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Ardea, appalto rifiuti: dipendenti senza stipendio e servizio ‘senza società’. Cosa c’è dietro? L’intervista esclusiva

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Servizio raccolta rifiuti ad Ardea, la situazione è sempre più “contorta”, per non dire oscura: operai senza stipendio, ditta senza appalto assegnato, società che cambiano nome in un gioco di scatole cinesi che alla fine rivelano sempre gli stessi personaggi. Ma cosa c’è dietro? Spiegarlo non è facile. Abbiamo cercato di ricostruire gli ultimi passaggi (risalendo a quelli precedenti) con l’aiuto del sindaco Mario Saverese, che abbiamo intervistato in occasione della protesta di alcuni dipendenti che lamentano di non aver ricevuto il pagamento del loro compenso mensile.

Partiamo dal fatto – noto a tutti – che ad Ardea l’appalto è scaduto da ormai più di 4 anni e che il servizio continua a essere svolto in proroga dalla stessa ditta – L’Igiene Urbana – in attesa che venga ratificato il contratto alla ditta vincitrice del nuovo, contestatissimo bando, l’AM Tecnology srl.

La “trasformazione” per aggirare il divieto di partecipazione al bando

Ma, da qualche settimana, la società ha cambiato nome, diventando “L’Igiene Urbana Evolution”. Quello che a un occhio poco attento potrebbe sembrare qualcosa di poco conto cela invece un giro molto contorto, che svela come l’appalto vinto dalla AM Tecnology sia in realtà stato vinto dall’Igiene Urbana, nonostante questa non potesse partecipare al bando, dal momento che aveva in atto un contenzioso con il Comune di Ardea.

Ecco come è successo: la AM Holding (in cui AM sta per i cognomi dei due titolari), proprietaria de L’Igiene Urbana, il 31 dicembre 2020 divide l’azienda che opera ad Ardea, senza informare formalmente il Comune rutulo, in due distinti rami, creando da una parte la 2A Tec, di proprietà di A. A., e dall’altra l’Igiene Urbana Evolution di Daniele Manfuso.

Contestualmente, vi è un’altra grande azienda, la Luxory, proprietaria al 100% della AM Tecnology, la società che ha vinto l’appalto per la raccolta dei rifiuti ad Ardea Qui non appaiono (nonostante le iniziali facciano capire il contrario) direttamente i nomi di Abagnale e Manfuso. Anche questa azienda fa la stessa identica operazione della AM Holding e si divide in due rami, cedendo la metà alla 2A Tec e l’altra metà all’Igiene Urbana Evolution. Al termine di queste operazioni non esistono più la AM Holding, né la Luxory, né tantomeno l’Igiene UrbanaAl loro posto ci sono però due nuove aziende, la 2A Tec e l’Igiene Urbana Evolution.

Ma, pur separandosi, c’è qualcosa ancora in comune che lega le due aziende e quindi i due proprietari ed ex soci: la IFIR, una società finanziaria attraverso la quale i clienti delle due società pagano i servizi offerti dalle stesse. La IFIR infatti sconta le fatture anticipando gli importi alle aziende, dando così loro la liquidità necessaria, facendosi poi pagare per intero dai clienti nei tempi previsti dal contratto.

Il servizio svolto da una società “fantasma”

“Nel momento in cui L’Igiene Urbana non esiste più – spiega il sindaco Mario SavareseL’Igiene Urbana Evolution si trova a ereditare, secondo ciò che dicono loro, non solo il proseguo del lavoro che stava facendo L’Igiene Urbana, ma anche il nuovo contratto (da gara d’appalto, ndr) che si era aggiudicata l’AM Tecnology in ATI con la Blu Work. Quindi, per quanto riguarda il contratto prorogato con L’Igiene Urbana, ci dicono: «Noi siamo l’evoluzione della stessa azienda, quindi ereditiamo tutto ciò che era L’Igiene Urbana, quindi anche il cantiere di Ardea in essere, che quotidianamente viene svolto sul territorio. Ereditiamo il personale, i mezzi, la parte finanziaria e con essa i debiti e i crediti: è come se fossimo la stessa ditta, solo con un altro nome. Ma non solo: siccome ereditiamo anche tutto dalla AM Tecnology e voi dovete assegnare il bando a questa società, oggi rappresentata da noi, siamo noi coloro con cui dovete fare il nuovo contratto». Cosa opinabile, anche se la legge prevede questo tipo variazioni, in quanto il Comune non è stato avvisato: la nuova società non ha ratificato il cambio aziendale all’Ente e ha iniziato a lavorare senza autorizzazione. E adesso i lavoratori non si sa di chi siano dipendenti, perché loro ci dicono di essere passati a una nuova società – e noi ne abbiamo contezza perché i bollettini con i codici FIR che ci portano a firmare per poter portare i rifiuti in discarica sono intestati alla nuova azienda – ma ufficialmente non c’è stata alcuna comunicazione e quindi questa società non ha alcun permesso per lavorare. Siamo pertanto in una situazione paradossale”.

Impossibile pagare il servizio: emettere e saldare le fatture sarebbe un illecito

Perciò, senza incarico, l’azienda non può ricevere compensi. Il Comune, infatti, non può pagare fatture alla della “vecchia” società, L’Igiene Urbana, in quanto questa non esiste più e non può farlo a nome della nuova perché mai incaricata di svolgere il servizio. Altro canto, chi gestisce il servizio non emette le fatture proprio perché si trova in una condizione di difetto: emettendole con la vecchia intestazione commetterebbe un illecito, mentre facendole con la nuova rischierebbe di non essere saldata perché non è mai stata incaricata.

