Home » Aprilia News » Luigi Meddi sindaco di Aprilia: “Una vita per il bene comune”

Luigi Meddi sindaco di Aprilia: “Una vita per il bene comune”

Pubblicato il

Correva l’anno 2005, quando la giunta del Comune di Aprilia emetteva la delibera n 83.

In quella seduta del primo marzo, presieduta dal Sindaco facente funzioni, il dottor Paolo Virzili, veniva stabilita l’intitolazione della Sala Consigliare al compianto Sindaco Luigi Meddi, che si spense per un malore durante il mandato governativo della città.

E, ora, a distanza di dodici anni, il 29 ottobre 2017, in concomitanza con l’inaugurazione di Aprilia, finalmente si concretizzerà quell’espressione unanime, quel gesto emblematico che lascerà una traccia indelebile tra le mura della Casa Comunale, perché, come si spiega l’amico Luigi Bonadonna “E’ nell’aula consigliare che si sbriga l’interesse della collettività e la proiezione della città sul futuro e questi elementi erano la forza di Meddi” .

Perchè è proprio tra esse, in quella arena di cemento e alte vetrate che si respira ancora la presenza di Gino Meddi, la sua volontà di mettersi al servizio della cittadinanza, si sente la sua voce che riecheggiava dagli altoparlanti durante le assemblee, dove il timbro pacato ma stentoreo, con la sua inconfondibile “erre” un po’ francese portava sul banco problemi e soluzioni per migliorare le condizioni economiche, sociali e culturali di Aprilia.

Del resto Luigi era un apriliano figlio di pionieri, di quelli che con il loro operato onesto hanno trasformato l’antico borgo semi sepolto dalle macerie, in una ridente e sana località.

Il Sindaco era nato il 26 settembre 1946, subito dopo la guerra ed era il primo dei sei figli di Fabio e Caterina. Gente per bene, generosa e aperta al prossimo, come insegnava la nonna di Luigi, in un racconto di un altro pioniere di Aprilia, Mario De Cet, sminatore dei campi, insieme ad altri giovani. Un giorno, a Campo di Carne, passarono davanti una baracca fatta di cassette di terra e lamiera. Bussarono alla porta della baracca per sapere se vi fossero mine nei dintorni. La donna che accolse loro si intenerì nel vedere quel gruppetto che andava incontro a pericoli immani e donò loro del pane e del vino. La donnina era la nonna di Gino.

Ecco di questa cultura ed educazione era il nostro sindaco, cresciuto tra il campetto dei preti, la scuola Marconi e, poi, il centro addestramento.

Finito l’avviamento al lavoro, il giovanissimo Gino ebbe a cambiare diversi lavori, mentre il boom economico e industriale sconvolgeva la vocazione agricola di Aprilia.

Già all’epoca, Meddi sentiva un pulsare interiore di mettersi in gioco per un bene comune. Così, quando entrò nel colosso canadese della Massy Ferguson, si inserì nel sindacato della UIL, fino a raggiungere il vertice di segretario provinciale.

Nel 1975, venne eletto consigliere comunale, candidandosi con il Partito Socialista Italiano: da qui inizia la sua carriera politica.

Ma intanto capiva di dover conquistare un diploma che gli permettesse un miglioramento, conseguendolo negli studi di ragioneria, studiando durante le pause del lavoro, tra turnazioni massacranti e gli impegni dell’organizzazione operaia.

Tra sacrifici personali e famigliari, Meddi continua la sua vita politica, ormai passione e vocazione fino a giungere al 1990, anno in cui il Dottor Modestino De Marinis, segretario provinciale del Psi, lo indica come sindaco.

Il suo primo mandato fu scandito dal termine della Prima Repubblica e dal cambiamento del sistema elettorale del sindaco: erano finalmente gli elettori a sceglierne il nome.

Il suo primo mandato fu scandito dalla fine della “Prima Repubblica” e dal cambiamento del sistema elettorale del sindaco: erano finalmente gli elettori a sceglierne il nome.

La determinazione e la volontà di quell’uomo erano esemplari, al punto che, sempre lavorando, conseguì anche un sogno professionale: la laurea in giurisprudenza, che lo fece poi avvicinare alla professione legale, facendo pratica dall’avvocato Giorgio Di Micco.

Ma nel frattempo, perseguiva la sua vita politica, in parallelo, come consigliere di opposizione; sposava Rosina Sartori e aveva in dono la figlia Sara.

Nel 2002, Meddi tornò alla carica per candidarsi nuovamente sindaco, strappando la vittoria al primo turno con il 58,57 per cento di voti.

Questo secondo passaggio si presenta ancor più impegnativo del precedente.

 

Lavorava giorno e notte, impeccabile nei suoi blazer blu, appresso alla macchina amministrativa, leggeva ogni singolo atto in entrata e in uscita dal Comune, portando tanti risultati positivi nel suo programma politico:

1) L’istituzione di Progetto Ambiente;

2) l’adozione dello Statuto comunale, come i primi strumenti di partecipazione popolare come le consulte e la pubblicazione del primo organo di informazione, allora chiamato “Informacittà”;

3) il distaccamento dei Vigili del Fuoco;

4) la piscina comunale;

5) l’acquisto del Cral, per una cifra simbolica di 300 milioni di lire. Quell’edificio fu il primo acquistato dal Comune per le attività sociali e culturali. Oggi ospita l’associazione Alzheimer Aprilia Onlus.

6) la realizzazione di nuove aree verdi: dai 30,000 si passarono ai 103,000 metri quadrati., con la realizzazione dei parchi: Friuli, Alpini, Maranesi, oltre ai giardini su Via delle Margherite;

7) piano urbanistico per la periferia.

La lungimiranza del Sindaco Meddi lo portava a vedere la crescita di Aprilia: “Aprilia deve crescere e diventare città!”. Ma per questo si dovevano ancora realizzare tante cose, come i servizi: trasporto pubblico, parcheggi, etc.

Ma sopratutto realizzare una identità per la sua città, una precisa identificazione culturale a 55 anni dalla sua fondazione, con l’istituzione di un museo civico, innanzitutto, ricovero di attrezzi della bonifica; in secondo luogo, il riposizionamento della campana civica; la ricostruzione del campanile della Chiesa di San Michele, il rilancio del Carnevale e della stagione teatrale.

Tanto lavoro, quindi, tanto affanno, tanta tensione spesi sul campo ogni giorno e quando aveva terminato i due anni di praticantato e superato brillantemente gli esami di abilitazione, corse al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, per presentare la domanda. Gli mancava un documento, quel giorno, come spesso accade e sarebbe dovuto tornare a Piazzale Clodio la settimana successiva. Non fece in tempo.

Il quattro aprile 2004, si spense nottetempo nel letto.

Lasciò la cittadinanza, sgomenta e smarrita che partecipò al suo funerale solenne, gremendo di lacrime e costernazione Piazza Roma.

Le parole del suo amico e collega Domenico D’Alessio “Non vogliamo rivolgerti solo un ultimo saluto, ma portare sempre con noi le tue idee, la tua forza, i tuoi insegnamenti.”

Marina Cozzo

Impostazioni privacy