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Oggi i funerali di Franco Vannoli, co-fondatore dell’AVIS di Aprilia credeva nell’amore e nella solidarietà

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Si sono svolti in poche ore fa i funerali di Franco Vannoli.
I figli, rimasti anche senza mamma da qualche tempo, erano stretti in un abbraccio di grande affetto e rispetto per quel loro grande papà che era stato anche un grande uomo.
La gente apriliana gremiva il sagrato della Chiesa San Michele, dove, tuttavia, spiccava lo stendardo dell’AVIS.
Si perché, Franco Vannoli fu uno dei fondatori del centro trasfusionale apriliano, insieme al dottor Pietro Eugenio Squarcia, che ebbe una intuizione: radunò un piccolo gruppo di persone, tra cui il dottor Giovanni Sirri, medico e proprietario della clinica di Aprilia e Franco Vannoli, per realizzare, nel 1965, una delle cose più importanti della città e che tutt’oggi è un piccolo fiore all’occhiello nella provincia: l’AVIS, che nel 1980 da centro di raccolta di sangue diviene centro trasfusionale. Sirri metteva i locali e la disponibilità della sua clinica, Vannoli reperiva i donatori girando per le campagne in bicicletta e Squarcia, che fu donatore per ben 50 volte, prelevava sangue.
All’epoca del boom dell’AVIS, il centro contava ben 1.400 donatori, ora con 75.000 abitanti il numero non è aumentato, come ci si aspetterebbe e alla domanda del perché di questo Vannoli rispondeva malinconicamente,  “perchè non c’è più amore”.

Ecco le parole del Sindaco di Aprilia Antonio Terra “Anche a nome dell’Amministrazione Comunale, esprimo cordoglio e vicinanza alla famiglia Vannoli e ai volontari dell’Avis per la prematura scomparsa del signor Franco.
Quest’ultimo è stato cofondatore e Segretario della locale Sezione dell’Associazione di donatori di sangue tanto da essere il primo cittadino apriliano a donare il giorno dell’inaugurazione della sede dell’Avis, allora situata presso la clinica Sirri.
Del signor Franco si ricordano l’umiltà e il senso del dovere, nonché la lungimiranza di far in modo che si avvicinassero al mondo dell’associazionismo e del volontario quanti più giovani possibile”.

Marina Cozzo

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