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Elezioni Europee: l’analisi del voto in sette punti

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1) La Lega Nord oltre il 34% era un dato prevedibile, piuttosto scontato. Forse non di questa portata, ma nel complesso sono poco credibili le esternazioni di coloro che, sgomenti, leggono il dato ostentando stupore. C’è da preoccuparsi è vero, ma ciò sarebbe stato più opportuno molto tempo fa. Ad ogni modo, sottolineo, si trattava di elezioni europee. L’alleanza nazionalsovranista Salvini/Le Pen/Orban rimane marginale. Finché ci sarà la Merkel perlomeno, perché non farà altro che allargare il suo spettro di alleanze possibili.

2) Ricordate i tempi di Monti e del pareggio di bilancio? L’idea sovranista nasce da lì. Si parlava di Europa delle banche, di ipotrofia del campo politico rispetto a quello finanziario e delle agenzie di rating. La Lega ha raccolto queste istanze (durante il governo Monti era l’unico partito all’opposizione) ben sette anni fa. Oggi questo spauracchio fa desiderare a molti, senza che se ne rendano conto, di riconsegnarsi a quel tipo di Europa.

3) Va da sé che sarebbe il caso di sottolineare un punto: è necessaria una Unione Europea di matrice politica e non meramente economica. La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea continua ad essere subordinata ai Trattati, così come lo sono le singole costituzioni nazionali. L’Italia rimane isolata.

Lo scenario geopolitico e il risiko mondiale

4) Lo scenario geopolitico è assai cambiato; siamo sempre stati abituati ai due grandi blocchi est/ovest in contrapposizione tra loro, non comprendendo che oggi Usa e Russia vanno d’accordo e l’Europa è in mezzo rappresentando un ostacolo. Va quindi anche per questo disegnata una unione politica. A livello manifesto i segnali ci sono stati con la crisi ucraina del 2014 e il falso colpo di stato turco. Noi nel frattempo idolatravamo Renzi e parlavamo di abolizione dell’art.18 e del Senato, tanto per indebolire ancora di più il nostro ‘sistema paese’ nei confronti del risiko mondiale.

La narrazione del Partito Democratico

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Voti e percentuali reali in Italia. Quasi un elettore su due non si è recato alle urne

5) Il PD seguita a non comprendere una serie incredibile di elementi, obnubilato dal recupero di qualche punto percentuale. La colpa della deriva fascista del Paese è, e rimane, principalmente dei Dem in quanto scollegati dalle esigenze reali delle persone. Anche questo dato elettorale, nel complesso, ci dice che il PD è un partito molto simile a Forza Italia, a tutela del ceto medio. Zingaretti vaneggia di: “Ritorno del sistema bipolare imperniato sul PD” e una serie infinita di persone di buon senso si sta chiedendo che tipo di tornata elettorale ha vissuto. La prossima flessione, con questo tipo di narrazione, è molto vicina.

6) Si apprende, sempre nel mondo PD, che le cause di una Lega ipertrofica sarebbero da addebitare alla sfera giornalistica rea di essere totalmente asservita a Salvini. Ulteriore esempio di distacco dalla realtà di questi dirigenti e militanti, che fanno finta di non sapere che negli ultimi giorni il giornalismo si è occupato principalmente del comportamento fascista del Ministro degli Interni, dei compiti degli studenti finiti in questura, della geniale trovata di ‘Zorro’, di cardinali elemosinieri e di diritti dei migranti. Inoltre la Lega di suo non possiede aziende editoriali della portata di quelle controllate dal PD e da Berlusconi. Le cause sono, invece, sempre da ricercare nella proposta politica.

Le ripercussioni interne

7) Sono interessanti le ripercussioni interne al Paese dei dati elettorali. Forza Italia, Lega Nord e Fratelli D’Italia insieme sfiorano il 50%. Ma Salvini non tornerà mai con Berlusconi. Semmai tenterà, come già annunciato, di dettare sempre di più l’agenda. Il governo non cadrà subito; a nessuno conviene fare la legge di bilancio in entrata tanto meno a Zingaretti. Ma se il Movimento 5 Stelle sarà scaltro, alle minacce di crisi di Salvini, saprà rispondere con l’ipotesi di una nuova maggioranza col PD, nel quale Renzi conta sempre di meno.

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