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Nettuno, scoppia grana sull’assistenza domiciliare nel distretto Roma H6

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Una delle prime grane per il neo sindaco di Nettuno Angelo Casto potrebbe arrivare sull’Assistenza domiciliare per anziani e disabili, uno dei settori più delicati delle politiche sociali, alle quali il sindaco pentastellato è particolarmente attento, tanto da averne fatto uno dei punti qualificanti della sua campagna elettorale.
Il 1° agosto, infatti, la cooperativa Girotondo onlus nonostante anomalie, diffide e polemiche, dovrebbe subentrare nelle gestione del Servizio di Assistenza domiciliare e sociale a favore di persone fragili, come anziani e disabili, nei Comuni di Nettuno e Anzio (il distretto RomaH6). Questo per aver vinto una discussa gara d’appalto, bandita e gestita dalla precedente amministrazione commissariale, su cui pende, però, la spada di Damocle di numerosi ricorsi, oltre che proteste da parte dei sindacati.
L’anomalia più evidente, infatti, riguarda proprio le retribuzioni degli operatori impiegati e la qualità del servizio reso agli assistiti. Già nell’aprile 2016 i sindacati Cisl e Uil avevano scritto al Comune di Nettuno chiedendo un incontro urgente per chiarire come mai la commissione che aveva aggiudicato l’appalto non avesse espletato l’obbligatoria verifica sulla congruità complessiva dell’offerta ritenuta migliore, ovvero quella della cooperativa Girotondo.
Non era un cavillo burocratico di poco conto: la legge impone di verificare la congruità e l’affidabilità di un’offerta proprio per evitare che l’ormai sconsiderato ricorso alle gare al massimo ribasso porti le ditte a recuperare i prezzi sempre più bassi fatti alle pubbliche amministrazioni sul salario e sul numero dei propri dipendenti. É il cosiddetto “dumping sociale”, che – se rilevato – porta all’esclusione della ditta vincitrice.
Il prezzo con il quale la Girotondo si è aggiudicata l’appalto, secondo i sindacati, non sarebbe compatibile con il rispetto dei contratti collettivi di categoria.
Ma la loro lettera del 12 aprile, con la quale fanno presente il problema, è rimasta senza risposta, con conseguenti malumori.
Una situazione che rischia di far degenerare la già precaria situazione dell’assistenza domiciliare tra Anzio e Nettuno. Un problema di cui il Primo Cittadino Angelo Castro è a conoscenza, tanto che il 15 giugno scorso aveva partecipato come candidato Sindaco all’incontro, ottenuto con una manifestazione pubblica, delle operatrici addette all’assistenza domiciliare con i sindacati e con il dirigente alle politiche sociali Gianluca Faraone (che è anche il presidente della commissione che ha aggiudicato il discusso appalto), per dirimere la questione.
Sul tavolo c’era anche la controproducente riorganizzazione del servizio da parte del Comune di Nettuno, che aveva portato a una riduzione dell’orario delle operatrici, una scelta inspiegabile visto che la domiciliare assiste oggi 115 persone, ma ce ne sono oltre 100 in lista di attesa che avrebbero diritto al servizio. La riunione non portò a nulla, ma in quell’occasione Casto assicurò il suo impegno per la giusta risoluzione della confusa situazione. Dal canto suo, il Comune commissariato scelse di non affrontare la situazione, aspettando che si insediasse il nuovo sindaco per passargli la patata bollente.
Così è stato, e in molti si aspettavano che la nuova Giunta sospendesse la gara in autotutela, avviando le obbligatorie verifiche del caso, anche per rispondere ai ricorsi delle altre ditte che avevano partecipato all’appalto, ma a oggi tutto tace, come tace il Dipartimento politiche sociali, che ha deciso di non incontrare più nessuno.
Ma come si è arrivati a una situazione così poco chiara? Spettava a Nettuno questa volta fare da capofila per la gara di affidamento del servizio di Assistenza domiciliare e di assistenza domiciliare sociale dei due Comuni del litorale romano. Nel 2013 il capofila fu Anzio e il servizio venne vinto dalla cooperativa sociale Auxilium, che l’ha gestito in questi tre anni. A novembre 2015 il Comune di Nettuno, ormai commissariato da Aprile, ha indetto la nuova gara, alla quale hanno partecipato numerose ditte. La gara, pur assegnando punti per i progetti presentati dalle ditte su come gestire e migliorare il servizio, era, come detto, al massimo ribasso, quindi vince chi offre di meno.
Al vincitore, per legge, viene chiesta tutta una serie di spiegazioni e assicurazioni in merito: sul mantenimento lavoratori già negli impianti, sul rispetto dei contratti di lavoro, sui materiali a disposizione per l’operatività, sulla qualità del servizio.
Ma la cosa strana è che al momento dell’apertura delle buste della Commissione non fa parte neanche un avvocato che possa dare una valutazione nell’elaborazione dei punteggi dal punto di vista legale. Un’anomalia che balza agli occhi di tutti, visto che ormai nella pubblica amministrazione, quando si tratta di appalti al massimo ribasso l’attenzione alle procedure e al quadro normativo deve essere altissima.
Tale anomalia viene subito notata dai sindacati che chiedono un incontro urgente a Faraone, responsabile della procedura di gara, il quale però evita di incontrare sia le operatrici dell’assistenza domiciliare che i sindacati se non a seguito della manifestazione del 15 giugno.
Cosa succederà ora? Il rischio è quello di un ulteriore impoverimento dei servizi sociali nelle due cittadine, a cui nessuno, nei prossimi mesi, se le cose restano così, può aspettarsi di dare cinque stelle di qualità.

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