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Ardea, un anno di Mario Savarese: intervista al Sindaco

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Un anno di amministrazione targata 5 Stelle. Con l’occasione il Sindaco di Ardea Mario Savarese ha fatto ai nostri microfoni il bilancio del lavoro svolto sin qui. 

Intervista a Mario Savarese: parla il Sindaco del Movimento 5 Stelle dopo un anno di governo

Un anno di amministrazione pentastellata. Come la giudica Mario Savarese, che ha l’onore e l’onere di presiederla?

“Per evitare che le mie parole vengano male interpretate, vorrei partire da un esempio molto semplice: noi ci siamo trovati davanti a una macchina rotta. Sapevamo che aveva dei grossi problemi, ma non immaginavamo che avesse addirittura il motore fuso. Abbiamo quindi dovuto rimettere in funzione questa macchina, impegnandoci oltre ogni aspettativa. Adesso possiamo dire che la macchina è tornata a funzionare, ma manca la benzina per farla camminare. Quella che ci siamo visti costretti ad affrontare era una situazione grave. Il commissario prefettizio aveva dovuto tagliare persino i servizi essenziali per oltre 1 milione di euro, cosa gravissima per una cittadina che ne conta 27 di tributi. In più, ci siamo trovati davanti a 5 milioni di ipotesi di entrata che in realtà non potevano essere riscossi. Quindi, 6 milioni in meno su 27. Trovare risorse per ripristinare la normalità è stato uno sforzo immane, ma ci siamo riusciti, tagliandoci anche gli stipendi e riuscendo a garantire il ripristino degli AEC e il trasporto dei disabili. Il bilancio è stabilmente riequilibrato, riportandolo alla normalità per 3 anni, quando eravamo in assoluto disavanzo. È chiaro che in una situazione così non c’è stato spazio per opere pubbliche, nuovi servizi o miglioramenti laddove è previsto un investimento maggiore. Già mantenere quello che c’era senza far soffrire ulteriormente l’utenza è già stato un miracolo. Adesso, però, siamo in una situazione di ripartenza buona: da qui – non appena il Ministero degli Interni approverà i riequilibri interni, consentendoci così di approvare un nostro vero bilancio – sarà possibile pensare a reinvestire sul territorio, migliorando e aggiungendo servizi, con particolare attenzione ai disabili e a tutte le categorie deboli. Come il nuovo stabilimento balneare che vorremmo il prossimo anno dedicare non solo ai disabili, ma a tutti. Questo perché penso che la disabilità non sia altro che un aspetto della vita, è questa una cosa che mi ha fatto notare il presidente nazionale di FIABA il dott. Giuseppe Trieste, che ritiene importante far passare questo messaggio: “tutti siamo disabili in qualche momento della nostra vita, quando siamo troppo piccoli per essere autonomi, o troppo anziani per muoverci in libertà, o perfino quando siamo semplicemente infortunati” ed è per questo che bisogna pensare alla disabilità in modo diverso. Nessuno deve trovare ostacoli nella vita sociale: questa sarà la nostra rivoluzione”.

Una delle polemiche è stata la realizzazione della nuova casa comunale. È davvero un “capriccio”?

“È una necessità: paghiamo un sacco di soldi per gli uffici attuali che sono in condizioni disastrose, oltre che inagibili per chi ha disabilità. Gli impiegati vi lavorano male sotto il profilo della sicurezza. È quindi un obbligo avere una nuova casa comunale, da realizzare senza barriere di alcun tipo”.

Ci sono anche altri progetti?

“Certo, riguardano nuove scuole, nuovi asili, nuovi campi sportivi: tutti progetti finanziati dalla Regione o dai Ministeri competenti. Siamo poi attenti alle proposte di edilizia contrattata, che ci potrebbero consentire, a scomputo di oneri concessori, di realizzare altre cose utili per la società. Tutto ciò che è a costo zero troverà la via legale giusta, attraverso il lavoro degli uffici tecnici. Questo sarà il successo non solo nostro, ma anche di chi ha intrapreso questa strada in passato. Io non voglio prendermi i meriti di altri, ma solo che Ardea abbia ciò che merita”.

Ma è soddisfatto di quanto fatto fino a oggi?

“Non completamente. Avrei voluto fare molto di più, ma le difficoltà che ho trovato anche nel rapportarmi con gli uffici mi hanno impedito di farlo. Non voglio trovare scuse, siamo pesantemente sotto organico e non possiamo fare assunzioni, senza contare che è indubbio che lavorare senza un dirigente dell’area tecnica sia davvero difficile”.

Perché siete senza?

“Al momento in cui abbiamo dichiarato il dissesto è dovuto andare via, perché aveva un contratto di staff, tipologia non prevista in questi casi”.

Pentito, quindi, della dichiarazione di
dissesto?

“No. Non ne sono soddisfatto, perché non si tratta di una cosa bella per un Comune, ma sono convinto di aver fatto la cosa giusta, perché senza la dichiarazione di dissesto non avremmo potuto ripristinare i servizi che oggi sono attivi. Paradossalmente il dissesto ci libera: dagli interessi, dai debiti, che possono essere pagati in modo completamente diverso, a più ampio raggio e a condizioni molto più favorevoli, oltre che gestiti da un organismo separato. Noi ci dobbiamo preoccupare solo della quotidianità e non avremmo potuto farlo, ad esempio, ricorrendo a un prestito come quello del fondo di rotazione, con il quale avremmo dovuto pagare un milione all’anno di rata. Col dissesto risparmiamo questo grosso onere: quel milione risparmiato possiamo spenderlo per i cittadini. Con il dissesto, inoltre, c’è la possibilità di ricorrere a un diverso fondo di rotazione, ventennale invece che decennale, a tasso zero: in questo modo ci sono 10 anni in più per pagare senza interessi. Ecco perché la mia coscienza dice che ho preso la decisione giusta”.

Qual è la sua sensazione per l’immediato futuro?

“Sono convinto che usciremo da questa situazione critica presto. So che quello che è ‘dietro le quinte’, quindi tutto il sacrificio che stiamo facendo per far tornare in pista questo Comune non viene percepito totalmente dalla cittadinanza né tantomeno da quei consiglieri comunali di minoranza che sono alla loro prima esperienza. Al contrario, chi ha già amministrato e ora è all’opposizione, sa come stanno realmente le cose. Sanno che, riguardo i bilanci, le leggi di quando governavano loro erano diverse da quelle attuali, per questo non infieriscono come chi invece non ha esperienza in questo campo”.

Che tipo di sindaco pensa di essere?

“Certamente non un gerarca come qualcuno vuole farmi passare. Voglio però approfittare per fare ammenda: vorrò coinvolgere di più la minoranza e i cittadini stessi nelle nostre scelte strategiche. C’è bisogno del loro coinvolgimento affinché capiscano e di conseguenza condividano l’importanza delle nostre scelte, magari offrendoci anche suggerimenti utili, sempre ben accetti”.

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