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Test rapidi falsi per avere il green pass ai Castelli, in quattro nei guai: ecco come funzionava il ‘sistema’

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Agente della polizia locale di lanuvio impegnata nell'operazione che ha portato a scoprire il giro di green pass falsi
Un giro di green pass e test antigenici rapidi contro il Covid-19 falsi. E’ questa la scoperta fatta ai Castelli, per la precisione nel Comune di Lanuvio. Qui gli agenti sono riusciti a ricostruire con esattezza il “sistema” escogitato da quattro soggetti attraverso il quale erano in grado di fornire, falsificandole, le certificazioni verdi ai loro clienti. 

Green pass e test anti Covid falsi a Lanuvio 

I caschi bianchi, diretti dal Comandante Dott. Sergio Ierace, hanno verificato la produzione di oltre 40 green pass falsi, tutti eseguiti utilizzando false intestazioni, timbri e firme di due distinte farmacie del territorio. Queste ultime, è opportuno sottolineare, non sono risultate coinvolte nei fatti illeciti commessi e immediatamente si sono messe a disposizione della Polizia Locale. 

Quattro persone coinvolte

Il giro di falsi Green Pass e falsi Test Antigenici serviva, chiaramente, ad evitare i controlli e le verifiche nelle strutture in cui questo tipo di certificazioni risultano obbligatorie da parte delle forze dell’ordine. Quattro le persone coinvolte, tutte tra i 30 e i 45 anni, di Genzano, Albano e Aprilia che si sono resi responsabili degli illeciti.

Il tentativo di “insabbiare” le prove

I responsabili, capendo di essere stati scoperti, hanno provato anche a disfarsi delle prove. Il quartetto infatti ha tentato di buttare i ‘falsi’ nonché i materiali utilizzati per la loro realizzazione nei sacchi della spazzatura ma la Polizia Locale è riuscito a recuperare il tutto. 

Cosa rischiano 

Adesso i quattro dovranno rispondere di truffa, falso, uso di atto falso. Inoltre, se dovesse risultare che gli utilizzatori dei certificati contraffatti nel periodo erano positivi al Convid 19, dovranno fare i conti anche con il reato di epidemia. Con loro, a rischiare “in concorso”, ci sono anche i soggetti terzi – ancora ignoti e per i quali procedono gli accertamenti – che potrebbero aver favorito la diffusione virus. 
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