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Omicidio Anzio, i legami con la famiglia Gallace: Ahmed Ed Drissi è il genero del boss Angelo

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Leonardo Muratovic

Restano in carcere, a Velletri, i due fratelli Adam e Ahmed Ed Drissi, loro che mercoledì sera si sono presentati alla stazione dei Carabinieri di Roma Gianicolense e hanno confessato. O meglio, a costituirsi spontaneamente il più piccolo dei due, Adam, che si è addossato tutte le colpe e chiaramente ha dichiarato di essere stato lui, sabato notte, ad uccidere ad Anzio il pugile Leonardo Muratovic. Il fratello era con lui, in quella stanza di fronte ai militari, per dimostrare la sua innocenza, la sua totale estraneità ai fatti. Ma è proprio sul passato di quest’ultimo che ora si sta cercando di fare chiarezza perché le storie sono diverse, ma un nome ricorre sempre. Ed è quello dei Gallace, che fa riferimento all’omonima cosca di ‘ndrangheta che da Guardavalle, in provincia di Catanzaro, si è ben consolidata sul litorale laziale. D’altra parte, l’arresto di ieri a Nettuno del boss latitante Antonio Gallace, che si nascondeva nell’abitazione di famiglia in un ‘vano’ ricavato all’interno di un armadio, ne è la dimostrazione.

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Ahmed Ed Drissi, che ora è in carcere con l’accusa di omicidio in concorso per la morte di Leonardo Muratovic, ha un legame con Angelo Gallace, il cugino di secondo grado di Antonio, quello ‘stanato’ nella notte di mercoledì dai ROS nella sua abitazione di Nettuno. Quello ‘ritrovato’ in una specie di ‘bunker’ creato in un armadio dopo ben due anni di latitanza. E Angelo, proprio come il cugino arrestato ieri, è finito al centro dell’operazione ‘Appia’ ed è stato condannato, in via definitiva, per associazione di stampo mafioso. 

Il passato di Ahmed 

Nel passato di Ahmed, quindi, il matrimonio con la figlia di Angelo Gallace. E poi i problemi con la giustizia: nel 2016, infatti, il giovane ha accoltellato il fidanzato della sorella, poi si è reso protagonista di un altro episodio, culminato con un arresto. A bordo di una moto, con un complice, esplose cinque colpi di pistola contro l’abitazione di un pregiudicato, sempre ad Anzio, nella località Santa Teresa. Forse per un regolamento di conti, per una questione di droga. In quel caso i carabinieri lo arrestarono, gli sequestrano la beretta calibro 7,65, che dagli accertamenti era risultata rubata.

Un passato ‘macchiato’ quello di Ahmed, che ora però si dice estraneo all’omicidio di Muratovic. “L’ho colpito io, lui (il fratello, ndr) non c’entra nulla” – ha dichiarato spesso Amed, quello che si è addossato le colpe per la morte del pugile di 25 anni.

La confessione 

Amed, nel lungo interrogatorio, ha cercato di ripercorrere quella serata: dalla lite, che sarebbe iniziata nel locale, alla discussione degenerata nell’omicidio. “L’ho colpito con il suo coltello per difendermi. È stata una disgrazia”. Secondo l’assassino, infatti, il coltello era di Leonardo Muratovic, il pugile che poi è stato colpito a morte. La coltellata, quella fatale, gli ha toccato gli organi vitali e non gli ha lasciato scampo, nonostante il tentativo disperato di salvargli la vita. Ora, però, mentre i due restano in carcere, gli inquirenti continuano ad indagare, a passare al setaccio il loro passato. L’arma del delitto non è stata trovata e sulla morte di Leonardo ci sono ancora troppe domande senza risposta. 

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