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Ecco qual è il popolo che fondò Roma

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Narra la leggenda che Roma sia stata fondata da due gemelli, abbandonati sulle sponde del Tevere e salvati da una lupa. La storia intorno all’Urbe si alimenta però di tanti miti e leggende, come quella di Enea e del popolo di Alba Longa, di cui era erede al trono proprio il nonno di Romolo e Remo.

Secondo poi una prima versione fornita da Plutarco, la fondazione di Roma sarebbe dovuta al popolo dei Pelasgi, originari della Tracia. Quest’ultimi, una volta giunti sulle coste del Lazio, avrebbero fondato una città il cui nome ricordasse la loro prestanza nelle armi (rhome). A chi dobbiamo, allora, la fondazione dell’Antica Roma? Scopriamolo insieme.

Cosa dicono le fonti storiche sulla fondazione di Roma

Le fonti più antiche sostengono che Roma sia stata fondata verso la metà dell’VIII secolo a.C. da Romolo, discendente della dinastia dei re di Alba Longa. Narra la tradizione che Romolo fosse nato da Rea Silvia, figlia di Numitore e legittimo re di Alba. Rea Silvia si sarebbe unita con Marte dalla loro unione sarebbero nati i due gemelli che tutti conosciamo: Romolo e Remo.

La lieta notizia però avrebbe trovato in disaccordo Amulio, zio di Rea Silvia. Numitore era stato spodestato infatti da Amulio e quest’ultimo, temendo che uno dei nipoti potesse riavvalersi, ordinò che Romolo e Remo fossero abbandonati sulle rive del Tevere. La sorte però avrebbe sorriso comunque ai due fratellini: come racconta la tradizione, una lupa li avrebbe trovati ai bordi del fiume e un pastore, tale Faustolo, li avrebbe allevati. Una volta cresciuti, i due gemelli avrebbero riportato la gloria alla propria famiglia, vendicando il nonno. Sarebbero così riusciti a uccidere Amulio, a riappropriarsi del trono e portare alla gloria la propria famiglia. Una storia sanguinolenta, che getta le radici per la fondazione di Roma.

Il legame tra Enea e Romolo

Prima che Romolo fondasse Roma, abbiamo detto che suo nonno, Numitore, fu sovrano degli Alba Longa. Cosa c’entra Roma però con questa città? In realtà, se volessimo tornare indietro nel tempo, fino al XVIII secolo gli studiosi di antichità romane attribuirono alla leggenda dell’eroe troiano Enea (o almeno ad alcune delle sue parti) un importante valore storico. 

Enea sfuggì alla distruzione di Troia (tra il 1184-1182 a.C secondo Dionigi) con alcuni suoi compagni e sarebbe giunto in Italia dopo un lungo peregrinare. In Italia avrebbe poi fondato la città di Lavinio. Fu il figlio di Enea, Ascanio, a fondare a sua volta la città di Alba Longa, dando vita alla dinastia da cui sarebbe nato infine lo stesso Romolo. Una teoria affascinante che però fu screditata a partire dal XIX e soprattutto nel XX secolo, con gli scavi nell’area del Palatino, del Foro e del Campidoglio. Gli studi archeologici da allora tendono a circoscrivere la credibilità di alcuni miti sulla fondazione romana e a delineare la storia di Roma arcaica basandosi sui reperti nella comunità cittadina. 

Lupa Roma
Lupa Roma

Alle origini di Roma: il popolo che per primo fondò la città

Secondo Dionisio di Alicarnasso, il sito della futura Roma sarebbe stato occupato, sin da età antichissima, da popoli di stirpe greca. Per primi gli Aborigeni, popolo proveniente dall’Arcadia, che avrebbero cacciato dalla zona i Siculi dopo essersi alleati con i Pelasgi, provenienti invece dalla Tracia. Questo sarebbe avvenuto tre generazioni prima della guerra di Troia, quindi verso l’inizio del XIII secolo a.C. Si può dire quindi che furono gli Aborigeni il primo popolo a popolare la zona dove poi sorse Roma, ma la fondazione dipese ufficialmente da Romolo.

A questo punto la narrazione di Dionisio si accorda con quella di Virgilio e Tito Livio nel raccontare l’arrivo in Italia di Enea. Dopo esser sfuggito alla distruzione di Troia insieme con alcuni compagni, Enea, al termine di un lungo peregrinare, sarebbe infine approdato sulle coste del Lazio, fondando appunto la futura città di Lavinio. Il re degli Aborigeni, Latino, avrebbe stretto con Enea un’alleanza, cementata con il matrimonio tra l’eroe troiano e la figlia del re, Lavinia.

Enea, sposando Lavinia, avrebbe smosso degli equilibri nuziali già prestabiliti. Secondo gli scritti avrebbe scatenato infatti l’ira di Turno, re dei Rutuli e promesso sposo di Lavinia. Alleatosi con l’etrusco Mezenzio, Turno avrebbe infine mosso guerra a Latino e a Enea. Lo scontro, violentissimo, si sarebbe concluso con la morte di Turno e la vittoria dei Troiani-Aborigeni. A seguito della morte di Latino, anche lui perito negli scontri, Enea avrebbe assunto il comando dei due popoli, che da quel momento si sarebbero comunemente chiamati Latini. Pochi anni dopo, morto Enea, il trono sarebbe passato nelle mani del figlio Ascanio, che avrebbe infine fondato la città di Alba Longa, su cui i suoi discendenti avrebbero regnato per sedici generazioni.

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