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Rapporto Mafie nel Lazio, il focus su Ardea

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E’ stato presentato oggi il Rapporto sulle Mafie nel Lazio, uno strumento importante che si propone l’obiettivo di offrire un quadro d’insieme delle mafie nel Lazio per denunciare e affrontare con determinazione il fenomeno e la sfida della legalità. Alla presentazione del rapporto hanno partecipato, tra gli altri, oltre al presidente, Nicola Zingaretti, anche il coordinatore della Dda Procuratore Aggiunto, Michele Prestipino, il comandante dei Carabinieri Lazio, generaleAngelo Agovino, il capo del secondo reparto della Dia, Maurizio Calvino e Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio. All’interno del documento (scaricabile qui) una sezione è stata dedicata al territorio di Ardea.

Rapporto “Mafie nel Lazio”: la città di Ardea

La relazione della Commissione parlamentare antimafia del 1972 poneva l’attenzione sulla presenza ad Ardea, dagli anni Cinquanta, del boss mafioso Frank Coppola e il reticolo di rapporti con diversi esponenti della pubblica amministrazione. Nel testo si legge: «Coppola, intanto, fin dal 14 febbraio 1952, si era trasferito da Partinico a Pomezia, in provincia di Roma, dove in seguito ha sempre mantenuto la propria residenza. In questi venti anni, egli ha accumulato una vera e propria fortuna. Tra l’altro, ha acquistato a Tor S. Lorenzo di Ardea un fondo dell’estensione di circa cinquanta ettari, che ha in buona parte adibito a vigneto, e sul quale ha costruito una villa, una casa colonica, vari magazzini, una stalla. A Pomezia poi ha comprato un’area edificabile e ottenuto la licenza per la costruzione di numerosi fabbricati. Sempre nello stesso periodo, ha acquistato due orti irrigui a Partinico, dove anche la moglie e la figlia sono diventate proprietarie di numerosi immobili, rustici e urbani egli ebbe frequenti e intensi rapporti da una parte con alcuni amministratori e funzionari dei Comuni di Pomezia e di Ardea, appunto per ottenere favorevoli interventi in ordine a suoi interessi patrimoniali e dall’altra corrispondenti dell’Amministrazione provinciale per quanto si riferisce all’esecuzione di opere pubbliche sui terreni di sua proprietà; ed è significative che l’Autorità giudiziaria di Roma abbia iniziato un procedimento penale per interesse privato in atti d’ufficio, riguardo ai favoritismi che hanno permesso a Coppola di arricchirsi e di accrescere le sue proprietà»

La stessa Commissione nel 1991 conferma l’operatività di Ardea di associazioni di tipo mafioso 316 e scrive: «preoccupanti aggregazioni di malavita locale ed elementi della camorra e della mafia si sviluppano nei comuni di Anzio, Nettuno, Tor San Lorenzo e Aprilia. Operano tuttora, in tali località, le strutture criminali costituite molti anni fa da Francesco Paolo Coppola317». Il 22 febbraio 2006, infine, il prefetto di Roma, Achille Serra, nomina una Commissione d’Accesso in seno al consiglio comunale di Ardea, al fine di verificare eventuali condizionamenti dell’ente da parte della criminalità organizzata . La Commissione conclude la sua attività, evidenziando «una grande vulnerabilità dell’amministrazione locale nei settori di maggiore rilievo e la presenza sul territorio di soggetti contigui alla criminalità organizzata, ma non accertando il condizionamento dell’ente locale da parte di tali elementi».

In questo contesto, molteplici indagini della procura distrettuale di Roma e Reggio Calabria hanno evidenziato, negli anni, l’inserimento sul territorio di Ardea di esponenti della ‘ndrangheta, ascrivibili ai clan Gallico, Gallace, Alvaro e Molè. Diversi sono stati i provvedimenti cautelari e le misure di prevenzione patrimoniale che hanno colpito soggetti attivi ad Ardea. Di particolare interesse risulta quanto emerso nell’ambito delle indagini per il duplice omicidio di Cecchina, frazione di Albano. Come si legge nella sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma: «Intorno alle 22.25 del 29.5.2011 presso l’abitazione di Marco Paglia, via Colle Nasone 150. Vi è una sparatoria, all’esito della quale Paglia e Paglioni Paolo risultano gravemente feriti, mentre Giorgi Fabio e il marocchino Baridi Rabii perdono la vita»; questo delitto è infatti stato eseguito da soggetti operanti in Ardea e contigui ad ambienti della criminalità mafiosa catanese. In relazione alla presenza di esponenti della criminalità organizzata calabrese si segnala, ancora, quanto emerso nei provvedimenti di prevenzione personale a carico di Antonio Frisina e Marcello Fondacaro soggetti, rispettivamente, riconducibili al clan Gallico di Palmi e al clan Molè di Gioia Tauro. Inoltre: «E’ stato accertato con costanti e specifici servizi come la permanenza abituale del Gallace Bruno nelle località del litorale pontino (territorio compreso tra Anzio-Nettuno ed Ardea) che, per effetto della presenza massiva e ramificata di numerose famiglie appartenenti al medesimo “locale” costituito da diverse ‘ndrine, garantisca una sorta d’immunità e tranquillità “ambientale” per la gestione degli affari illeciti». Di particolare interesse anche quanto emerso nell’ambito delle indagini su un traffico di droga gestito sulla piazza di S. Basilio laddove, nell’inchiesta è venuto alla luce un canale di rifornimento di droga in Ardea, riferibile al clan Alvaro. Nell’anno preso in esame dal presente Rapporto, di particolare rilevanza per la cittadina di Ardea è l’intimidazione  e la connessa tentata estorsione ai danni dell’imprenditore Massimo Castellani. Il 10 agosto del 2012 numerosi colpi di arma da fuoco veniva sparato contro l’autovettura di Castellani, in seguito, come accerteranno gli investigatori, l’imprenditore riceveva richieste di soldi.