“Infatti – conferma Savarese – non ci stanno fatturando l’attività: proprio per questa anomalia non ci possono chiedere i soldi per il servizio che stanno svolgendo”.

Ma la cosa più grave, che potrebbe portare a far ridiscutere tutto o quantomeno a far suscitare qualche pensiero, è il fatto che l’AM Tecnology – ovvero i vincitori del bando – si sia “trasformata” nell’Igiene Urbana, seppur Evolution.

“Il Comune è in pesante contenzioso con L’Igiene Urbana che chiede svariati milioni di euro che ritengo che l’Amministrazione non debba dare e di conseguenza, proprio perché in causa con il Comune, non può partecipare a nessun bando da noi indetto. Mi chiedo quindi come si possa oggi assegnare quel bando, che la Centrale Unica Appaltante di Roma aveva attribuito a AM Tecnology, a quelli che candidamente vengono a dire di essere ‘quelli di prima’. In pratica, si sono presentati al bando con una società ‘vergine’, bella pulita, e adesso si rivelano invece essere gli stessi di prima, che se si fossero presentati con il nome vero non avrebbero potuto partecipare alla gara d’appalto”, dichiara Savarese.

E adesso cosa succede?

“Adesso ci troviamo con questa ditta che da una parte preme per veder ratificato il contratto in essere da oltre quattro anni per continuare a fare il servizio, in attesa che gli facciamo anche il contratto in quanto vincitori del bando”.

Soluzione in mano a Città Metropolitana che… non interviene

Cosa che immagino non vogliate fare… Come vuole uscire da questa situazione?

“Per uscire da questa impasse dovrebbe intervenire la Centrale Unica Appaltante della Città Metropolitana di Roma e dirmi cosa fare, visto che il bando – e il relativo pasticcio – lo hanno fatto loro, accettando la domanda di AM Tecnology senza accertarsi di cosa c’era realmente dietro, chi erano, da dove venivano quelli della Luxory. Ora mi devono dire cosa devo fare, visto che quando hanno assegnato il bando la ditta si chiamava AM Tecnology e adesso si chiama L’Igiene Urbana Evolution: attendo che si esprimano, anche perché essendo cambiati gli attori in gioco, bisogna aspettare che vengano rifatti tutti i certificati penali, l’iscrizione alla black list e il certificato antimafia”.

Dipendenti senza stipendio

E intanto il servizio deve andare avanti e i dipendenti devono essere pagati: come si risolve questo aspetto?

“Questa è un’arma che L’Igiene Urbana Evolution sta usando per costringerci a firmare i contratti: la società non sta pagando i dipendenti, pur facendoli lavorare. Ma noi non possiamo pagare loro, per i motivi sopra descritti, perché andremmo fuori legge pagando a una ditta senza contratto o una che non esiste. Per questo Città Metropolitana deve prendere in fretta una decisione. Ovviamente alla società fa comodo riversare le colpe sull’amministrazione comunale, per fare pressione – anche a livello mediatico – sulla decisione da prendere, facendo credere che siamo inerti, invece semplicemente non vogliamo essere complici di questo gioco”.

“Innanzi tutto – prosegue Savarese – per pagare dovrei avere delle fatture, che non ho. Mi è stato detto che se voglio le fatture vengono emesse da L’Igiene Urbana, ma sapendo che il lavoro non è fatto da questa società, che di fatto non c’è più, non è possibile che vengano emesse in questo modo, sarebbe un illecito. Alla stessa maniera, non possono essere emesse dall’altra società, perché non ha un contratto con il Comune e anche in questo caso si commetterebbe un illecito. Ho sottoposto la questione all’Anac, che se ne è lavata le mani. Mi sono quindi rivolto alla Procura della Repubblica, ma chissà quando ci risponderà. Allora sono andato alla Commissione Antimafia, che ci ha dato ragione, ma non essendo un giudice, l’unica cosa che ha potuto fare è stato metterci in contatto con un bravo avvocato per una consulenza”.

Ma nel frattempo la società ha inviato una diffida al Comune, chiedendo il pagamento del servizio entro questa mattina, 8 marzo.

“La denuncia, per assurdo, potrebbe anche vederci soccombenti, perché se il Giudice non va a vedere i risvolti intrinsechi di questa vicenda e dice soltanto che il lavoro va pagato, noi abbiamo commesso un reato. Ma, di contro, se li paghiamo e un giudice riconosce che non doveva essere fatto per i motivi elencati, abbiamo comunque commesso un reato. Quindi: cosa bisogna fare? E non siamo noi i responsabili, visto che il bando non l’abbiamo fatto noi ma Città Metropolitana, che a quanto pare non ha alcuna fretta di decidere…”

Ma qualcuno ha preso gli stipendi, come mai?

Qualche dipendente è stato pagato con i soldi dell’azienda stessa, non con quelli del Comune, forse perché hanno alzato la voce. Non è stato di certo un favoritismo da parte dell’Amministrazione comunale come qualcuno ha tentato di far credere”.

La situazione è critica. Per i dipendenti, che lavorano senza essere pagati. Per i cittadini, che rischiano di trovarsi senza il servizio. E per la città, che invece rischia di trovarsi con un servizio in mano a una società ambigua. E un appalto che ha sempre suscitato sospetti e ora, a fronte di quanto sta accadendo, ancora di più.

“I rifiuti sono ricchezza”, diceva Salvatore Gugliemino, proprietario (quello vero, anche se ufficialmente risultava un’altra persona) dell’Eco-X di Pomezia. Come dargli torto?

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