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Festa della Primavera Indiana 2018 richiama 10.000 sikh ad Aprilia. Profumi, colori e tanta eleganza

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10.000 indiani sono stati stimati ieri, in Aprilia, in occasione della Festa della Primavera: bellissimi, eleganti e coloratissimi.

Punto di raduno, dove si sono svolti concerti e degustazioni: Via Vespasiano, inebriata di aroma di cannella, curcuma e curry.
Donne impastavano il naan (una specie di piadina) che veniva cotta dagli uomini, tutti insieme, in un momento di comunione esaltante e tenera.

Una sfavillante tradizione, che celebra la fondazione della religione orientale, oggi al V secolo.
La comunità sikh di Aprilia è molto integrata e, per ricambiare l’importante contributo apportato nel raggiungere il Guinness dei Primati, nel 2016 con l’Infiorata più lunga del mondo, il presidente dell’associazione, Angelo Tassi, si è messo a disposizione con il proprio camion per trasportare i 10 guru, uno dei quali intonava una dolce nenia, per tutto il tragitto dei circa due chilometri.

Tanti sono i saggi, poi vi è anche “l’Undicesimo Guru” che è il libro sacro.

Il mezzo, addobbato di fiori e drappi di seta, ha sfilato per le vie della città di Aprilia, seguito da un corteo coloratissimo, che, per rituale, ha calpestato l’infuocato asfalto a piedi nudi.
Petali di fiori venivano disseminati per accogliere il sacro cammino, non prima che il percorso fosse spazzato e irrorato.
Durante il tragitto, sorvegliato da addetti del loro servizio d’ordine, venivano distribuiti generosamente acqua, frutta secca e banane, per reintegrare i sali minerali dispersi sotto il caldo sole del pomeriggio di fine aprile.
Per entrare a far parte di quella fiumana variopinta, era richiesto di camminare a piedi scalzi e coprire il capo.
Uomini e bambini regali e le donne, avvolte nei loro sari lucenti seducenti e raffinate.

L’etimologia della parola sikhismo si rintraccia nella parola sikh, che deriva dal sanscrito e significa “discepolo”.

I sikh sono i devoti del Sri Guru Granth Sahib ji, le sacre scritture dei 10 guru che si sono succeduti dal 1469 al 1708 e di altri amanti del Creatore.
La loro religione è diffusa nel Punjab (India del nord-ovest). Pregano il Creatore onnipresente ed onnipotente, che si manifesta attraverso il creato e che è raggiungibile grazie alla preghiera e all’aiuto di una guida, il guru, cioè colui che dà la luce (saggezza) al buio (l’ignoranza).

Il sikhismo si basa su tre principi:

ricordare il Creatore in ogni momento, guadagnare lavorando onestamente, condividere il guadagno.
I sikh considerano venerabile solo la parola del Creatore rappresentata dalle Sacre Scritture dei guru. I sikh di fatto applicano le gerarchie delle caste (forte discriminazione verso i dalit) e il loro grado è riconoscibile dal colore del turbante.

I guru sikh non hanno sostenuto la necessità della vita ascetica e dell’isolamento dal mondo per guadagnare la salvezza. Quest’ultima può essere raggiunta da chiunque si mantenga onestamente e conduca una vita normale. Non esiste un clero nel sikhismo.

Ai sikh è proibito ogni tipo di dipendenza da sostanze, come l’alcol, tabacco e carne animale . Un sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.

L’istituzione del “Langar” (cucina comune) serve a creare uguaglianza sociale fra l’intero genere umano. Essa è un luogo in cui persone di estrazione sociale alta e bassa, ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, re e mendicanti, o di altre religioni condividono tutti lo stesso cibo, sedendo insieme in un’unica fila.
Marina Cozzo

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