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Natale Sciara. Lo scrittore, poeta e diarista si racconta ai nostri microfoni: «A Tor San Lorenzo ho trovato la mia ispirazione»

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Cercare di riassumere in poche righe un autore eclettico come Natale Sciara non è impresa da poco. Per ogni taglio che ho pensato di dare a questo articolo in ogni caso qualcosa sarebbe rimasta inevitabilmente fuori dal racconto. E sarebbe stato un peccato. Per questo abbiamo cercato di fornire uno spaccato trasversale di ciò che l’autore ha rappresentato e rappresenta oggi come punto di riferimento culturale, specialmente nell’area dei Castelli dove vive.

Lo abbiamo conosciuto nel mese di luglio nella sua abitazione a Tor San Lorenzo dove, ormai da 40 anni, ha deciso di trascorrere l’estate insieme alla moglie, compagna praticamente da tutta una vita. Natale Sciara, classe 1941, riassume con noi parte della sua vita divisa tra eventi culturali – di cui, per alcuni, è anche organizzatore – diari, scritti in prosa e poesie. Vasta la sua produzione, tra gli altri 17 libri, di cui 4 in corso pubblicazione: un saggetto di poesia, una raccolta di vari critici – Professori Universitari che hanno avuto modo negli anni di commentare le sue opere – un libro in prosa dal titolo “A zonzo per il Lazio” e una raccolta antologica che abbraccia otto volumi di poesia.

Una lunga carriera e quel legame con i
Castelli

Conosciuto principalmente come poeta Natale Sciara è ben di più: «Nasco in realtà come diarista», ci racconta infatti nel terrazzo da cui si scorge una grande porzione di natura, tra mare ma non solo. Tanti gli scritti prodotti in tal senso di cui una buona parte depositati presso la fondazione “Pieve di Santo Stefano”. Oggi Natale Sciara, nato a Jesi, divide la sua esistenza tra Ciampino, dove abita, e Ardea per l’appunto, dove trascorre in tranquillità in mesi estivi. Da 25 anni porta avanti i “Colloqui sulla contemporaneità” a Ciampino, rassegna culturale dalla quale da ottobre a marzo transitano scrittori, critici, autori e intellettuali. Molti lo hanno definito uno scrittore “castellano” – Sciara è molto noto negli ambienti letterari dei Castelli Romani – titolo che lo scrittore apprezza ovviamente, anche se le sue radici affondano un po’ in tutta Italia essendosi spostato, tra gli altri, tra Riccione, Caserta, Roma e quindi Ciampino, dove abita dal 1971.

«Mi sento una persona fortunata, ma senza falsa modestia posso dire che me la sono meritata, nel senso che mi sono dato sempre tantissimo da fare», ci dice mostrandoci (e omaggiandoci con dedica di cui ringraziamo di cuore) di alcuni dei suoi lavori. Antonio Ramini, Professore e uomo simbolo di cultura della sua città Natale da poco scomparso, di lui ha detto: «Nei versi di Natale Sciara trema un anelito al divino e che coglie comunque la religiosa dignità dell’uomo. La sua autentica ispirazione, è, infatti, di natura morale, un’ansia di infinito, di purezza, di assoluto che trascende ogni materialità terrena». Tra i lavori di Natale Sciara menzioniamo: sette raccolte di poesie “Squarci di sereno” (1986), “A volerti chiarire” (1991), “…e sembra un momento” (1992), “Ricerca” (2001), “E ti libera la mente” (2004), “Eros” (2006), “Certi di niente” (2009); tra le raccolte in prosa menzioniamo “Vivere altrove” (1999), “Esserci” (2004), “Alla deriva di un sogno” (2009). Quest’ultimo lavoro ci dà lo spunto per citare il suo grande legame con la città di Ciampino e le amministrazioni che si sono succedute in questi anni.

Sciara è stato presente infatti in occasione degli anniversari della Costituzione del Comune, compreso il 40esimo nel 2014 sancito con un libro in prosa con la presentazione del Sindaco si allora, a testimonianza del suo forte legame con il territorio. Ma è molto attivo anche nella zona di Frascati, dove ha presenziato a molti eventi, tra cui taluni organizzati presso la Biblioteca Comunale, ed è venuto a contatto con molti autori castellani.

