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Ardea, gli anziani ‘sfrattati’ diventano un caso nazionale: l’interrogazione in Parlamento

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Sta assumendo proporzioni sempre più grandi la vicenda che vede alcuni anziani di Ardea, che avevano deciso di “unire le forze” andando a vivere tutti insieme in una casa (appartenente a una’altra anziana e a suo fratello) e affidando la gestione di tutte le loro pratiche amministrative a una associazione a cui capo c’è Maricetta Tirrito, ex candidata sindaco e molto attiva sul territorio con varie associazioni.
Ieri il deputato Alessandro Pagano ha depositato un’interrogazione a risposta scritta che pubblichiamo integralmente e che riassume la vicenda.
Questo il testo dell’interrogazione presentata da Pagano:

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
in Ardea (RM) quattro pensionati, tutti autosufficienti, si sono aggregati in una libera cohousing, unità fra uomini e donne che volontariamente decidono di condividere un’abitazione e tutti i servizi connessi, secondo un progetto pilota dell’associazione culturale «L’Officina delle idee»;
gli anziani hanno adottato questa nuova forma aggregativa per far fronte, stante il livello delle proprie pensioni, alla impossibilità di vivere singolarmente in maniera sana e dignitosa, in risposta alla grave crisi economica e al continuo ridursi di politiche attive a favore delle classi meno abbienti e in particolare degli anziani;
gli anziani sopracitati hanno ricevuto una visita ispettiva da parte dei vigili urbani cui hanno fatto constatare la condizione di cui sopra; successivamente, hanno ricevuto una visita ispettiva da parte dei N.A.S., quali hanno contestato ai residenti in via Monselice il camuffamento di una casa per anziani di cui alla legge regionale n. 41 del 2003, chiedendo al sindaco di ordinarne la chiusura con il trasferimento degli ospiti in strutture sanitarie;
il sindaco ha richiesto due pareri all’assessorato regionale alla sanità. Nel primo, successivo alla visita dei vigili, l’organo regionale ha dichiarato la propria incompetenza, poiché trattavasi di libera iniziativa non formata. Nel secondo, successivo alla visita dei N.A.S., ne ha accolto le fuorvianti considerazioni;
il 23 gennaio 2017 il sindaco di Ardea ha firmato l’ordinanza n. 5, su proposta del dirigente dell’ufficio competente, che ha ritenuto inverosimile parlare di cohousing per quella che, secondo il medesimo, si configura come struttura socio-assistenziale;
gli anziani hanno affidato con contratto di diritto privato il disbrigo di servizi sussidiari a una società cooperativa, mentre per quelli sanitari fruiscono dell’assistenza della locale A.S.L.; essi hanno dato mandato al presidente dell’associazione «Officina delle idee» per la gestione del loro fondo comune; questo comportamento spontaneo e solidale è stato interpretato, a giudizio dell’interrogante erroneamente e in maniera fuorviante, dai N.A.S. come camuffamento di fornitura di servizi socio-assistenziali;
appare contraddittorio e contrario ai principi costituzionali un intervento dell’amministrazione locale in un’abitazione privata per eseguire quello che l’interrogante giudica un forzoso e incivile trasferimento di liberi cittadini presso strutture socio-assistenziali;
tra l’altro, il dirigente comunale nel 2013 è stato oggetto di denuncia dall’associazione culturale «L’Officina delle idee» per l’ipotesi di abuso d’ufficio riguardante altro progetto dell’associazione;
la libera cohousing risponde a varie esigenze della vita quotidiana degli anziani, come attivare standard di presidio sanitario spesso assenti, garantire un’esistenza «di qualità», combattere la solitudine, prevenire eventi criminosi ai danni degli anziani, favorire un più equilibrato uso del tempo e un proficuo rapporto tra tempi di lavoro, di svago e di cura della famiglia, arricchire il tempo libero e agevolare l’uso dei mezzi di comunicazione di massa. Ciò risponde a un’accurata richiesta di equità e produce forti risparmi per l’asfittico settore socio-sanitario incapace di rispondere, quantitativamente e qualitativamente, alla nuova sfida dell’invecchiamento della popolazione;
a giudizio dell’interrogante vanno stigmatizzati i comportamenti ti enti pubblici che, con atti ispettivi o circolari non opportune, hanno leso la possibilità di una convivenza libera e volontaria di persone non autosufficienti in spazi e superfici private –:
se il Governo non intenda assumere iniziative normative volte «disciplinare il fenomeno di cui in premessa, salvaguardando la scelta di liberi cittadini che decidono di convivere, per le motivazioni più diverse, nella medesima unità abitativa, scelta che corrisponde, secondo l’interrogante, all’esercizio di un diritto inalienabile e costituzionale, tenendo conto che già esistono, nelle più svariate tipologie, molteplici casi di libera convivenza di cittadini, dalla convivenza di coniugi separati e privi di abitazione alla convivenza di studenti e lavoratori fuori sede.

Facciamo presente che ci sono però molte polemiche su questa vicenda: sui social network è apparsa infatti la testimonianza del proprietario dell’abitazione – villa Palma – che lancia dure accuse, sostenendo che sua sorella è ora ricoverata in ospedale con segni di malnutrizione. L’uomo ha pubblicato le foto della sorella e di un contratto nel quale viene riportato che la donna paga 1400 euro al mese all’associazione.
Nel frattempo, Maricetta Tirrito ha annunciato di voler dare battaglia (legale) all’amministrazione comunale: “Stanno ledendo dei diritti di anziani che, se non avessero scelto di vivere insieme, non sarebbero neppure potuti arrivare a metà del mese, altro che alla fine!”.

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