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PASCAL, I DUBBI DELL’INGEGNERE

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liceo pascal pomezia

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Riceviamo e pubblichiamo le constatazioni ed i dubbi sollevati da un ingegnere di Pomezia, l’ex presidente dell’Alpro Luigi Torreti, sulla chiusura del Pascal a causa delle vibrazioni percepite all’interno dell’edificio.

Sulla penosa vicenda del Pascal, credo l’istituto più grande e prestigioso tra le scuole del territorio, vorrei fare alcuni commenti ed alcune considerazioni.

Anche a me è capitato di affrontare problemi gravi e pericolosi per le persone. Quando si è convinti del rischio reale e incombente, se si hanno evidenze chiare e un ruolo di responsabilità, dalla baracca al grattacielo, si esce tutti, magari a calci nel sedere. In un’occasione finita sui giornali nel 2004 credo che un mio collega ed io, con la nostra prepotenza, abbiamo evitato un rischio mortale per almeno sette persone. Non era preveggenza o bravura, era quello che si doveva fare e, a parte i notevolissimi danni economici, almeno le persone e le loro famiglie non ne hanno sofferto tragicamente. C’è stato un risvolto penale dove io ho dovuto testimoniare e dovetti scusarmi per la rabbia  del coinvolgimento emotivo della mia testimonianza (non ero un imputato, ma quello che aveva trovato, poche ore prima del disastro, sette operai a svuotare un piano di un fabbricato di cinquecento anni con sopra un solaio che aveva ceduto di quasi dieci centimetri). Manco da essere tanto bravi, ma, poiché la professione offre e impone anche situazioni più tragiche, so che quando ti muore qualcuno che conosci, e ricordi con l’ultimo saluto fatto con un lampeggiare dei fari  la mattina presto e la mattina dopo accompagni la moglie e la prima figlia (maggiorenne, ce n’era una più piccola) a donare gli organi, qualcosa devi avere ben presente nella testa. E qualcosa devi imparare.

Che c’entra? Fate voi.

Pochi giorni fa abbiamo celebrato i cinquant’anni della tragedia del Vajont, un’opera straordinaria di ingegneria, ma qualcuno s’era dimenticato della geologia e della geotecnica. Scusate l’allusione sgradevole, ma è successo esattamente quello che succede quando la mattina si va al bagno. Solo duemila morti, dall’Adige fino all’Adriatico.

Ho visitato la Val di Stava, a Stava, Tesero, Cavalese. Lì, nel 1985, per il crollo di una diga privata (si estraeva fluorite per fare il dentifricio), ci furono 268 morti e una valle completamente distrutta e ridisegnata.

E per venire a noi, ricordo la tragedia di un piccolo terremoto a San Giuliano di Puglia (è in Molise) dove ad Halloween del 2002 morirono nel crollo di una parte della scuola elementare 27 bambini, tutti quelli del 1996, e la loro maestra. Un paese, storicamente, tagliato in due, da una scuola pensata e rimaneggiata chissà come.

Se infine ci vogliamo mettere pure la tragedia della casa dello studente all’Aquila, un fabbricato fasullo che oltretutto si contorceva e avvertiva in tutti i modi, nella fascia storicamente e scientificamente più potentemente sismica d’Italia (io lì ci sono nato e a due anni ho dormito nella seicento al campo sportivo), possiamo fermarci e ragionare.

Il risultato del ragionamento è che su queste cose non si deve scherzare. Non è vero che ad uccidere sono i terremoti: a uccidere sono i fabbricati e chi li ha “pensati”.

Quindi, venendo al Pascal, chiedo. E lo chiedo al nostro sindaco, perché i ragazzi che stanno lì dentro sono i nostri ragazzi e la prossima Pomezia.

Abbiamo il progetto architettonico del complesso scolastico?

Abbiamo il progetto strutturale? Chi lo ha fatto?

Conosciamo il nome del Direttore dei Lavori?

Abbiamo il Collaudo delle strutture?

Abbiamo una (preventiva) relazione geologica/geognostica del sito?

Abbiamo informazioni e dati dell’impresa che ha realizzato il fabbricato?

Abbiamo la documentazione finale dell’appalto?

So bene che non tutto dovrebbe essere nella disponibilità del Sindaco, ma se non si dispone di quanto sopra, lasciamo perdere e andiamo a casa. Se non hai i disegni “veri” del fabbricato che cosa vuoi interpretare del suo comportamento? Le strutture si comportano come tu le hai pensate. Certo, ci sono errori, gente che ti leva qualche ferro perché l’ingegnere è esagerato, qualcuno che i disegni non l’ha nemmeno mai visti (sai, le copie costano…), qualcuno che cerca di risparmiare, sennò come fa a prendere l’appalto?.

Chi è che segue questa vicenda per il Comune e per la collettività di questa Città?

Qual è il protocollo delle indagini da svolgere? Chi le fa?

Chi accede ai luoghi pericolosi e con quali dispositivi di sicurezza individuali?

E mi fermo qui, perché uno dovrebbe andare a individuare tutto il cast del film. Però, sperando che  l’esagerato sia io e finisca qui, questa cosa non doveva accadere. Se volete ci ritorno, ma i ping pong di insignificanti documenti e la sicurezza fatta con le fotocopie e le firme, a me,  non mi incantano.

Spero che il sindaco, che critico altrove, ma non in questa occasione,  faccia tesoro della mia check list. Ma soprattutto, altrimenti che ho scritto a fare?, che alzi la voce e si faccia leader della gestione di questa vicenda che, vuoi o non vuoi, coinvolge un sacco di giovani ai quali qualche certezza dobbiamo dare.

Luigi Torreti

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