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Anzio, bancarotta nel settore dei rifiuti: 8 anni all’editore ed ex consigliere Antonio Geracitano

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Anzio

E’ stato condannato a otto anni l’imprenditore Antonio Geracitano coinvolto nell’inchiesta sulla bancarotta nel settore dei rifiuti. Quattro anni invece per l’altro imputato, Umberto Vivan, mentre è stata assolta Claudia Patrizia. Il processo, in corso presso il Tribunale di Latina, riguarda un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza nei mesi scorsi e vede al centro la cessione del ramo d’azienda di una società con sede ad Aprilia depauperata in conseguenza, come emerge dalle indagini “alle numerose cessioni fraudolente di beni aziendali”. Le ipotesi di reato avanzate erano quelle di bancarotta fraudolenta (documentale e patrimoniale), calunnia, occultamento o distruzione di libri contabili e sottrazione fraudolenta di beni al pagamento di imposte attraverso la pianificazione e l’attuazione di operazioni societarie strumentali al conseguimento di finalità illecite. Probabile ora il ricorso in appello.

Chi sono le persone condannate

Antonio Geracitano è un imprenditore, ex politico di Anzio, nonché editore della testata giornalistica L’Eco del Litorale. Per lui la pena è stata anche più alta di quanto richiesto dal PM che aveva indicato sette anni e quattro mesi. L’altro imputato, Vivan, è anch’egli un imprenditore, così come Fabrizio Coscione, coinvolto anche lui nell’inchiesta e per il quale è stato disposto il rinvio a Giudizio da parte del Giudice. Disposta la confisca relativa ai reati tributari per un importo di 1 milione e 500mila euro

Le indagini

Gli arresti erano arrivati nell’aprile scorso. I finanzieri, nel corso delle loro indagini, si erano concentrati sulla cessione di un ramo d’azienda da parte di una società di capitali di Aprilia. Questa risultava in grave stato di dissesto. Le due persone indiziate e oggi condannate in primo grado avevano ceduto l’azienda a favore di una società neocostituita, entrambe operanti nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti. L’operazione avrebbe avuto il preciso scopo di nascondere il tentativo di trasferimento delle autorizzazioni utili alla gestione dei rifiuti di cui la società cedente, essendo in grave stato di insolvenza, era titolare. Di conseguenza gli inadempimenti fiscali e previdenziali, uniti al depauperamento conseguente alle numerose cessioni fraudolente di beni aziendali, tali da rendere inefficace la riscossione coattiva nei confronti della società gravata da ingenti debiti tributari, ne avrebbero aggravato il dissesto, determinandone lo stato d’insolvenza. 

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Gli autori dell’operazione erano stati individuati quindi tra gli amministratori di fatto delle due società i quali, dopo aver nominato come amministratori soggetti di mera rappresentanza esterna in qualità di prestanome, avevano successivamente provveduto a sottrarre dal patrimonio della società titolare le autorizzazioni alla gestione dei rifiuti a favore della “newco” appositamente costituita, divenendo così soci occulti di quest’ultima. Le Fiamme Gialle, a quel punto, raccolti tutti gli indizi di colpevolezza avevano fatto scattare gli arresti.

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