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Intervista a Hamadi Abdesslem, l’eroe tunisino che ha salvato 45 italiani

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In questi giorni è stato ospite ad Aprilia, dalla Presidentessa dell’Associazione La Palma Del Sud-Imprenditoria, la dottoressa Sihem Zrelli, il signor Ben Abdesslem Hamadi, l’eroe tunisino che ha salvato la vita a 45 turisti italiani durante l’attentato al Museo del Bardo in Tunisia il 18 Marzo 2015. Quel giorno il Museo Nazionale del Bardo, una delle mete turistiche più importanti di Tunisi, è stato teatro di un tragico attentato terroristico che ha causato la morte di 24 persone, oltre al ferimento di altre 45 persone. Hamadi Ben Abdesslem, che lavorava come guida turistica, in quella occasione ha messo in salvo e scortato all’esterno del Museo preso d’assalto una comitiva di 45 turisti italiani. Per questo motivo gli è stato assegnato l’onorificenza internazionale di “Giusto”. 

Nell’anno precedente, marzo 2018, l’eroe tunisino era stato Ospite d’Onore alla conferenza  organizzata dall’Istituto Comprensivo Zona Leda e dall’associazione Gariwo presso la Sala Consiliare “Luigi Meddi” del Comune di Aprilia. Il tema della conferenza era:“La Carta delle Responsabilità: viaggio nella memoria dei Giusti del III millennio”. 

Ci racconti dell’attentato.

Il 18 Marzo 2015 era una giornata normale e come ogni i mercoledì erano arrivate le due navi, Costa Crociere e MSC, con il loro carico di turisti. Io ero programmato per accompagnare una gita della Costa. Pullman numero 25 con a bordo 50 turisti italiani, visita alla Medina e poi direzione Museo. All’improvviso si sentono rumori che sembravano degli spari. La gente ha iniziato a chiedersi che cosa stava succedendo. Con calma ho risposto loro che eravamo vicini alla caserma e che probabilmente si trattava di una esercitazione dei soldati. Non ho fatto in tempo a finire la frase che una pallottola è arrivata alla Sala del Virgilio, dove ci trovavamo. Uno del gruppo ha urlato: ”Aiuto! E’ un attentato!”. Ho detto loro di stare calmi e tranquilli. Tutto è passato velocemente. Ho chiesto loro di seguirmi. Ho usato la mia conoscenza del Museo per guidarli verso l’Amministrazione e da lì siamo passati dall’uscita del museo. Li ho messi in sicurezza nella caserma di polizia davanti al museo.

Sangue freddo fino all’ultimo, insomma. 

Il sangue freddo ha salvato la situazione. E’ stato il destino perché potevamo morire lì, ma quando è arrivato quel momento ho sentito dentro di me la calma, q della che mi ha permesso di conservare il sangue freddo e di guidare tutti verso l’uscita.  Mi ricordo di aver detto loro:”Ognuno pensa a se stesso, non pensate ai figli, ai mariti o alle mogli perché se iniziate a preoccuparvi entrate in agitazione”.

Come è cambiata la sua vita dopo l’attentato? Fa ancora la guida turistica?

Sì, faccio ancora la guida turistica. Purtroppo con l’attentato la Tunisia ha perso tutto il suo turismo: non c’è più. Si sta riprendendo quest’anno ma lentamente. Questo perché un turista arriva in un paese salvo ma vuole rientrare a casa salvo. Fortunatamente lo Stato sta lavorando molto su questo.

Non ha avuto paura a tornare a fare il suo vecchio lavoro?

No, perché sono un vero nazionalista. Ho sempre amato la Tunisia e l’ho sempre difesa. Mio papà era un partigiano per l’indipendenza del mio Paese e ci ha inculcato l’amore per la patria. Ho avuto molte occasioni per lasciare la Tunisia e andare all’Estero ma non l’ho mai fatto. Come guida ho sempre cercato di fare l’ambasciatore della Tunisia. Chi viene in un paese come turista non deve viaggiare con la valigia, quella può anche lasciarla nel pullman, ma deve ascoltare per capire il nostro paese, le nostre differenze e ciò che ci unisce tutti come esseri umani. 

Ha più rivisto le persone che ha salvato?

Purtroppo no. Mi ha stupito che nessuno abbia mai chiesto se sono ancora vivo o se ho avuto delle conseguenze psicologiche dopo quello che è successo. Finché non è arrivata l’associazione Gariwo, un’associazione che mi ha ricordato, scegliendomi come “Giusto”, che io ho agito per il bene, a prescindere da chi avevo davanti a me. L’associazione Gariwo mi ha scelto come “Ambasciatore dei Giusti per i Paesi Arabi”.

L’associazione Gariwo è un’organizzazione no profit che svolge la sua attività a livello internazionale costruendo i “Giardini dei Giusti”. Cos’è esattamente “Il Giardino dei Giusti”?

Il giardino dei giusti serve per non cancellare la memoria dei giusti. Nel Giardino vengono onorate, attraverso la piantumazione di un albero, le persone che hanno aiutato gli altri a prescindere dal loro colore della pelle o della loro religione. Gli alberi che a poco a poco vengono piantati  diventano poi dei giardini. Vogliamo creare dei giardini nelle scuole perché vogliamo inculcare nella futura generazione l’idea di accettarci nelle nostre diversità, in modo tale da cancellare l’odio e il razzismo nelle menti dei giovani. 

Assia Manfredino

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