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Le diverse generazioni del web

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Il Web 3.0 non rappresenta affatto una novità. Tuttavia, la sua popolarità ha conosciuto una clamorosa rinascita nel corso del 2021, grazie al grande interesse suscitato da blockchain, criptovalute, tecnologie NFT e, più in generale, dall’immaginario di un Web decentralizzato che potrebbe rappresentare un’alternativa allo strapotere del Web 2.0 big tech.

Cos’è il web 3.0 ovvero la terza generazione del web

Il termine Web 3.0 è stato coniato per la prima volta da Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, nel 2004. Il termine doveva sostituire il termine “Web 2.0”, che era stato utilizzato per descrivere l’evoluzione delle applicazioni web nel decennio precedente.

Il concetto di Web 3.0 si è evoluto da allora, ma non esiste una definizione univoca di Web 3.0, in quanto rappresenta un termine ombrello per descrivere la terza generazione di servizi Internet per siti e applicazioni Web. In effetti, il Web 3.0 ha attraversato due fasi ben distinte nella sua caratterizzazione, a distanza di diversi anni l’una dall’altra.

Nella sua definizione originale, il Web 3.0 è altrimenti noto come web semantico o web intelligente, per la sua configurazione basata sui dati, alimentata dai servizi cognitivi dell’intelligenza artificiale, come previsto dallo stesso Tim Berners-Lee, il creatore del World Wide Web, circa due decenni fa. Questa versione avrebbe dovuto fornire un modo più intuitivo per computer e macchine di interagire tra loro su più piattaforme (come i dispositivi mobili) attraverso l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP).

Il Web 3.0 coinvolge un’ampia varietà di tecnologie come possibile risultato della convergenza di blockchain, NFT (Not Fungible Token), criptovalute (DeFi), intelligenza artificiale, realtà aumentata, realtà virtuale, big data e analytics con le risorse informatiche disponibili attraverso il cloud computing. Grazie a queste tecnologie, l’utopia originaria del Web 3.0 avanza almeno al passo di un sogno possibile. L’obiettivo diventa quello di creare un’economia decentralizzata, aperta e senza permessi, le cui applicazioni siano progettate in modo incentrato sull’utente.

Le generazioni precedenti: il web 1.0 e 2.0

Se il Web 1.0 ha monopolizzato la scena negli anni ’90, attraverso il canonico percorso dell’Hype Cycle delle tecnologie emergenti, gli anni 2000 hanno segnato la rinascita e la consacrazione del Web.

La data simbolo, quella da segnare sul calendario, è il 15 gennaio 2001, quando Jimmy Wales e Larry Sanger inaugurano la prima edizione di Wikipedia, la prima e tuttora più popolare enciclopedia online libera e collaborativa a cui ogni utente può contribuire con informazioni. In un colpo solo, Wikipedia ha portato sul web il fenomeno dei contenuti generati dagli utenti, un’azione di conoscenza corale dal basso verso l’alto che genera valore attraverso l’intelligenza collettiva.

Il 2003 segna un’altra pietra miliare: Google viene fondata da Larry Page e Sergey Brin all’Università di Stanford come progetto di ricerca sui motori di ricerca. Vale la pena notare che sia Larry Page che Sergey Brin erano laureati in informatica all’Università di Stanford; entrambi stavano lavorando al loro dottorato quando decisero di lanciare Google come società indipendente (che fu acquisita da AOL nel marzo 2001).

Nel 2004, l’arrivo di Facebook ha inaugurato una nuova era per i social network. Il primo sito a rendere popolare questo tipo di comunità online è stato Six Degrees, ma solo allora le persone hanno iniziato a prendere sul serio questi siti.

Oltre a Facebook, il portfolio social di Zuckerberg dispone anche di Instagram e Whatsapp, risultato delle rispettive acquisizioni miliardarie, e di Oculus, che sarebbe diventato il virtual reality brand della nuova holding che guarda al metaverso. Oltre ai social Network della holding Meta, ritroviamo valide e diffuse alternative come Twitter, attualmente al centro di una controversa acquisizione da parte di Elon Musk, Linkedin, il social business acquisito da Microsoft, Twitch, TikTok, Snapchat, Pinterest, Reddit, Telegram, Tinder e molti altri.

L’era del Web 2.0 ha visto l’ascesa prepotente dell’e-commerce, che è passato dall’essere un complemento accessorio a costituire il punto focale delle strategie di vendita al dettaglio delle aziende produttrici. Oltre all’e-commerce proprietario, disponibile sui canali ufficiali di un marchio, si è assistito alla crescita esponenziale dei marketplace, siti dedicati esclusivamente alla vendita sul web dove si possono trovare prodotti di diverse categorie merceologiche. Un nome su tutti: Amazon.

La strategia di Amazon si basa sull’offerta di un’ampia gamma di categorie e sottocategorie, con milioni di prodotti sempre disponibili. La forza dell’azienda risiede nella sua capacità di abbinare il commercio elettronico ai servizi di logistica e consegna su scala, fornendo soluzioni economicamente vantaggiose sia per le aziende che per i consumatori.

In conclusione

Come riportato anche nel blog Tech4Future, l tempo ci dirà se il Web 3.0 è davvero una visione del futuro o semplicemente un tentativo di recuperare il passato. Allo stato attuale, questa visione del futuro è, a detta di tutti, abbastanza plausibile da richiedere considerazione e discussione. Ma soprattutto, noi come società dobbiamo chiederci se questo tipo di sviluppo sia accettabile e auspicabile e, in caso affermativo, quali misure possiamo adottare ora per garantire una transizione sicura verso il Web 3.0.

 
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