tutto tramite messo del Comune, senza farmi spostare da casa, cosa che mi sarebbe costata soldi, necessari invece per la riabilitazione alla gamba.\n\nQuindi chiedo alle persone politiche competenti dove hanno visto il bus della Provincia, che da me non è mai venuto: le pratiche sono partite grazie alle persone che le hanno presentate al posto mio.\n\nMi sento a questo punto in dovere di ringraziarle personalmente, facendone i nomi, perché hanno sempre agito per amore verso il prossimo e non per convenienza: ringrazio Donatella, Loretta, Domenico e gli altri loro amici che mi hanno reso questi mesi meno pesanti e mi hanno ridato la fiducia nel prossimo.\n\nTuttavia nei mesi che sono stato ricoverato – causa una perdita e quindi una bolletta dell’acqua stratosferica – mi hanno staccato il contatore e a tutt’oggi sono senza acqua: ora i signori politici possono aiutarmi, consentendomi di bere, farmi una doccia dignitosa ed avere l’acqua che serve per cucinare? E’ vero che l’acqua mi è stata staccata per morosità, ma ero in dimissioni protette: lo Stato permette questo? La società “Idrica” ha potere di vita anche sugli invalidi? Sono11 mesi che “sopravvivo” senza stipendio e senza pensione, possibile che non esista una deroga? Chi aiuta le persone in difficoltà come me non devono essere messe al bando, ma ringraziate per il tempo che dedicano a chi ne ha bisogno, tralasciando i loro interessi. Senza di loro mi sarei sentito perso ed abbandonato, invece in questi giorni Donatella e Domenico mi hanno regalato un PC usato per aiutarmi a passare un po’ di tempo durante le mie lunghe giornate: cosa dire di persone così? Bastava che qualcuno avesse fatto la metà di quello che hanno fatto loro per essere chiamato “angelo”. Un grazie di cuore lo devo dare anche alle mie assistenti sociali, che ogni qualvolta si sono mosse hanno dimostrato attaccamento e professionalità, ed anche alle assistenti di Mano Amica,  in particolare a Susanna, che per due mesi mi è stata vicino come una sorella. E, ovviamente, grazie a Donatella, Loretta e Domenico”.

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