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Lupi alle porte di Roma: tra allarmismo e disinformazione, cosa è successo

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Animalisti in rivolta per un servizio apparso ieri sul quotidiano milanese Il Corriere della Sera, intitolato: Roma Nord, branchi di lupi attaccano gli allevamenti di pecore. “Mangiano anche cani e gatti”. Il link dell’articolo è subito rimbalzato attraverso Facebook fra profili personali e pubblici delle associazioni che operano nel territorio laziale “Come fare cattiva informazione? Il Corriere della Sera ci riesce benissimo, -accusa in un post pubblicato ieri sera la community Canis Lupus Italicus –Lupo Appenninico – pubblicando l’articolo dove ipotizza come la presenza del lupo alle porte di Roma possa rappresentare un possibile pericolo per gli
animali domestici e addirittura per i bambini.
Non felice degli allarmismi, il quotidiano rincara la dose – incalzano gli autori del post – pubblicando un video con carcasse di ovini, ululati di sottofondo(montati ad hoc) e le immagini di 7 giovani lupi pronti a fare razzie di pecore alle porte di Roma. Peccato che quel video, divenuto virale nelle scorse settimane, provenga dalle Valli dell’Argenta e ritragga 7 giovani lupi dell’anno
intenti a rincorrere un capriolo.
Una nota veterinaria e attivista nel campo dei diritti degli animali, Ilaria Ferri, si è premurata di cercare la vera fonte di quel video. E l’ha trovata,sbugiardando l’autore del servizio: un video divulgato da telestense.it

Il ritorno dei lupi nel Delta del Po: il piano di conservazione nazionale, in collaborazione con l’Ente Parco – INTERVISTA


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La scoperta ha scatenato la reazione degli iscritti alla community e i commenti adirati si sono susseguiti a raffica ininterrottamente per tutta la notte fino a poco fa. E le polemiche non accennano a placarsi. “Questi articoli sono la triste rappresentazione della condizione in cui versa l’informazione oggi nel nostro Paese”. – conclude indignato l’autore del post. Ad Alan Risolo – veterinario e imprenditore agricolo – abbiamo chiesto di illuminarci sulla realtà della presenza di questa specie sul nostro territorio
“La pastorizia non è più quella di una volta, soprattutto in prossimità delle città, ha perso quello spirito difensivo che aveva nel passato. E ora di nuovo si trova di fronte alla necessità di tornare a difendersi. né i pastori seguono più le tradizionali tecniche che una volta funzionavano alla perfezione.
Di certo il lupo non rappresenta un pericolo per l’uomo – sottolinea il dott. Risolo – mentre per salvare le greggi basterebbe mettere gli animali al riparo di notte, proprio come si faceva una volta, e utilizzare veri cani da guardiania come il pastore maremmano e il pastore abruzzese. Ci sono associazioni che
selezionano, addestrano e forniscono questi esemplari con progetti finanziati dalla Regione. E forniscono ingenti indennizzi in caso di attacchi. Ma quasi nessuno ne è al corrente.
Alla luce dei recenti avvistamenti in prossimità delle città e l’atteggiamentopredatorio spurio non è possibile prevedere quella che sarà la loro interferenza sulle attività antropiche – precisa il dottore – i comportamenti degli stessi lupi si sono modificati negli ultimi decenni, il loro stesso dna è cambiato. Con la generazione di ibridi modificati sia nell’aspetto che nel carattere.
Smentisce, il dott. Risolo la favola metropolitana del lupo cecoslovacco ibridato con il nostro lupo grigio appenninico. Un luogo comune che non trova riscontro scientifico. Il vero problema non è il lupo – stigmatizza Risolo – ma il conflitto sociale che
deriva dalla sua presenza. Come i cinghiali, i lupi si stanno avvicinando alle città. Questo è un dato certo.
E ancora una volta il primo responsabile è l’uomo e le sue continue alterazioni dell’ecosistema.

Rosanna Sabella

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