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“La fiamma del cuore” di Franca Palmieri, una fiaba nuova per rivivere un’antica tradizione

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Ieri mattina, si è tenuta la presentazione del libro “La fiamma del cuore” di Franca Palmieri, ed. Pellicanolibri, che ha richiamato tanta gente a gremire la Sala Ragazzi della Biblioteca Comunale di Aprilia: bimbi attenti e curiosi, adulti rapiti dagli antichi sapori delle fiabe.

La presentazione è stata organizzata nel migliore dei modi, coinvolgendo, sopratutto, proprio i fanciulli nella lettura di brani della nuova opera della poetessa apriliana.

eleonora

Ai momenti di conoscenza del testo si sono alternati gli interventi di illustri letterati, quali:

Beppe Costa, editore, poeta: “Oggi c’è questa fiaba che si aggiunge a quella che presentiamo per una sorta di strana coincidenza: nel 1916 mio nonno l’editore Vincenzo Muglia diede alle stampe le fiabe di Luigi Capuana, 60 anni dopo mi venne voglia di ristamparle con Pellicanolibri mantenendo le immagini in bianco e nero dell’originale in una nuova collana dal titolo di Visioni e Immaginazioni, ed ora, nel 2016, a distanza di 100 anni, ci capita La fiamma del cuore di Franca Palmieri. In tempi recenti sembra scomparsa l’abitudine di narrare la fiaba ai piccinie, in modo credo più violento, ogni bambino cresce con un tutor in camera, sia esso un televisore o uno smartphone che lo collega sulle più grandi atrocità del presente.

A loro, ai bambini e a questa antica tradizione vorremmo ritornare!”

A queste parole, Franca Palmieri, prende voce spiegando il proprio lavoro: “Scrivere un racconto fantastico è sempre stato un mio sogno sin da quando ho cominciato a studiare la didattica delle fiabe e a leggerne un’infinità, ma non osavo farlo per  timore di ripetere quanto era già stato detto. Poi, nel 2003, ho avuto l’idea di una storia che era parte di me. Oggi la narrazione è terminata ed è una grande gioia condividerla con ragazzi, conoscenti, amici, colleghi per la prima volta nella città che mi ha visto bambina. Mio padre e mia madre mi raccontavano le fiabe di Italo Calvino e i miti celtici.

Oggi il mio desiderio è che si ritorni a leggere le fiabe e a raccontarle, perchè sono utili sia ai ragazzi che agli adulti che le raccontano, in quanto si crea una comunicazione più profonda, di quella che appartiene al quotidiano.

Ringrazio tutti per essere intervenuti e in particolar modo le persone che mi hanno spronato e sostenuto in un percorso di vita e di scrittura, che è vita anch’essa ed esempio da tramandare. Ringrazio la Pellicano che con il mio libro ha inaugurato la nuova Collana Visioni e immaginazioni. Spero che questo sia il primo di una lunga serie di libri sull’immaginario, poiché esso, non avendo limiti di tempo e di spazio, favorisce l’inventiva molto importante per il progresso umano.

Per quel che riguarda la mia fiaba in particolare, all’adulto la storia insegna che bisogna ritrovare il bambino interiore dentro ognuno di noi perché, se non curiamo le nostre ferite, non possiamo essere dei veri adulti e non possiamo valorizzare e utilizzare le pure risorse interiori infantili.

All’adolescente la storia spiega che la crescita non è un percorso facile: richiede impegno, tempo e cautela. Per diventare autonomo e indipendente non bisogna appoggiarsi agli altri, ma imparare a fare da soli, riflettere sulle esperienze e saper chiedere aiuto, in caso di necessità, a persone affidabili che vogliono il suo bene. Inoltre occorre riconoscere, curare e affinare le proprie capacità, una ricchezza interiore che aumenta l’autostima e che può essere spesa quando è utile per il benessere personale.”

Al termine, vi è stato l’intervento di Giada Lauretti Neuropsichiatra e Psicoterapeuta: “Per i ragazzi é la metafora della crescita, quando in un’età tra pubertà e adolescenza ci si sente spesso soli e tristi, nessuno ci capisce e nessuno ci può aiutare (Principessa é senza genitori) ed é l’età in cui si rischia di conoscere persone che, sotto l’apparenza benevola, possono fare del male (fata Ostile). È l’età in cui bisogna imparare a cavarsela e in cui é importante la presenza di persone diverse rispetto ai genitori e ognuna insegna qualcosa, finché non si cresce e si scopre in quale direzione andare.

Per gli adulti é una metafora di ciò che accade dopo un evento traumatico che minaccia la sicurezza della nostra esistenza e di cosa si fa per digerire quanto ci é accaduto.”

In ultimo, Antonella Rizzo, pedagogista, scrittrice ha parlato della differenza tra fiaba e favola, facendone una breve descrizione storica. Ha continuato con il mito nell’antichità e di come la narrazione delle fiabe contribuisca ad assolvere alla funzione di mediazione e spiegazione degli avvenimenti e a gestire la polarità resente nell’animo umano.

La recensione della Rizzo, poi spiega che “la fiaba, è scritta egregiamente e conferma ulteriormente le grandi capacità letterarie dell’autrice. La narrazione delle fiabe e delle favole aiuta il bambino a metabolizzare gli eventi e ad orientarsi nel difficile compito di stabilire i criteri di moralità nella vita.”

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Durante la presentazione, le musiche antiche interpretate dalla chitarra classica di Daniele Lauretti.

I ragazzi che hanno letto hanno ricevuto un attestato di merito per la lettura espressiva. Sono stati regalati dei gadget relativi agli oggetti simbolici inseriti nella fiaba, tra cui segnalibri con alcuni personaggi illustrati nel libro a cura di Fabiola Bonghi, e con lo scudo del Cavaliere Bianco, il Cavaliere del futuro che chiude il racconto, disegnato da Francesco Lauretti.

Marina Cozzo

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