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Ardea, usi civici, c’è la relazione dei periti: «Territorio di tipo privato e dunque affrancabile». La palla passa alla Regione

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Ci sono novità sulla questione degli usi civici demaniali ad Ardea, ovvero i famosi 706 ettari delle Salzare. Un problema dai risvolti senza dubbio controversi ma che a tutt’oggi continua ad avere importanti ripercussioni sulla vita dei cittadini a partire dal caos delle residenze – con i certificati che in quelle aree non vengono più rilasciati – o per il blocco delle nuove licenze commerciali (in attesa di capire la situazione per chi, per contro, ancora opera lì).

Adesso però potrebbe esserci la svolta. Ne è convinto il Sindaco Mario Savarese che ha fatto con noi il punto della situazione su quanto svolto sin qui dalla sua Amministrazione: «Sulla questione è enorme il lavoro fatto, anche se non appare», dichiara il primo cittadino. «Abbiamo presentato in Regione un rapporto dell’analisi effettuata dai periti demaniali incaricati su mandato nostro e della regione stessa da cui si evince una conclusione importantissima e potenzialmente risolutiva: i periti affermano che tutto (TUTTO) il territorio ad usi civico di Ardea è di tipo PRIVATO e quindi affrancabile secondo le leggi vigenti». In particolare si tratterebbe sì di demanio civico  ma d’origine privata. Quindi l’uso civico rimarrebbe ma, essendo  privato, sarebbe affrancabile (come però resta ancora da chiarire).

Palla alla Regione. «Siamo in attesa di una posizione in merito da parte della Regione Lazio che, qualora ragionevolmente confermerà questa tesi, sbloccherà definitivamente la questione. Potremo affrancare e alienare i terreni in favore degli aventi diritto e quindi sanare le situazioni sanabili».

E sulla scadenza del 20 febbraio 2020, ovvero tre anni esatti dall’atto di cessione al Comune del demanio delle terre, il Sindaco precisa: «La clausola di salvaguardia (ART. 3 dell’atto di trasferimento) è di prassi nelle cessioni del demanio, e quindi è riportata di default in questi atti. Si dà il caso che il Comune di Ardea non si sia trovato in carico una caserma o un bene immobile di egual stregua, bensì oltre 700 ettari di territorio abbandonato da decine e decine di anni. Lo stesso demanio ci ha rassicurato in un recente incontro riconoscendo che il lavoro che abbiamo fatto ad oggi è di per se già una valorizzazione del bene (così e intesa l’azione) e pertanto l’articolo in questione non ha motivo per essere considerato».

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