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Ardea, il Consiglio che non c’è

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La notizia, nuda e cruda, è che “salta per l’ennesima volta il Consiglio comunale”; meglio tuttavia sarebbe titolare “La minoranza chiede un Consiglio comunale straordinario e poi lo fa saltare, facendo mancare il numero legale”.
Il Consiglio non si è tenuto, è vero, ma la considerazione politica di quanto è successo è degna di attenzione. Ripercorrendo i fatti accaduti ricordiamo che il Consiglio comunale è stato richiesto da tutta la minoranza dopo gli arresti avvenuti in seguito alle indagini condotte sull’appalto della raccolta dei rifiuti. Era allora presidente Fabrizio Acquarelli che, invece di convocare come richiesto l’assise, ha pensato di dimettersi dalla sua carica dando inizio alla recita che è stata messa in atto in questi giorni quando, a seguito di minacce di dimissioni in massa, lo stesso sindaco ha presentato le proprie.
Com’era da prevedersi, a parte quelle ancora in sospeso del sindaco che presumibilmente a giorni saranno ritirate, nulla è accaduto per quelle minacciate dei consiglieri.
A questo punto il presidente vicario Antonino Abate ha ritenuto corretto “fare il suo dovere”, ossia, nei termini previsti, sostituendo il collega dimissionario, ha convocato il Consiglio comunale straordinario, così come lui stesso ed i suoi colleghi di minoranza avevano richiesto. Questo “atto dovuto” ha scatenato le ire del suo partito di riferimento (o forse dovremmo dire ex, ma questo non è ancora chiaro); la segreteria del PD, infatti, in una nota dichiara che richiederà ufficialmente le dimissioni di Antonino Abate: “deve dimettersi per fare in modo che le responsabilità rimangano nel centrodestra”.
Alle 17 il vicepresidente non si è presentato in aula e a questo punto è il consigliere anziano Mauro Giordani a farne le veci. All’appello rispondono otto presenti – cinque consiglieri di minoranza e tre di maggioranza. A questo punto, inspiegabilmente, il presidente facente funzioni dichiara che l’appello sarà ripetuto alle 18 ma pochi minuti dopo, quando forse la segretaria comunale gli ha fatto notare che otto presenze sono sufficienti per la validità della seduta, rientra in aula dichiarando aperto il consiglio. Altra sorpresa: è Giancarlo Rossi a richiedere la verifica del numero legale e fatto l’appello si scopre che nel frattempo uno dei consiglieri di minoranza è rimasto volutamente fuori dall’aula.
Ed è così che Mauro Giordani si è visto costretto, senza riuscire a nascondere un sospiro di sollievo, a dichiarare deserto il consiglio e chiudere la seduta. Da lì a pochi minuti si è presentato anche Antonino Abate, ma troppo tardi per poter rimediare.
Scontate le dichiarazioni dei consiglieri di maggioranza che non hanno mancato di sottolineare che loro, con senso di responsabilità, si sono puntualmente presentati per garantire il normale svolgimento del consiglio e che tutto è inspiegabilmente saltato per evidenti problemi insorti tra i consiglieri della minoranza PD.
Le numerose forze dell’ordine – polizia, carabinieri, vigili urbani – si sono attardati a lasciare l’aula dove era accorsi in massa, forse preoccupati per possibili contestazioni da parte dei cittadini; ma naturalmente non è accaduto nulla: i numerosi cittadini si sono guardati attoniti ed hanno rivolto sguardi interrogativi ai politici presenti, ma senza ottenere risposte. Tutto sembra sospeso in questa città, ormai. Tutti attendono che qualcosa accada. Di risolutivo, di eclatante, di semplicemente normale, ma che qualcosa accada e invece… invece, semplicemente, non accade nulla.
M.S.

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