Pasolini, Manzù, la poesia

L’autore ci racconta il suo legame con Pasolini che in un’altra intervista ha definito come, seppur tra tutte le sue contraddizioni, «il più grande intellettuale del ‘900». Sei, non a caso, i saggi a lui dedicati. In terra rutula ha però ha scoperto e apprezzato da vicino anche l’immensa figura di Giacomo Manzù di cui peraltro Sciara è testimone di alcuni legami diretti nuovamente con Ciampino, dove lavorava il fonditore (Pietro Vetro) con cui Manzù ha collaborato per dieci anni, e uno degli amici (Felice Romolo) dello stesso artista bergamasco a cui Natale Sciara ha dedicato un saggetto.

Il libro pubblicato in occasione dei 70 anni di Sciara è stato presentato giustappunto al Museo Manzù. Per quanto riguarda la poesia l’autore invece ci racconta: «La mia è una poesia “matura” alla quale sono arrivato tardi nella mia vita, alla soglia dei 40 anni. Ad un certo punto, dopo tante letture e studi, ho sentito il bisogno di mettere delle puntualizzazioni, fermarmi e scrivere ciò che provavo. L’opera alla quale sono più legato? Ogni libro è come un figlio, non si può scegliere. Le mie poesie le considero come pietruzze di un mosaico più grande, poi certo ci sono quelle più riuscite di altre».

La scoperta di Tor San Lorenzo

Di Natale Sciara si evidenzia spesso il suo legame con i Castelli. In questa sede abbiamo allora voluto approfondire il suo legame col territorio rutulo, spesso bistrattato a causa del degrado e del senso di abbandono che talvolta avvolge in una morsa queste terre, che rappresenta un passaggio comunque fondamentale della sua vita. «Ho comprato questa casa nel 1980 quando non c’era praticamente nulla attorno e mi sono subito innamorato di questa zona».

Natale Sciara ci rivela che ogni posto in cui ha vissuto, il suo contesto abitativo, sono stati il là per la composizione delle sue opere. E a maggior ragione lo è stato Tor San Lorenzo: «Mi ha sempre affascinato questo senso di ‘natura selvaggia’ non ancora del tutto antropizzata», racconta. Questa parte di Ardea è lo spunto per una riflessione più ampia sul senso della nostra esistenza in questi tempi così frenetici: «Viviamo una specie di paradosso. Da un lato siamo alla costante ricerca di servizi ad ogni costo, della civiltà, dall’altro poi però il ‘troppo’ ci infastidisce». «Tor San Lorenzo – prosegue – è piena di testimonianze storiche, archeologiche e legate al cinema e poi c’è inevitabilmente la natura».

Sono questi luoghi che, confessa, hanno ispirato la sua poesia e la prosa. Si fa abbastanza per valorizzarli dal punto di vista culturale? Gli chiediamo. «Purtroppo no. Questo territorio ha tante potenzialità che non vengono sfruttate: c’è un enorme patrimonio che potrebbe essere valorizzato, la chiave è la ricostruzione di quel legame che è venuto meno con i Castelli, provocando la scollatura di un rapporto andato avanti per secoli. E questo è un peccato».

Lo scomodiamo infine anche per una riflessione politica sulla zona considerando il suo lungo trascorso sul territorio, sebbene “part-time”: «Come è cambiata in questi 40 anni Tor San Lorenzo? Sicuramente molte cose sono migliorate, altre invece, ma credo sia un problema che interessi tutta l’Italia, sono peggiorate. Noi abbiamo la tendenza a responsabilizzare sempre le Amministrazioni ma a volte siamo noi a metterci del nostro». Un rimpianto? «Guardando indietro credo di non aver dedicato il giusto tempo a valorizzare e a far conoscere fino in fondo le mie opere proprio per questa mia voglia di scrivere e raccontare ciò che provavo».

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