A distanza di tre anni, nell’ambito dell’inchiesta sulle ramificazioni del clan Pizzata nella Capitale si risalirà agli autori di questi fatti grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola. Si riporta a seguire un passaggio dell’interrogatorio al collaboratore di giustizia. […]

Ind. Cretarola: sì, sì, sì. Un tema nuovo di cui non ho parlato che è un reato di cui mi sono reso responsabile: di un danneggiamento ad un’autovettura nell’anno del 2012, più o meno, penso. Questa autovettura era di un imprenditore che abita ad Ardea. Io conoscevo quest’imprenditore e sapevo che faceva oltre a lavorare presso delle cooperative come più o meno è l’Edera, faceva anche dei lavori diciamo illegali a livello di fatture, di apertura e chiusura di queste cooperative per evadere l’Iva e quindi creare un fondo di liquidità in – come si dice? – illegale.

Sost.Proc. dr. Minisci: in nero, sì.

Ind. Cretarola: e quindi avevo deciso con Sestito di fare una tentata estorsione a questo imprenditore. Mi sono recato io da solo presso la sua…

Sost.Proc. dr. Minisci: chi è questo imprenditore?

Ind. Cretarola: si chiama Massimo, il cognome c’ho pensato in tutti questi giorni e non mi viene proprio in mente.

Sost.Proc. dr. Minisci: e di che cosa si occupa, di quale settore?

Ind. Cretarola: è una cooperativa di multi servizi, quindi lui può fornire sia la manodopera degli operai come può fornire i prodotti di vendita ma soprattutto ha questa abilità di creare queste strutture parallele di cooperativa per evadere l’Iva. Perché la cooperativa ha uno statuto particolare che per il primo anno non può essere controllata dalla Finanza e quindi loro per il primo anno riescono ad evadere in maniera tranquilla… tranquilla e facilmente anche questa Iva.

Sost.Proc. dr. Minisci: ma voi come l’avevate conosciuto questo?

Ind. Cretarola: io l’ho conosciuto tramite dei suoi dipendenti che lavoravano presso di lui – ovviamente inconsapevoli di queste mie velleità e di questa intenzioni delinquenziali.

Sost.Proc. dr. Minisci: cioè (incompr. per sovrapp. di voci) perché vi eravate conosciuti con questi dipendenti?

Ind. Cretarola: perché la… così, per conoscenze casuali

Sost.Proc. dr. Minisci: e quindi lei aveva saputo che c’era…

Ind. Cretarola: io avevo saputo che lui faceva questi movimenti e di questi movimenti il mio interesse era molto alto e ne parlai subito con Sestito. Ovviamente senza destare l’attenzione di quelle altre persone che ingenuamente mi mettevano a conoscenza di queste cose.

Sost.Proc. Dr. Minisci: e allora, quindi che cosa è successo?

Ind. Cretarola: decidiamo di fare questa azione allo scopo di intimidirlo. Col motorino che avevo acquistato da Cossu Sebastiano, quello Yamaha che avete trovato al box di Torrevecchia, mi sono recato dal box di Torrevecchia ad Ardea. La via dove lui abita…

Sost.Proc. Dr. Minisci: cioè il motorino quello che è stato usato per l’omicidio diciamo?

Ind. Cretarola: quello rubato, sì, sì. Era appena preso, era stato anche la prima volta dove io lo provavo per vedere se, come strumentazione e come ciclistica, potesse andare bene. Ad Ardea la via dove abita mi sembra che sia via Siracusa però di questo non ne sono sicuro, però ad Ardea, arrivati alla rotonda, la strada che porta al mare è una sola ed è a senso unico, quindi lui sta in una traversa lì sulla sinistra. Di questo imprenditore sapevo benissimo le macchine che aveva, le moto che aveva, i suoi movimenti perché l’avevo…

Sost.Proc. Dr. Minisci: perché l’aveva seguito […]. In relazione ad altri “reati spia”è opportuno rilevare che sul territorio di Ardea, nell’anno preso in esame, sono stati commessi altri due attentati incendiari: il primo il 27 febbraio del 2015 ai danni del portone d’ingresso del Consorzio Colle Romito di Ardea e il secondo il 12 luglio dello stesso anno, contro la tecnostruttura dei campi da tennis del Garden Village della città.

 

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