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I Comuni con il nome più buffo del Lazio

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Campodimele

Quando parliamo di Comuni dal nome buffo nel Lazio, non possiamo pensare a due realtà cittadine presenti nel nostro territorio regionale. Nella provincia di Frosinone, ad esempio, troviamo la località di Sgurgola. Ma proseguendo a Sud dell’area laziale, e quindi a neanche 70 chilometri di distanza, troveremo un’altra curiosa cittadina nel territorio pontino: Campodimele. 

I Comuni con il nome più buffo del Lazio: Sgurgola e Campodimele

Due zone distanti appena un’ora e 10 di macchina, che passano all’occhio soprattutto per il nome particolare che portano addosso. I nostri nonni, quando indicavano una persona che abitava fuori dalle mura cittadine di Roma, erano soliti utilizzare l’espressione “Abiti alla Sgurgola”, proprio per sottolineare la lontananza oggettiva di questo luogo ciociaro dalla realtà della Città Eterna. 

Campodimele potrebbe trarre in inganno con il proprio nome, considerato come almeno in questo caso non parliamo di campi pieni di mele che danno un nominativo a questo luogo. In questa situazione, infatti, ci riferiamo a uno dei più bei borghi d’Italia, che al momento vede la presenza di 500 abitanti. 

Alla scoperta della Sgurgola nel territorio ciociaro

Per arrivare a Sgurgola da Roma, si può agevolmente partire con la macchina. In questo territorio nella provincia di Frosinone, infatti, si arriva con appena un’ora e 10 minuti di macchina. Dal Centro Storico, dopo aver preso l’Autostrada A1, basterà uscire all’uscita Anagni e proseguire sulla via Selciatella, fino all’altezza di via Pietra Rea, ovvero una strada interna a questo territorio del frusinate. 

Località di Sgurgola
Località di Sgurgola

Le origini del nome di Sgurgola

Il territorio, secondo la leggenda, venne fondato dal gladiatore Spartaco. Nell’antichità, questa località si chiamava Sculcula, in una declinazione che potrebbe avere tracce del latino parlato nel VI secolo. La parola “sculca”, infatti, nella lingua latina significa “vedetta”. Potrebbe avere anche origini gotiche, grazie alla radice “scolca” che dalla lingua gotica andrebbe tradotta come “sentinella”. Proprio per questo motivo, probabilmente, Papa Bonifacio VIII mandò Arnaldo da Villanova presso la città di Sgurgola, dove compose le sue opere apocalittiche sulla venuta dell’Anticristo, la fine del mondo e la povertà assoluta. 

Cosa vedere nel territorio di Sgurgola?

Questo territorio, come visto, ha ampi collegamenti con il mondo antico e in particolare con una tradizione storica che parte dal Medioevo. La zona situata sulla collina della Ciociaria situata nel Lazio Meridionale, sorge proprio ai piedi dei Monti Lepini. Prendendo lo zaino in spalla e con la volontà di vedere cose nuove, tra le attrazioni maggiori si può trovare la vista della Valle del Sacco, un antico borgo che è la traccia storico-archeologica della Valle Latina. 

Vie interne caratteristiche all'interno del borgo di Campodimele
Vie interne caratteristiche all’interno del borgo di Campodimele

Alla scoperta di Campodimele, nel territorio pontino

Dalla Ciociaria, ora ci spostiamo nella provincia di Latina. Dalla città di Roma, il viaggio risulta più distante, considerato come Campodimele sia situato in una parte più a Sud della Regione Lazio. Per arrivarci dal Centro Storico capitolino, ci vogliono quasi due ore di macchina, percorrendo la distanza di 133 chilometri. 

Presa la Tangenziale Est e successivamente l’Autostrada A1, con la nostra automobile dobbiamo uscire alla località di Ceprano. Qui, presa la Strada Provinciale 151, dobbiamo percorrerla fino all’altezza di via Trento e Trieste, che si trovano proprio nel Comune di Campodimele. 

L’origine del nome Campodimele

Questo territorio ha delle chiare origini che vedono il loro fulcro all’interno della cultura latina. Secondo una leggenda del Settecento, questa cittadina – che è uno dei borghi più importanti d’Italia – venne colonizzata dai cittadini della città latina di Apiola. Tale nome di quella realtà cittadina prendeva spunto dalle api, che abitavano quel territorio. Da qui, i latini la chiamarono “Campus Mellis”, che non ha nessun riferimento ai raccolti di mele italiani: bensì, la traduzione giusta sarebbe “Campo di Miele” come omaggio alla produzione di questo nettare prodotto dagli antichi apicoltori

Foto: volgolazio, luca_proietti93, alessandrovaravallo

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