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Bookabook: vi racconto la mia esperienza e che cosa ho imparato (opinioni molto personali su editoria e dintorni)

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Bookabook, se ne parla molto tra i banchi del master in editoria. Opinioni, aspetti, curiosità sulla casa editrice che ha fatto del crowdfunding un punto di forza si sprecano. Così quando è arrivato il momento di fare lo stage post diploma, molto incuriosita, ho fatto domanda e mi hanno preso. Un’esperienza che mi ha aiutato a capire il mondo dell’editoria, che cosa significa pubblicare un libro e promuoverlo. E anche se oggi lavoro per una rivista lontana anni luce dal mondo dei libri, credo che la mia esperienza con bookabook possa essere utile a molti.

Come funziona bookabook?

Come una normale casa editrice. Funziona come ti aspetteresti che una casa editrice debba funzionare: c’è una redazione, un team di marketing, tonnellate di libri e una macchina del caffè quasi sempre in funzione. In realtà non sono moltissime le case editrici a funzionare ancora così (purtroppo). La maggior parte di quelle in cui hanno fatto lo stage i miei compagni di master si basa su collaborazioni esterne. Lavorare fianco a fianco in una redazione di professionisti è un’esperienza che è sempre più difficile fare e sono felice di averne avuto l’opportunità a bookabook, perché credo sia il modo migliore per imparare.

E il crowdfunding?

Premesso che non ho lavorato con le persone che seguono il crowdfunding, devo dire che per bookabook non è solo un tratto distintivo. È qualcosa in cui tutti coloro che vi lavorano credono molto. Perché gli permette di capire se per un libro c’è l’interesse dei lettori e di dare il via al passaparola. E, cosa non da poco, capire le opinioni dei lettori su alcuni aspetti importanti, come per esempio le copertine. Anche se da stagista non ho avuto accesso ai dati, nei sei mesi che ho passato con loro mi sono accorta che i libri che poi funzionavano di più dopo essere pubblicati erano i libri attorno a cui si era davvero generato un passaparola. E il crowdfunding era stato fondamentale per questo. Poi è capitato che un autore provasse ad aggirare il meccanismo comprandosi da solo le copie: sono stati comprensivi ma anche molto fermi e hanno rimborsato tutte le copie comprate dall’autore in questo modo.

La cosa che mi è piaciuta di più della mia esperienza con Bookabook

Poter sperimentare cose. Esce una nuova modalità per fare pubblicità a un libro sui social? La provano. Se uno ha un’idea, viene ascoltato, si fanno riunioni per i libri dove si ragiona insieme. Ti senti libera di poter dire la tua anche se poi viene fuori che è una banalità. E devo dire che prima di iniziare a lavorare con loro non avevo il pallino dell’innovazione, anzi. Sono più una persona da biblioteca e tazza di tè caldo. L’esperienza con bookabook ha sicuramente aperto la mia mente, facendomi intravedere quanto sia possibile innovare anche in editoria.

La cosa che mi è piaciuta di meno della mia esperienza con bookabook

Un’altra cosa che ho imparato in questa esperienza è che non esiste un lavoro in cui ti piace tutto quello che fai, ci saranno sempre dei compiti che per te saranno meno interessanti di altri. Sicuramente ho trovato poco interessante l’attività di gestione quotidiana delle e-mail e talvolta ho trovato difficile riuscire a gestire le richieste “a raffica” di alcuni autori molto esigenti. Per fortuna che le mie colleghe mi hanno sempre affiancata e non mi sono mai sentita sola.

Una cosa invece che mi sarebbe piaciuta fare, ma non è stato possibile, è organizzare la Lunga notte dei lettori, la festa annuale di bookabook, che per via della pandemia non si è ancora riusciti a rimettere in piedi, dopo l’ultima edizione del 2020.

La cosa più utile che ho imparato (e quella meno utile)

La cosa più utile è stata imparare a impaginare con InDesign. Un po’ perché è un programma che uso anche nel mio nuovo lavoro, un po’ perché al master mi avevano fatto vedere solo le funzioni più basilari. Inoltre, anche se non è stato strettamente utile, penso sia stato importante per me vedere “dal vivo” il lavoro di selezione di un manoscritto e come da bozze si trasformi in libro attraverso il lavoro editoriale, l’editing e la grafica. Quella meno utile è stata la parte più “burocratica” di gestione degli ordini e della distribuzione in libreria. Avevo sentito nominare al Master Messaggerie Libri, il distributore nazionale, ed ero molto curiosa di vedere come funzionasse, ma all’atto pratico la gestione della distribuzione da parte dell’editore è solo un mucchio di fogli Excel… e io e i numeri non siamo mai andati d’accordo. Quindi, anche se dovessi tornare a lavorare in editoria, credo sarebbe un ruolo che non vorrei ricoprire.

Autori che ho amato, autori che amen

Ecco, a questo punto posso confessare ufficialmente che il vero vantaggio di lavorare in casa editrice è potersi portare a casa i libri!!! E scoprirne alcuni che probabilmente non avrei mai scelto in libreria, ma che ho amato tantissimo, come L’influenza del blu, di Giulio Ravizza, un distopico pazzesco, o i primi due libri della trilogia piratesca The Drunk Fury. I miei amici non potevano crederci quando gli raccontavo entusiasta le avventure di Jack e Paul: non mi riconoscevano più, da paladina dei mattoni russi a fan sfegatata dei pirati. Invece sono sicura che L’inutile, straordinario, viaggio di Orso prima o poi sarebbe finito in ogni caso nella mia shopper da lettrice: è una graphic novel tenerissima.

Poi ci sono gli autori che amen. Quelli che in redazione piacciono a tutti, ma a me proprio no (e magari mi è toccato leggerli per la correzione bozze): si sa, ognuno ha le proprie opinioni e i suoi generi preferiti. Il privilegio di lavorare per una rivista adesso è di potermi scegliere le letture.

Editoria portami via: perché ho scelto Bookabook (e cosa ho fatto dopo)

Ho scelto bookabook per curiosità, ci ho lavorato con impegno perché mi è piaciuta da subito. La filosofia, l’ambiente, il lavoro di squadra. Ti trattano bene e il rapporto è molto tranquillo con tutti. Tornerei a lavorare per loro? In un’altra vita, probabilmente sì. In questa ho fatto scelte diverse, che non sono solo lavorative, ma molto personali: città, prospettive, sfide nuove.

Di sicuro però quella con bookabook è stata un’esperienza che mi ha aiutata ad avere nuovi punti vista e costruirmi nuove opinioni sull’editoria in genere. Un pezzo del mio cuore è rimasto lì, tra quelle scrivanie, quelle riunioni e quei mille caffè. 🙂

 
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